Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 30 agosto 2013

843 - PAPA FRANCESCO RICORDA IL CARDINALE CARLO MARIA MARTINI

"Padre della Chiesa, padre per la sua diocesi, padre per innumerevoli persone": il Papa ricorda il cardinale Martini.
Ad un anno dalla scomparsa del porporato, è stata presentata oggi al Pontefice la "Fondazione Carlo Maria Martini", un'iniziativa della Compagnia di Gesù, in collaborazione con l'Arcidiocesi di Milano
"Uomo di discernimento e di pace”, “profeta” e “padre della Chiesa”. Non poteva scegliere parole più belle Papa Francesco per ricordare il cardinale Carlo Maria Martini, ad un anno dalla scomparsa. Il porporato si spegneva il 31 agosto dello scorso anno, nella casa dei Gesuiti a Gallarate, in provincia di Varese, ad 85 anni.
La sua vita nella Chiesa era iniziata già a 17 anni, quando entrò nella Compagnia di Gesù. Svolse poi l’incarico di rettore del Pontificio Istituto Biblico e, in seguito, della Pontificia Università Gregoriana. Fu arcivescovo di Milano per oltre vent’anni, dal 1979 – anno in cui fu nominato da Giovanni Paolo II - fino al 2002.
In occasione quindi del primo anniversario della morte del porporato, questa mattina, è stata presentata a Papa Francesco la "Fondazione Carlo Maria Martini", un’iniziativa della Provincia d’Italia della Compagnia di Gesù, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Milano. Il progetto è stato esposto, nella Casa Santa Marta, da padre Carlo Casalone provinciale d’Italia dei gesuiti, insieme agli animatori e ai membri della Fondazione.
A loro, Papa Francesco ha detto: “Fare memoria del cardinale Martini è un atto di giustizia”, esprimendo tutto il suo apprezzamento per l’iniziativa. Tra i propositi della Fondazione – riferisce il sito ufficiale (
http://www.fondazionecarlomariamartini.it ) c’è infatti quello di ricordare il cardinale Martini, “promovendo la conoscenza e lo studio della sua vita e delle sue opere”, mantenendo vivo “lo spirito che ha animato il suo impegno” e “favorendo l’esperienza della Parola di Dio nel contesto della cultura contemporanea”.
Inoltre - riferisce il portale - particolare attenzione sarà data al “dialogo ecumenico, interreligioso, con la società civile e con i non credenti, unitamente all’approfondimento del rapporto indissolubile tra fede, giustizia e cultura”, caratteristiche che hanno sempre animato il ministero dell’Arcivescovo di Milano. Tra gli obiettivi della Fondazione figura, dunque, la promozione dello “studio della Sacra Scrittura con un taglio che metta in gioco anche altre discipline, tra cui la spiritualità e le scienze sociali”, la collaborazione “a progetti formativi e pastorali - rivolti in particolare ai giovani - che valorizzino la pedagogia ignaziana”, e infine “l’approfondimento del significato e la diffusione della pratica degli Esercizi Spirituali”
A Santa Marta, stamane, era presente anche padre Federico Lombardi, il direttore della Sala Stampa vaticana, che – in un’intervista alla Radio Vaticana - ha descritto l’incontro di oggi con il Papa. Un incontro “breve, informale ma significativo” – ha detto - perché “bisognava che il Papa fosse la prima persona informata direttamente sulla nascita di questa Fondazione e sulle sue finalità”.
Il provinciale padre Casalone – ha proseguito padre Lombardi – “ha rivolto un bell’indirizzo spiegando la natura e la finalità della Fondazione e il Papa ha risposto, come è suo solito, in modo molto spontaneo e diretto, con alcuni ricordi del cardinale Martini”. In particolare, ha riferito il portavoce vaticano, Bergoglio ha ricordato il ruolo fondamentale del cardinale Martini nella 32° Congregazione generale dei Gesuiti nel 1974, durante la quale, con “saggio discernimento”, il porporato “discusse in modo abbastanza impegnativo e teso la questione del rapporto tra la fede e la giustizia”.
Papa Francesco, ha aggiunto Lombardi, “ha ricordato questo grande contributo di Martini, sia come servizio alla Compagnia di Gesù e alla sua unità nell’approfondire un tema fondamentale, e sia anche per il buon rapporto e la comprensione tra la Compagnia di Gesù e la Santa Sede”. A quel tempo, sul Soglio di Pietro c’era Papa Paolo VI, “che con i suoi collaboratori seguiva con molta attenzione e partecipazione la vita della Compagnia di Gesù ed i suoi problemi”. L’opera svolta da Martini fu quindi “determinante”.
Il Santo Padre – ha poi dichiarato il direttore della Sala Stampa - ha quindi “incoraggiato la Fondazione al suo lavoro, ricordando il dovere dei figli di ricordare i padri”. Perché, secondo Papa Francesco, Carlo Maria Martini si può qualificare come “un padre nella Chiesa, padre per la sua diocesi, padre per innumerevoli persone”. “Anche noi – ha soggiunto il Pontefice - alla fine del mondo abbiamo ricevuto da lui un grande contributo per la conoscenza biblica ma anche proprio per la spiritualità e la vita di fede, nutrita dalla Parola di Dio”.
Le prime iniziative della Fondazione dedicata allo storico Arcivescovo di Milano hanno ricevuto, dunque, “la benedizione e l’incoraggiamento di Papa Francesco”. E questo – ha rimarcato padre Federico Lombardi – “per noi era molto significativo”, perché alla Fondazione “partecipano i Gesuiti italiani che sono i detentori (per volontà dello stesso Martini) del suo archivio personale e dei suoi scritti”. Mentre i libri della sua biblioteca sono andati alla diocesi di Milano. I Gesuiti italiani, come “rappresentanti della famiglia e rappresentanti dell’arcidiocesi di Milano”, dovranno quindi amministrare e valorizzare “questo lascito così importante”. Pertanto, ha concluso padre Lombardi, l’iniziativa porta in sé “la responsabilità dei componenti principali legati alla vita e all’eredità di Martini” e non avrebbe potuto avviare la sua opera senza il placet del Successore di Pietro.
www.zenit.org 

