Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

mercoledì 15 marzo 2017

martedì 14 marzo 2017

1236 - SONO VENUTO A CHIAMARE ... I PECCATORI A CONVERTIRSI

Cristo in croce chiama a gran voce... Offre la pace, si rivolge a te, desideroso di vederti abbracciare l'amore...: considera ciò, mio carissimo! Io, il Creatore infinito, ho sposato la carne per essere capace di nascere da una donna. Io, Dio, mi sono fatto compagno dei poveri. E' una madre umile che ho scelta. E' coi peccatori che ho mangiato. Non mi hanno fatto paura i peccatori. I persecutori li ho sopportati. Ho fatto l'esperienza della frusta e "fino alla morte di croce mi sono abbassato" (Fil 2,8). "Che cosa dovevo fare ancora?" (Is 5,4) Ho aperto il mio costato alla lancia. le mie mani e i miei piedi li ho lasciati trapassare. La mia carne insanguinata, perché non la guardi? La mia testa inclinata (Gv 19,30), come mai non gli presti alcuna attenzione? Ho accettao di essere contato nel numero dei condannati, ed ecco che, colmo di dolori muoio per te, affinché tu viva per me. Se non ti dai gran pensiero per te, se non cerchi di sfuggire alla morte, pentiti, almeno adesso, grazie a me che ho versato per te il balsamo tanto prezioso del mio sangue. Guardami in punto di morte e fermati sulla china del peccato. Sì, smetti di peccare: mi sei costato così caro prezzo!
Per te mi sono incarnato, per te anche sono nato, per te mi sono sottomesso alla Legge, per te sono stato battezzato, coperto di obbrobri, arrestato, coperto di sputi, beffeggiato, flagellato, ferito,inchiodato sulla croce, dissetato con aceto, e infine immolato per te. Il mio costato è aperto: prendi il mio cuore. Vieni, abbracciami: ti offro il mio bacio. Ti ho acquistato come mia parte di eredità, in modo che nessun altro ti possegga. Datti tutto a me che mi son dato interamente per te.
Richard Rolle (v. 1330-1349), eremita inglese
Il Canto d'amore, 32 

1235 - IO CREDO NEL TUO AMORE

“Io credo nel tuo amore, o mio Dio.
Guardando la Croce fa’ che io possa vedere
il Cristo che inclina la testa,
ma come per darmi un bacio, il suo bacio.
Vedere il suo cuore, che mi offre come rifugio,
a me che non ho vero rifugio.
E non avere paura del tuo amore,
che ci porta gioiosamente ad amare tutti.
E se siamo peccatori, come lo siamo,
so che tu ci ami lo stesso
perché il tuo amore non è come il nostro,
che dura un momento, ma è fedele.
Duro è Gesù, risalire la china della santità,
che abbiamo abbandonato;
a volte abbiamo paura della fatica di lasciare la valle del mondo
dove ci si perde o abbiamo paura della fatica:
ma sappiamo che tu ci sei vicino,
come fu vicino a te il Cireneo.
E ti chiedo, Gesù, dammi la forza,
che ebbe tua madre, di stare sotto la croce,
per sentirmi dire una volta, mille volte: “Figlio, ecco tua madre”.
Madre Teresa di Calcutta

1234 - QUARESIMA

La Quaresima ogni anno giunge repentina, ci coglie lì dove siamo e ci spinge, quasi ci costringe a iniziare ancora una volta un cammino di conversione.
Un cammino che è un tempo di preghiera nel quale discernere la "presenza" con la quale scegliamo di vivere e convivere. Un cammino di rinuncia e condivisione che è tempo nel quale non pretendere per sé più di quanto si riconosce agli altri. La Quaresima è dunque una chiamata che porta i tratti di un appello interiore, quell’intima ingiunzione spirituale che la parola del Signore sempre ci fa sentire quando decidiamo di ascoltarla. Per questo, non siamo noi a entrare in Quaresima ma è la Quaresima che entra in noi, e in qualche modo ci forza, ci fa violenza e si impone come una sorta di controtempo al nostro tempo.
Noi vorremmo vivere il tempo che ci è dato in quella tranquillità e leggerezza che lo stare alla superficie della vita accorda, lasciandoci portare dagli eventi, dai fatti piccoli e grandi che segnano la nostra quotidiana esistenza di persone, di credenti, di cittadini e che, alla lunga, impercettibilmente ci spossessano della libertà di decidere e di scegliere che uomini e donne essere, che vita vivere. Lasciare che le cose accadano senza assumere su di esse uno sguardo evangelico, significa infatti cedere alla tentazione di consegnare le chiavi del senso delle nostre vite a forze, a dominanti, a poteri che alla fine ci sovrastano e ci dominano perché abbiamo per troppo tempo consentito loro di regnare dentro di noi. La Quaresima è tempo di prova perché è tempo di decisione, ossia tempo nel quale consentiamo al Vangelo di Cristo di costringerci alla scelta, di stanarci nelle nostre ambiguità, di rivelarci gli aspetti umanamente e spiritualmente irrisolti.
Come i giorni dell’Avvento corrispondono ai giorni più bui dell’anno che culminano nel giorno del
Natale, nel quale la luce vince la tenebra, così i quaranta giorni della Quaresima corrispondono ai giorni nei quali la natura, dopo il sonno invernale, torna a vivere. Se l’Avvento invoca la venuta della luce più forte delle tenebre, la Quaresima invoca la vita più forte della morte. Il fine della Quaresima è la Pasqua, la rinascita a una vita che non rinuncia mai a rinnovarsi.
Ciclo della vita naturale e ciclo della vita spirituale pulsano al medesimo ritmo, conoscono le medesime regole e gli stessi principi. Per questo, la Pasqua cristiana ricorre sempre la domenica dopo il primo novilunio di primavera perché è la prima luna nuova che segna cosmologicamente
l’inizio vero della primavera. Il lavoro interiore che i credenti attraverso la preghiera, la rinuncia e la condivisione compiono nei quaranta giorni quaresimali, ha la stessa dinamica spirituale del lavoro nascosto che il seme sotterra compie nel corso dell’inverno per poter spuntare a primavera e poi germogliare e portare frutto a suo tempo. Il seme ha bisogno di un tempo nel quale, nascosto sotterra, possa morire a se stesso affinché dalla propria morte nasca una nuova vita. Così, i giorni della Quaresima sono i giorni nei quali il cristiano cerca di comprendere a fondo, facendo esistenzialmente propria quella parola del Vangelo nella quale Gesù ha sintetizzato la sua stessa esperienza spirituale di morte e vita: "Se il seme, caduto a terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" (Gv 12,24). Nel mistero del seme Gesù ha riconosciuto il senso della sua vita. Nel mistero del seme è anche racchiuso il senso spirituale della Quaresima.
Goffredo Boselli, monaco di Bose, dal sito del Monastero di Bose