Nessuna comunità cristiana si potrà considerare tale, se non accoglie con sollecitudine e simpatia i fratelli migranti. Alla base di questo atteggiamento vi è la contemplazione del Signore, grazie alla fede che ci permette di scoprirlo tra di loro.
Non si possono negare la difficoltà, a livello pastorale, di riuscire ad ottenere che nelle comunità cristiane i migranti siano accolti, amati e aiutati. Per migliaia di cristiani, cattolici e non cattolici, le sofferenze, le difficoltà, le angosce, i sogni, i desideri e le speranze dei migranti rimangono lontani, senza turbare la loro coscienza.
D’altra parte viviamo un momento storico particolare per tutto quanto di vive a livello globale.
Tra le vittime della povertà, risultato di una struttura sociale ingiusta ed escludente, si trovano uomini e donne che sono costretti ad abbandonare la loro patria, dato che non trovano in essa un lavoro degno, che permetta di guadagnare il pane di ogni giorno.
Questi uomini e queste donne sono destinatari privilegiati della “scelta preferenziale”, non escludente, per i poveri.
Sono coloro che giacciono abbandonati lungo il cammino della vita, feriti dalla mancanza di opportunità, vittime dalla violenza di un sistema che privilegia l’avere rispetto all’essere, e che ha fatto del lucro e del guadagno delle verità assolute.
A partire dalla prassi autentica che professiamo, contempliamo i migranti nelle loro sofferenze, e dovremmo sentirci in obbligo di farli salire sulla destriero della nostra solidarietà, per curarli e restituire senso alla loro vita.
La fede ci aiuta a inquadrare il fenomeno delle migrazioni come un’opportunità unica per mettere in pratica la compassione e l’amore del Buon Samaritano. Dobbiamo superare visioni e usanze meramente assistenzialiste, pur necessarie, per cercare insieme, come Chiesa, popolo di Dio, Corpo del Signore, le modalità e le strategie per arrivare a politiche migratorie che rispettino la dignità e proteggano la vita dei migranti, nel nostro paese e nel paese di destinazione.
L’attuale crisi economica mondiale ha colpito la maggior parte delle nazioni, e non può essere utilizzata come pretesto per impedire una riforma migratoria giusta, umana e integrale.
Se vogliamo essere credenti che vivono quello in cui credono, non possiamo sentirci estranei alla situazione attuale dei migranti, che ogni giorno devono mettere a repentaglio le loro vite, a causa dei pericoli che affrontano nel viaggio, delle violazioni dei diritti umani, a sequestri, assalti di trafficanti, tratta delle persone, e potenti cartelli della droga.
Queste situazioni sono totalmente in contrasto con il piano di Dio. Sono il risultato del peccato e devono essere completamente rimosse con il potere della grazia di Dio e con la collaborazione degli autentici cristiani.
Una volta ancora ricordiamo a tutti color che professano la fede in Cristo che “nella Chiesa non devono esistere frontiere” .
Mons. Alvaro Ramazzini, Vescovo di San Marcos, Conferenza Episcopale del Guatemala, settembre 2009
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