giovedì 22 agosto 2013

842 - 31 AGOSTO: PRIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL CARD. MARTINI

C’ è stato il tempo dell’ammirazione. Durante il lungo ministero episcopale del cardinale Carlo Maria Martini sulla cattedra di Ambrogio, il suo stile e il suo insegnamento, la sua personalità e le sue visioni sul presente e sul futuro della Chiesa e della società, hanno suscitato l’ammirazione di molti e la sua fama ha raggiunto i confini del mondo. Molti hanno percepito di essere ascoltati, hanno intuito nel suo magistero una risposta alle proprie domande, hanno trovato incoraggiamento per affrontare la loro situazione e per assumere responsabilità nelle sue parole e nei suoi gesti di prossimità e di lungimiranza.

È venuto poi il tempo della commozione. Gli anni della sua malattia e della sua pazienza, del suo confrontarsi con le cose ultime e con il limite, del suo continuare a pensare, ascoltare, scrivere, interrogarsi hanno tradotto l’ammirazione in una più intensa partecipazione affettiva, in una commozione struggente che ha avuto la sua espressione clamorosa e toccante in occasione della celebrazione di funerali.

Adesso è il tempo della comunione. Nel primo anniversario della morte siamo invitati a vivere un momento di profonda comunione ecclesiale celebrando i santi misteri. La sera del 31 agosto in Cattedrale, alle ore 17,30, tutti sono invitati per la celebrazione eucaristica presieduta dal Cardinale Arcivescovo Angelo Scola.
In tutte le parrocchie si chiede di caratterizzare la celebrazione eucaristica vigiliare come momento di preghiera e di suffragio per il Cardinale Carlo Maria Martini, così che anche chi non può essere presente in Duomo, possa sentirsi parte di una Chiesa grata e attenta ai doni che ha ricevuto dal magistero e dalla testimonianza del Card. Martini.

La comunione, che i santi misteri rendono effettiva con tutti i santi e con tutti i nostri cari defunti, è la grazia che rende fecondo l’essenziale: così la relazione affettuosa ed effettiva con il card. C.M. Martini può consentire a tutti noi di penetrare con libertà, intelligenza, spirito critico e docilità spirituale l’eredità che ci ha lasciato perché ci consenta di continuare la missione in quel campo che è il mondo intero e verso il quale ci spinge una profonda simpatia e una indeclinabile responsabilità.

