Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

sabato 29 ottobre 2016

1214 - INTENZIONE DI PREGHIERA DEL PAPA


1213 - IL PIACERE DI CREDERE

Gesù ci dona anche oggi il suo Spirito – come l’effusione di una nuova Pentecoste – perché abbiamo bisogno di ritrovare la consapevolezza di essere parte attiva nella vita della città.
Abitare significa “stare con Gesù nella città” e riscoprire nell’incontro con lui la sorgente e il compimento del nostro impegno di trasformare, secondo le leggi dell’amore, le strutture sociali, economiche e politiche del nostro tempo.
Il cattolicesimo come “religione di popolo” non ha mai faticato a vivere l’immersione nel territorio attraverso una presenza solidale, gomito a gomito con tutte le persone, specie quelle più fragili. Istituzioni, strutture, enti, opere assistenziali ed educative sono segni incarnati della risposta al Vangelo.
Per il Papa chi incontra il Vangelo “entra in un fiume di gioia” [Evangelii Gaudium, 5], nel fiume di un Dio che seduce ancora proprio perché parla il linguaggio della gioia, un Dio autorizzato a proporsi all’uomo perché promette pienezza di vita, incremento di umano, accrescimento di gioia.
È tempo, ormai, per tutti i cristiani di imparare a parlare non del dovere, ma del piacere di credere.
Eppure, nelle attuali veloci trasformazioni, e in qualche caso anche a seguito degli scandali, corriamo il rischio di perdere l’entusiasmo della fede, la presenza capillare, la vicinanza a tutte le situazioni di bisogno, la forza di inscrivere nel mondo il segno dell’amore che salva.
Occorre, allora, radicarsi nella convinzione ed assumerci responsabilmente l’impegno di continuare ad essere una “Chiesa di popolo” dentro le trasformazioni demografiche, sociali e culturali che il Paese sta ancora attraversando (ad esempio con la fatica a generare e ad educare i figli; con una immigrazione massiva che produce importanti metamorfosi nel tessuto sociale; con una trasformazione degli stili di vita che ci allontana dalla condivisione con i poveri e indebolisce i legami sociali), non moltiplicando azioni o programmi di promozione ed assistenza, ma tenendo viva un’attenzione al fratello e ripensando insieme – se occorre – i nostri stessi modelli dell’abitare, del trascorrere il tempo libero, del festeggiare, del condividere…
Sono solo sogni? Come ci ricorda il beato Papa Paolo VI, quando parliamo di costruire la “civiltà dell’amore” non sogniamo, perché gli ideali, se autentici, se umani, non sono sogni: sono doveri. Specialmente per noi cristiani.
Don Erminio Villa

