Molte questioni decisive della vita umana sembrano trovarsi all’incrocio con qualcosa di essenziale alla loro sopravvivenza. La famiglia non sfugge a questa situazione che chiede lucidità mentale e paziente onestà nel riconoscere ciò contribuisce ad un progetto di bene.
Compito della famiglia è testimoniare, trasmettere ad altre generazioni e rendere segno-sacramento visibile perché vissuto “l’amore con cui Cristo ci ha amati e ha dato se stesso per noi”. E’ un amore che richiede una forza che gli uomini non si danno da soli. Per questo preghiamo oggi.
Preghiamo perché l’amore sia accogliente, capace di riconoscere l’altro, rispettandolo, riconoscendo la sua dignità, ammettendo che essa non paga tributi alle leggi umane, ma risponde alla legge evangelica della fraternità. Una fraternità che si apprende in famiglia, chiamata poi ad estendersi, nelle prossime “giornate” che ci attendono, all’ambito della vita, della sofferenza, della solidarietà.
Prima lettura: Siracide 44,23-45,1°.2-5
Il Siracide celebra Mosè, di cui le Scritture ricordano la mitezza, insieme alla fedeltà a Dio. Mosè è mite perché sa perdonare e intercedere per il peccato del popolo. Ogni relazione umana, anche quelle familiari, si costruiscono su questi atteggiamenti.
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Salmo 111 – Beato l’uomo che teme il Signore.
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Epistola: Efesini 5,33-6,4
Per Paolo la famiglia è luogo di santificazione, dove l’adesione alla parola di Dio si dà in atteggiamenti quotidiani: l’amore, il rispetto, l’obbedienza, l’impegno formativo, la trasmissione della fede. Essi conducono sin d’ora in una vita piena.
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Vangelo: Matteo 2,19-23
Anche la famiglia di Gesù deve attraversare prove difficili e dolorose: minacciata di morte, è costretta all’esilio, a lunghe migrazioni. Vive questa situazione in obbedienza alla parola di Dio, che non ci risparmia i pericoli, ma ci offre il criterio per viverli.
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