Il Vicario Generale, Mons. Mario Delpini

841 - I TWEET DI PAPA FRANCESCO

"Non possiamo essere cristiani part-time. Se Cristo è al centro della nostra vita, Lui è presente in tutto ciò che facciamo".
19 agosto 2013

"Non possiamo dormire tranquilli mentre bambini muoiono di fame e anziani non hanno assistenza medica". 
17 agosto 2013

"Tutti noi siamo vasi d’argilla, fragili e poveri, ma nei quali c’è il tesoro immenso che portiamo".
9 agosto 2013

"La sicurezza della fede non ci rende immobili e chiusi, ma ci mette in cammino per rendere testimonianza a tutti e dialogare con tutti"
2 agosto 2013

840 - APOSTOLATO DELLA PREGHIERA - SETTEMBRE 2013

Generale: Perché gli uomini del nostro tempo, spesso sommersi dal rumore, riscoprano il valore del silenzio e sappiano ascoltare la voce di Dio e dei fratelli.

Missionaria: Perché i cristiani che soffrono la persecuzione in numerose regioni del mondo possano essere, con la loro testimonianza, profeti dell’amore di Cristo.

lunedì 19 agosto 2013

839 - ADORIAMO IL SIGNORE?

Adoriamo il Signore? Andiamo da Dio solo per chiedere, per ringraziare, o andiamo da Lui anche per adorarlo? Che cosa vuol dire allora adorare Dio? Significa imparare a stare con Lui, a fermarci a dialogare con Lui, sentendo che la sua presenza è la più vera, la più buona, la più importante di tutte. Ognuno di noi, nella propria vita, in modo consapevole e forse a volte senza rendersene conto, ha un ben preciso ordine delle cose ritenute più o meno importanti.
Adorare il Signore vuol dire dare a Lui il posto che deve avere; adorare il Signore vuol dire affermare, credere, non però semplicemente a parole, che Lui solo guida veramente la nostra vita; adorare il Signore vuol dire che siamo convinti davanti a Lui che è il solo Dio, il Dio della nostra vita, il Dio della nostra storia.
Questo ha una conseguenza nella nostra vita: spogliarci dei tanti idoli piccoli o grandi che abbiamo e nei quali ci rifugiamo, nei quali cerchiamo e molte volte riponiamo la nostra sicurezza. Sono idoli che spesso teniamo ben nascosti; possono essere l’ambizione, il carrierismo, il gusto del successo, il mettere al centro se stessi, la tendenza a prevalere sugli altri, la pretesa di essere gli unici padroni della nostra vita, qualche peccato a cui siamo legati, e molti altri.
Questa sera vorrei che una domanda risuonasse nel cuore di ciascuno di noi e che vi rispondessimo con sincerità: ho pensato io a quale idolo nascosto ho nella mia vita, che mi impedisce di adorare il Signore? Adorare è spogliarci dei nostri idoli anche quelli più nascosti, e scegliere il Signore come centro, come via maestra della nostra vita.
papa Francesco, 14/04/2013