venerdì 21 ottobre 2016

1212 - VEGLIA MISSIONARIA IN DUOMO

Meno di due mesi dopo la canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta, la Veglia missionaria diocesana «Inviati nel nome della misericordia» prenderà spunto dalla vita esemplare e dagli scritti della grande Santa.
L’appuntamento è per sabato 22 ottobre, alle 20, quando in Duomo il cardinale Angelo Scola presiederà la Veglia (diretta su Chiesa Tv - canale 195 e www.chiesadimilano.it; differita dalle 21 su Radio Mater), mentre nel pomeriggio, dalle 14.30, ci sarà il tradizionale Workshop missionario in via Mercanti a Milano. A fare da filo conduttore sarà lo stesso Giubileo della Misericordia, che «ci invita a guardare alla missione ad gentes come a una grande, immensa opera di misericordia sia spirituale sia materiale», spiegano gli organizzatori.
La Veglia, che avrà come compagna di preghiera Santa Teresa di Calcutta, prevede cinque tappe sui temi della carità e della misericordia. La prima («Chiamati alla vita») rimanda alla rinascita battesimale (gesto dell’aspersione); quindi verrà letto un inno scritto dalla Santa in cui si parla della vita come sogno, sfida, ricchezza, amore, mistero, avventura... Ognuno è invitato a rinnovare la fedeltà alla vocazione ricevuta.
La seconda tappa («Chiamati alla conversione») si apre con un invito di Madre Teresa: «Non abbiamo che il giorno d’oggi. Cominciamo!». La voce-guida ricorda le tante situazioni di degrado e di violazione della dignità (basti pensare alle guerre, al terrorismo e all’indigenza di tante popolazioni nel mondo): si tratta allora di «convertirci all’altro» e di «confrontarci seriamente con il tema della dignità nostra e altrui».
«Non possiamo parlare finché non ascoltiamo», diceva la Santa di Calcutta. La terza tappa è quindi «Chiamati all’ascolto»: la parola passa allora a cinque ospiti che racconteranno la loro esperienza di misericordia, vissuta in missione in prima persona o di cui sono stati testimoni.
La Veglia continua con la «Chiamata alla missione», che dà il titolo alla quarta tappa. Dopo la lettura di un brano del Vangelo di Matteo, parlerà il cardinale Scola, con una riflessione che precede il momento toccante e coinvolgente del mandato: i partenti per la terra di missione (preti, religiosi e laici) vengono chiamati per nome e ognuno di loro riceve il crocifisso dall’Arcivescovo; poi l’assemblea intona canti e preghiere.
Tra i “partenti” che riceveranno dall’Arcivescovo il crocifisso c’è don Mario Magnaghi, ex prevosto di Magenta, che a 75 anni, ha chiesto di essere mandato in missione. Svolgerà il suo servizio nella regione del Maranhão in Brasile. Sono laici tutti gli altri. Silvia Caglio e Giacomo Crespi, coppia di neo sposi di Seveso, hanno lasciato entrambi il lavoro per vivere la loro vocazione missionaria nella foresta amazzonica del Perù. Francesca Bellotta,43 anni di Milano, lavorerà in una missione gestita dal Pime in Camerun. Arianna Fioretto, 23 anni, milanese, partirà per la Moldova dove seguirà i progetti promossi da Caritas Ambrosiana e Diaconia, organizzazione della Chiesa ortodossa rumena. Cristina Ricci e Anna Sala faranno un’esperienza in Asia.
L’ultima tappa («Chiamati alla santità») è la bussola che dà il senso dei passaggi precedenti. Forte il messaggio che viene ancora una volta dalla suora in saio bianco bordato d’azzurro: «Assicuratevi di lasciare lavorare la grazia di Dio nelle vostre anime, accettando qualunque cosa egli vi mandi e dando a Lui tutto ciò che Egli voglia prendersi da voi. La vera santità consiste nel fare la sua volontà con un sorriso». Seguono altri brani, l’inno della Gmg 2016 sulla misericordia e il Padre nostro recitato in italiano, con il sottofondo in lingua Swahili.
La Diocesi non solo invia i propri fidei donum (doni della fede), ma ne riceve da Chiese sorelle. Per questo durante la Veglia saranno anche accolti 12 sacerdoti provenienti da 9 Paesi (Congo, Burundi, Ecuador, India, Camerun, Nigeria, Etiopia, Tanzania, Brasile). I presbiteri saranno inseriti nelle parrocchie ambrosiane e approfitteranno di questo periodo per completare il loro percorso di studi negli istituti presenti in Diocesi.
Al termine della Veglia, spiegano gli organizzatori, «a tutti i partecipanti viene proposta la scelta del digiuno come segno di attenzione e condivisione con le innumerevoli situazioni di disagio presenti nel mondo». Quanto raccolto dal corrispettivo della cena sarà inviato alle Pontificie opere missionarie. La Veglia Sarà anche l’occasione per rinnovare il sostegno della Diocesi ai quattro missionari (don Levi Spadotto, don Claudio Mainini, don Giuseppe Grassini, e la missionaria laica Maddalena Boschetti) impegnati in queste settimane ad Haiti nel difficile compito di censire i danni e portare i soccorsi alla popolazione colpita dall’uragano Matthew.
Info: tel. 02.8556271-232;
missionario@diocesi.milano.it; www.chiesadimilano.it/missionario



1211 - L'OTTAVO GIORNO

Il giorno dopo, il Signore tornò a guardare la sua Creazione. C'era qualche ritocco da fare.

C'erano dei bei sassi sui greti dei fiumi, grigi, verdi e picchiettati. Ma sotto terra i sassi erano schiacciati e mortificati. Dio sfiorò quei sassi profondi ed ecco si formarono diamanti e smeraldi e milioni di gemme scintillanti laggiù nelle profondità.
Il Signore vide i fiori, uno più bello dell'altro. Mancava qualcosa, pensò, e posò su di essi un soffio leggero: ed ecco, i fiori si vestirono di profumo.
Un uccellino grigio e triste gli volò sulla mano. Dio gli fischiettò qualcosa. E l'usignolo incominciò a gorgheggiare.
E disse qualcosa al cielo e il cielo arrossì di piacere. Nacque così il tramonto.
Ma che cosa mai avrà bisbigliato il Signore all'orecchio dell'uomo perché egli sia un uomo?
Gli bisbigliò, in quel giorno lontano, in quell'alba remota, tre piccole parole: "Ti voglio bene".


(don Bruno Ferrero, "A volte basta un raggio di sole")

sabato 8 ottobre 2016

1210 - VI DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DEL PRECURSORE

Matteo pone i versetti del Vangelo di oggi (Mt 10,40-42) a conclusione del discorso missionario. Pertanto queste parole di Gesù non vanno prese come un invito rivolto alla fede del singolo, ma come la definizione della Chiesa.
1. «Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato». L’unità tra Gesù e il Padre è la stessa che esiste tra Gesù e la Chiesa e… l’uomo non può separare quello che Dio ha unito. L’unità sponsale tra Gesù e la sua Chiesa fa sì che essa sia l’umanità di Gesù che continua nella storia degli uomini. Nell’Eucaristia, corpo di Gesù, è presente anche la Chiesa che la celebra; questa unità è totale nell’Eucaristia e negli altri sacramenti che da essa nascono. Perciò la Chiesa, quando celebra, è sempre santa e tutta bella. Questa unità con Gesù può affievolirsi fino a scomparire quando la Chiesa diventa peccatrice. L’immagine che esprime meglio questa unità tra Gesù e la sua sposa è quella del corpo: la Chiesa è il corpo di Cristo.
L’unità vitale con Gesù fa sì che ogni battezzato partecipi della sponsalità e della santità della Chiesa; da questa unità prende forma la diversità funzionale necessaria per i servizi di cui la comunità ha bisogno. Tra questi Gesù mette al primo posto quello dell’autorità. Ma i servizi nella Chiesa sono tanti e tutti indispensabili per la parte che compete loro. Dall’unità può nascere così la diversità che non sarà mai confusione, ribellione o separatezza. Nella Chiesa non esistono gruppi “speciali”, centri di potere, territori esclusivi… I vari servizi differiscono non per la qualità ecclesiale, ma per la funzione che svolgono; in particolare l’autorità è il fondamento e la regola dell’unità. È così? Purtroppo non sempre, ma il cristiano sa che la sposa di Gesù è sempre bella ed egli è così impegnato a renderla ancora più bella… che non ha tempo per fermarsi e lamentarsi delle sue inevitabili umane bruttezze.
2. «Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli non perderà la sua ricompensa». Sembra una frase semplice, ma va compresa nella sua sorprendente pienezza a partire dalle singole parole. Acqua fresca. La freschezza giovanile della Chiesa è lo Spirito Santo. L’acqua non indica solo la carità che disseta, ma rappresenta il dono singolare che la Chiesa ha ricevuto perché lo distribuisca a tutti coloro che ne fanno richiesta; questo dono è lo Spirito Santo, cioè l’amore di Dio che prende stabile dimora nel cuore degli uomini. Piccoli. Non sono i bambini ma i discepoli. Siamo tutti “piccoli” discepoli perché tutti amati e custoditi dall’unica croce di Gesù. Ricompensa. Questa non riguarda la vita futura; i cristiani hanno già la loro ricompensa. La prima “ricompensa” della fede è il dono di essere Chiesa. Questa affermazione può stupire solo chi ha una visione superficiale della Chiesa. In realtà la fede fa nascere la Chiesa nel cuore del credente, che scopre la bellezza di avere sorelle e fratelli uniti nella carità dello Spirito Santo.
di don Luigi Galli