mercoledì 14 agosto 2013

838 - ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

La Vergine Maria viene esaltata nella Chiesa sotto molteplici titoli e tante sono le forme di devozione nei suoi confronti, ma forse quello relativo alla Festa del Ferragosto è il titolo più significativo, perché esprime quanto Dio sia generoso e munifico nei confronti di Maria e per esteso anche verso tutta l'umanità.
Maria non è una divinità, ma una semplice donna di paese paragonabile a tante altre fanciulle del suo tempo. Non è quindi neppure una persona straordinaria, né un soggetto socialmente altolocato. Eppure Dio ha scelto proprio lei, fra tutte le donne, per essere la Madre del Verbo Incarnato, di Dio che viene concepito nella carne per condividere la nostra natura. Realizzare tale progetto di maternità divina comporta per questa esile fanciulla non pochi sacrifici e rinunce, soprattutto di dover spendere la propria libertà e autonomia a vantaggio del Signore e di tutti gli uomini: accogliere il progetto divino di salvezza, che la voleva Madre del Signore in forza dello Spirito, equivale infatti a rinunciare alla spensieratezza di una giovane ragazza promessa sposa che si accinge a condurre la sua vita matrimoniale accanto al futuro coniuge, in una dimensione pari a quella di tutti i suoi contemporanei. Vuol dire abbandonare i progetti personali per assumere quelli di un Altro, disp orre delle proprie scelte e delle proprie decisioni non già facendo riferimento alla propria volontà, ma nell'ottica del volere divino; ma soprattutto significa esporre se stessa a seri pericooli, mettere a repentaglio la propria vita a causa di una maternità improvvisa che è certamente oggetto di pregiudizi da parte della gente. E' vero infatti che Maria è rimasta incinta per opera dello Spirito Santo, ma la presenza di una ragazza gravida ancora non accolta nella casa del futuro sposo suscita certamente disgusto e cattiveria nella mentalità ristretta di un paesino e anche le severissime leggi del Levitico su questo assunto non sono certo indulgenti.
La meternità inaspettata che Maria ha scelto di assumere ha poi comportato lo spasimo del parto disumano al freddo, l'alloggio di fortuna trovato nelle asperità di una spelonca, la fuga in Egitto per la persecuzione di Erode, la persecuzione sotto tutti gli aspetti... Insomma la vicenda di Maria non è stata certo semplice e ha dovuto affrontare ogni rischio coltivando la prerogativa della pazienza e della perseveranza.
Ora, quale ricompensa più appropriata poteva elargire il Padre delle misericordie a questa fanciulla, se non quella di essere assunta al Cielo nella sua anima e anche nel suo corpo? Quale destino più appropriato poteva ricevere la Madre del Signore, che aveva accolto Dio nel suo grembo, se non quella di essere partecipe in tutto e per tutto alla sua glorificazione estrema facendo sì che non soltanto l'anima, ma anche il corpo mortale venisse elevato allo stato di incorruttibilità? Con la sola differenza che, mentre Cristo, Figlio di Dio, ascende egli stesso al cielo, lei, semplice creatura umana fra le tante seppure degna di grandi meriti, viene al Cielo elevata, Assunta da parte di Dio Amore e misericordia.
Se Dio è munifico, lo è fino in fondo. Egli considera non già la semplice possibilità di ricompensa, ma la ricompensa proporzionata alle misure della nostra fedeltà. Come si legge nel libro del "Pellegrino russo", Dio ricambia in oro ogni minimo atto di fede e di amore che l'uomo rivolge nei suoi confronti e non lascia nessuno senza una ricompensa, ma nella sua giustizia non manca di ricompensare adeguatamente soprattutto il nostro eroismo.
Cosiccché Maria, che è sempre stata associata al suo Figlio nella lotta per la salvezza condividendo gioie e dolori della redenzione come prima discepola e come Madre, viene finalmente portata al cielo, elevata, sottratta alla vista sensoriale degli uomini e introdotta nella gloria, secondo quanto affermano alcune testimonianze antiche mentre ella stava dormendo nel suo lettuccio e gli apostoli si stringevano in preghiera tutt'intorno a lei (Dormitio Mariae). Questo raccontano alcuni dati della Tradizione commentati poi da Padri teologi come Epifanio di Salamina e Germano di Costantinopoli, quest'ultimo il più attendibile e accreditato, e come nel suo contenuto implicito di assicura anche la Scrittura. Vive una dimensione parallela a quella vissuta durante la vita pubblica del suo Figlio, che ha sempre accompagnato nella missione e di cui ha condiviso gioie e speranze, fatiche e delusioni,, la croce e l'esaltazione.
Ciò è avvenuto in Maria, che nel mistero della sua Assunzione ci mostra che anche per noi si dischiudono le porte della salvezza definitiva della gloria dopo i percorsi terreni di spasimo e di sofferenza. Il modello di Maria Assunta ci rassicura della certezza che le nostre speranze non verranno mai deluse e soprattutto che la speranza ultima della nostra meta celeste verrà esaudita in proporzione ad ogni nostro atto di fedeltà. La sua presenza ci è di monito nel continuo percorso di imitazione e di sequela del suo Figlio e il fascino della sua presenza allevia le fatiche e le lotte della testimonianza cristiana. Ancora una volta troviamo in Maria lo sprone, il modello e l'esempio, ma in questa particolare circostanza ci viene dato anche il coraggio nella certezza della vittoria.
padre Gian Franco Scarpitta

lunedì 12 agosto 2013

837 - SALMO 22


836 - APRIRE IL CUORE

Signore Gesù, ti supplichiamo, rimani sordo alla nostra preghiera lagnosa, velata di pessimismo, incapace di guardare avanti, perché non è preghiera, ma la proiezione dei nostri dubbi, delle nostre insicurezze e miopie spirituali.

Aiutaci a costruire una preghiera che sia capace di aprirsi a raggiera per inglobare tutto e tutti, colorata con i colori dell'arcobaleno.

Signore, aprici il cuore a percepire e gustare la grandezza del Padre, l'amore dello Spirito. Immersi nel dinamismo trinitario sapremo apprezzare la sapienza che regola il mondo.

Soprattutto saremo in grado di scoprire sempre quell'immagine divina che sta in ogni uomo, anche in quello indifferente, malvagio, perfino depravato.

Additaci le fonti genuine della preghiera, quella biblica, perché possiamo dirti cose che tu gradisci, quella liturgica, quella fiorita sulla bocca e dal cuore dei tuoi santi.

Concedici una preghiera festiva, ottimista perché, intrattenendoci con te, vediamo noi stessi e il mondo con i tuoi occhi e con la serena certezza che a te tutto è possibile.
(
www.qumran2.it)

venerdì 9 agosto 2013

835 - SAN LORENZO MARTIRE

Martirio di san Lorenzo, olio su tela di Tiziano
1548-1549, Venezia, Chiesa dei Gesuiti 
  
Lorenzo nacque a Osca (Huesca), città della Spagna, nella prima metà del III° secolo. Venuto a Roma, centro della cristianità, si distinse per la sua pietà, carità verso i poveri e l’integrità di costumi. Grazie alle sue doti, Papa Sisto II lo nominò Diacono della Chiesa. Doveva sovrintendere all’amministrazione dei beni, accettare le offerte e custodirle, provvedere ai bisognosi, agli orfani e alle vedove. Per queste mansioni Lorenzo fu uno dei personaggi più noti della prima cristianità di Roma ed uno dei martiri più venerati, tanto che la sua memoria fu ricordata da molte chiese e cappelle costruite in suo onore nel corso dei secoli.
Lorenzo fu catturato dai soldati dell’Imperatore Valeriano il 6 agosto del 258 nelle catacombe di San Callisto assieme al Papa Sisto II ed altri diaconi. Mentre il Pontefice e gli altri diaconi subirono subito il martirio, Lorenzo fu risparmiato per farsi consegnare i tesori della chiesa. Narrasi che all’Imperatore Valeriano, che gli imponeva la consegna dei tesori della Chiesa, Lorenzo abbia portato davanti dei poveri ed ammalati ed abbia detto “Ecco i tesori della chiesa”.
In seguito Lorenzo fu dato in custodia al centurione Ippolito, che lo rinchiuse in un sotterraneo del suo palazzo; in questo luogo buio,umido e angusto si trovava imprigionato anche un certo Lucillo, privo di vista. Lorenzo confortò il compagno di prigionia, lo incoraggio, lo catechizzò alla dottrina di Cristo e, servendosi di una polla d’acqua che sgorgava dal suolo, lo battezzò. Dopo il Battesimo Lucillo riebbe la vista. Il centurione Ippolito visitava spesso i suoi carcerati; avendo constatato il fatto prodigioso , colpito dalla serenità e mansuetudine dei prigionieri, e illuminato dalla grazia di Dio, si fece Cristiano ricevendo il battesimo da Lorenzo. In seguito Ippolito, riconosciuto cristiano, fu legato alla coda di cavalli e fatto trascinare per sassi e rovi fino alla morte. Lorenzo fu bruciato vivo sulla graticola, in luogo poco lontano dalla prigione; l suo corpo fu portato al Campo Verano, nelle catacombe di Santa Ciriaca.
Il Martirio di san Lorenzo è datato dal martirologio romano il 10 agosto del 258 dopo Cristo. A ricordare questi avvenimenti furono erette a Roma tre chiese: San Lorenzo in Fonte (luogo della prigionia), San Lorenzo in Panisperna (luogo del martirio) e San Lorenzo al Verano (luogo della sua sepoltura). Storicamente però furono circa 30 (delle sette rimaste) le chiese dedicate a San Lorenzo, santo amatissimo e compatrono di Roma. Nel 2008 la Chiesa ha ricordato con un solenne Giubileo i 1750 anni del suo martirio. L’itinerario proposto, oltre alla visita devozionale alle chiese a lui dedicate, ripropone anche il “cammino” del suo Martirio.

La notte di san Lorenzo (10 agosto) è tradizionalmente associata al fenomeno delle stelle cadenti, considerate evocative dei carboni ardenti su cui il santo fu martirizzato. In effetti, in quei giorni, la Terra attraversa lo sciame meteorico delle Perseidi e l'atmosfera è attraversata da un numero di piccole meteore molto più alto del normale. Il fenomeno risulta particolarmente visibile alle nostre latitudini in quanto il cielo estivo è spesso sereno.

Celebre la poesia di Giovanni Pascoli, che interpreta la pioggia di stelle cadenti come lacrime celesti, intitolata appunto, dal giorno dedicato al santo, X agosto:
« San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla... »

giovedì 1 agosto 2013

834 - L’INDULGENZA PLENARIA DEL “PERDONO DI ASSISI”


La Solennità del Perdono di Assisi si celebra nella Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola, il 1 e 2 Agosto di ogni anno. Si svolge con particolare solennità fin dal 1216, anno in cui fu istituita per volere di Papa Onorio III l’omonima Indulgenza. Richiama fedeli da ogni parte del mondo e durante questi giorni i fedeli possono ottenere l’indulgenza per tutti i loro peccati.

Come Francesco volle mandare tutti in Paradiso
Una notte dell’anno del Signore 1216, Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una vivissima luce e Francesco vide sopra l’altare il Cristo rivestito di luce e alla sua destra la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli. Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore! Gli chiesero allora che cosa desiderasse per la salvezza delle anime. La risposta di Francesco fu immediata: “Santissimo Padre, benché io sia misero e peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe”. “Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande – gli disse il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza”.E Francesco si presentò subito al Pontefice Onorio III che in quei giorni si trovava a Perugia e con candore gli raccontò la visone avuta. Il Papa lo ascoltò con attenzione e dopo qualche difficoltà dette la sua approvazione. Poi disse: “Per quanti anni vuoi questa indulgenza?”. Francesco scattando rispose: “Padre Santo, non domando anni, ma anime”. E felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo chiamò: “Come, non vuoi nessun documento?”. E Francesco:”Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l’opera sua; io non ho bisogno di alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni”. E qualche giorno più tardi insieme ai Vescovi dell’Umbria, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: “Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!”.

Quando ottenere l’indulgenza plenaria del perdono di Assisi, per sé o per i defunti
• Tale indulgenza è meritabile, per sè o per le anime del Purgatorio, da tutti i fedeli quotidianamente, per una sola volta al giorno, per tutto l’anno alla Porziuncola.
• Da mezzogiorno del primo agosto alla mezzanotte del due agosto, di ogni anno, la stessa facoltà è estesa a tutte le chiese parrocchiali e a tutte le chiese francescane.

Condizioni richieste
Le condizioni per ottenere il Perdono sono quelle prescritte per tutte le indulgenze plenarie e cioè:
• Confessione sacramentale per essere in grazia di Dio, negli otto giorni precedenti o seguenti;
• Partecipazione alla Messa e Comunione Eucaristica;
• Visita, entro il tempo prescritto, alla chiesa della Porziuncola, o una qualsiasi altra chiesa francescana o basilica minore o chiesa cattedrale o parrocchiale, per recitare alcune preghiere. In particolare:
• Il Credo, con cui si rinnova la propria professione di fede;
• Il Padre Nostro, per riaffermare la propria dignità di figli di Dio, ricevuta nel Battesimo;
• Una preghiera secondo le intenzioni del Papa (ad esempio un “Padre Nostro”, una“Ave Maria” un "Gloria al Padre”), per riaffermare la propria appartenenza alla Chiesa, il cui fondamento e centro visibile di unità è il Santo Padre.
Per ulteriori informazioni: