Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

lunedì 30 marzo 2015

1061 - L'EUCARISTIA NELLA VITA DEI CRISTIANI

Per noi cristiani è fondamentale capire che il "sì" totale e fedele di Gesù al Padre e agli uomini, che celebriamo nell'Eucaristia, significa il nostro "sì" al Padre e il nostro "sì" a tutti i fratelli e le sorelle, compresi coloro che ci criticano, non ci accettano, ci disprezzano, si oppongono a noi. L'Eucaristia sarebbe un segno vuoto se in noi non si trasformasse in forza di amore per gli altri, perché le parole: «Fate questo in memoria di me», non sono magiche. Pronunciandole, Gesù ci chiede di donare corpo e sangue, di offrire la nostra vita per tutti, di consegnarci.
E consegnarsi vuol dire avere una mentalità nuova, che prende il posto della vecchia mentalità propria di chi pensa soltanto a se stesso senza occuparsi degli altri. Per questo la «cena del Signore» che la Chiesa celebra ogni giorno, non tollera di essere messa a servizio di interessi mondani, ma esige un cuore indiviso dal momento che è destinata a formare nel tempo un unico corpo di Cristo. Essa deve accettare e assecondare l'agire misericordioso di Dio. Spesso, troppo spesso, ci avviciniamo all'Eucaristia senza la seria volontà di interrogarci lealmente sul senso della nostra vita; intendiamo fare un gesto religioso, ma siamo ben lontani dal lasciare mettere in questione la nostra esistenza dal dono totale di Gesù.
Eppure nella Messa Gesù ci raggiunge con la sua Pasqua e, se ne prendiamo seriamente coscienza, pone in noi ogni volta il dinamismo dell' amore, la forza di quella carità che è riverbero dell' essere stesso di Dio. Perché l'Eucaristia ci accoglie dalle oscure regioni della nostra lontananza spirituale, ci unisce a Gesù e agli uomini e ci sospinge con Gesù e con gli uomini verso il Padre; è come un sole che attira a sé l'umanità e con essa cammina per raggiungere un termine misterioso, ma certissimo.
Il cibo eucaristico configura nel tempo un popolo che esprime a livello sociale, non solo individuale, la forza dello Spirito di Cristo che trasforma la storia. In tale prospettiva è importante una riflessione sull'unità concreta che la vita umana trova nell'Eucaristia. Bisogna certo evitare artificiosi conformismi tra la trascendente, misteriosa unità, attuata dall'Eucaristia e le forme di unificazione create e realizzate dagli sforzi umani nei diversi ambiti di convivenza.
Ma tra la prima e le seconde esistono delle relazioni. I cristiani, che vivono nell'Eucaristia una singolare esperienza di attrazione di tutta la loro esistenza nel mistero unificante dell' amore di Dio, devono sentirsi impegnati non solo a ricavarne le conseguenze per i rapporti entro la comunità cristiana, bensì anche a favorire l'irraggiamento di questo mistero in ogni ambito di convivenza.
D'altro canto, ogni passo compiuto con buona volontà verso un dialogo tra le persone, verso un costume di comprensione e di collaborazione, verso l'intesa su un'immagine di uomo di ampio respiro, costituisce un segno e una preparazione dell'unità degli uomini in Cristo. Sarà così possibile portare all'interno della celebrazione la ricchezza di tutti gli sforzi umani di unificazione.
Carlo maria Martini, Ritrovare se stessi.

1060 - ISTITUZIONE DELL'EUCARISTIA

Ultima cena - Santuario dedicato a San Giovanni Paolo II a Cracovia
L'istituzione dell'Eucaristia
Nel giovedì precedente la sua morte, Gesù si siede a tavola con i suoi apostoli per consumare con loro l'ultima cena e, nello svolgersi di essa anticipa profeticamente, attraverso dei gesti e delle parole, la consegna di sé all'uomo, che opererà definitivamente sulla croce.
Egli infatti voleva suscitare un gesto, uno strumento che attuasse l'efficacia universale della Pasqua, l'energia, la forza di riconciliazione e di comunione sprigionata nella sua Pasqua storica; questo gesto è l'Eucaristia che, nella liturgia della Chiesa, si presenta appunto come la maniera sacramentale che rende perenne in ogni tempo il sacrificio pasquale di Gesù dischiudendo all'umanità l'accesso alla vita senza fine. Nell'Eucaristia è presente non soltanto la volontà di Gesù che istituisce un gesto di salvezza, ma Gesù stesso.
Carlo Maria Martini, Ritrovare se stessi.

domenica 29 marzo 2015

1059 - LA VIA DI DIO

In questa Settimana, la Settimana Santa, che ci conduce alla Pasqua, noi andremo su questa strada dell’umiliazione di Gesù. E solo così sarà “santa” anche per noi!
Sentiremo il disprezzo dei capi del suo popolo e i loro inganni per farlo cadere. Assisteremo al tradimento di Giuda, uno dei Dodici, che lo venderà per trenta denari. Vedremo il Signore arrestato e portato via come un malfattore; abbandonato dai discepoli; trascinato davanti al sinedrio, condannato a morte, percosso e oltraggiato. Sentiremo che Pietro, la “roccia” dei discepoli, lo rinnegherà per tre volte. Sentiremo le urla della folla, sobillata dai capi, che chiede libero Barabba, e Lui crocifisso. Lo vedremo schernito dai soldati, coperto con un mantello di porpora, coronato di spine. E poi, lungo la via dolorosa e sotto la croce, sentiremo gli insulti della gente e dei capi, che deridono il suo essere Re e Figlio di Dio.
Questa è la via di Dio, la via dell’umiltà. E’ la strada di Gesù, non ce n’è un’altra. E non esiste umiltà senza umiliazione.
Percorrendo fino in fondo questa strada, il Figlio di Dio ha assunto la “forma di servo” (cfr Fil 2,7). In effetti, umiltà vuol dire anche servizio, vuol dire lasciare spazio a Dio spogliandosi di sé stessi, “svuotandosi”, come dice la Scrittura (v. 7). Questa - svuotarsi - è l’umiliazione più grande.
C’è una strada contraria a quella di Cristo: la mondanità. La mondanità ci offre la via della vanità, dell’orgoglio, del successo… E’ l’altra via. Il maligno l’ha proposta anche a Gesù, durante i quaranta giorni nel deserto. Ma Gesù l’ha respinta senza esitazione. E con Lui, con la sua grazia soltanto, col suo aiuto, anche noi possiamo vincere questa tentazione della vanità, della mondanità, non solo nelle grandi occasioni, ma nelle comuni circostanze della vita.
Ci aiuta e ci conforta in questo l’esempio di tanti uomini e donne che, nel silenzio e nel nascondimento, ogni giorno rinunciano a sé stessi per servire gli altri: un parente malato, un anziano solo, una persona disabile, un senzatetto…
Pensiamo anche all’umiliazione di quanti per il loro comportamento fedele al Vangelo sono discriminati e pagano di persona. E pensiamo ai nostri fratelli e sorelle perseguitati perché cristiani, i martiri di oggi – ce ne sono tanti – non rinnegano Gesù e sopportano con dignità insulti e oltraggi. Lo seguono sulla sua via. Possiamo parlare in verità di “un nugolo di testimoni”: i martiri di oggi (cfr Eb 12,1).
Durante questa Settimana, mettiamoci anche noi decisamente su questa strada dell’umiltà, con tanto amore per Lui, il nostro Signore e Salvatore. Sarà l’amore a guidarci e a darci forza. E dove è Lui, saremo anche noi (cfr Gv 12,26).
Omelia di papa Francesco, 29 marzo 2015

giovedì 26 marzo 2015

1058 - APOSTOLATO DELLA PREGHIERA - APRILE 2015

Intenzione generale: Perché gli uomini imparino a rispettare il creato e a custodirlo quale dono di Dio".

Intenzione messionaria: "Perché i cristiani perseguitati sentano la presenza confortante del Signore Risorto e la solidarietà di tutta la Chiesa".

Intenzioni dei vescovi: "Perché ogni Chiesa particolare si impegni ad essere presente dove maggiormente mancano la luce e la vita del Risorto".

lunedì 23 marzo 2015

1057 - VEGLIA PER I MARTIRI MISSIONARI


1056 - MARTIRI MISSIONARI NEL 2014

Secondo le informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, nell’anno 2014 sono stati uccisi nel mondo 26 operatori pastorali, 3 in più rispetto al precedente anno 2013. Per il sesto anno consecutivo, il numero più elevato di operatori pastorali uccisi si registra in America. Negli ultimi dieci anni (2004-2013) sono stati uccisi nel mondo 230 operatori pastorali, di cui 3 Vescovi.
Nel 2014 sono morti in modo violento 17 sacerdoti, 1 religioso, 6 religiose, 1 seminarista, 1 laico. Secondo la ripartizione continentale, in America sono stati uccisi 14 operatori pastorali (12 sacerdoti, 1 religioso, 1 seminarista); in Africa sono stati uccisi 7 operatori pastorali (2 sacerdoti, 5 religiose); in Asia sono stati uccisi 2 operatori pastorali (1 sacerdote, 1 religiosa); in Oceania sono stati uccisi 2 operatori pastorali (1 sacerdote, 1 laico); in Europa è stato ucciso 1 sacerdote.
Non possiamo tralasciare di ricordare poi quanti sono stati uccisi non dalla mano di un malvivente ma dal virus ebola, che sta mietendo migliaia di vittime in Africa occidentale, dove le strutture cattoliche, e non solo sanitarie, si sono mobilitate fin dal primo insorgere dell’epidemia. La Famiglia religiosa dei Fatebenefratelli (Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio) ha perso in Liberia e Sierra Leone quattro confratelli, una religiosa e tredici collaboratori degli ospedali di Monrovia e Lunsar, per aver contratto il virus nel loro generoso impegno di assistenza ai malati. “I nostri Confratelli hanno donato la loro vita per gli altri, come Cristo, fino al punto di morire contagiati da questa epidemia” ha scritto Fra Jesús Etayo, Priore Generale. Analoga sorte toccò alle sei missionarie italiane delle Suore delle Poverelle di Bergamo, morte in Congo nel 1995 per aver contratto il virus ebola pur di non lasciare la popolazione priva di assistenza sanitaria. Per loro nel 2013 è stato aperto il processo di beatificazione.
Come avviene ormai da tempo, l’elenco di Fides non riguarda solo i missionari ad gentes in senso stretto, ma tutti gli operatori pastorali morti in modo violento. Non viene usato di proposito il termine “martiri”, se non nel suo significato etimologico di “testimoni”, per non entrare in merito al giudizio che la Chiesa potrà eventualmente dare su alcuni di loro, e anche per la scarsità di notizie che si riescono a raccogliere sulla loro vita e sulle circostanze della morte.
Ancora una volta la maggior parte degli operatori pastorali uccisi nel 2014 ha trovato la morte in seguito a tentativi di rapina o di furto, aggrediti anche con efferatezza e ferocia, segno del clima di degrado morale, di povertà economica e culturale, di intolleranza in cui vivevano. In questi contesti, simili a tutte le latitudini, la violenza e la mancanza del minimo rispetto per la vita umana, diventano regola di vita. Nessuno di loro ha compiuto azioni o gesti eclatanti, ma ha vissuto con perseveranza e umiltà l’impegno quotidiano di testimoniare Cristo e il suo Vangelo in tali complesse situazioni. Qualcuno è stato ucciso dalle stesse persone che aiutava, altri hanno aperto la porta a chi chiedeva soccorso e sono stati aggredito, altri ancora hanno perso la vita durante una rapina, mentre rimane incerto il movente per tante altre aggressioni e rapimenti conclusisi tragicamente, di cui forse non si conosceranno mai le vere cause.
Nel 2014 sono stati condannati i mandanti dell’omicidio del Vescovo di La Rioja (Argentina), Mons. Enrique Angelelli, 38 anni dopo l’assassinio del Presule, che fu camuffato da incidente stradale; sono stati anche condannati i mandanti e gli esecutori dell’assassinio di Mons. Luigi Locati, Vicario apostolico di Isiolo (Kenya), assassinato nel 2005; arrestati anche i responsabili della morte del Rettore del Seminario di Bangalore (India), p.Thomas, ucciso nel 2013.      
Desta ancora preoccupazione la sorte di altri operatori pastorali sequestrati o scomparsi, di cui non si hanno più notizie, come i tre sacerdoti congolesi Agostiniani dell’Assunzione, sequestati nel nord Kivu, nella Repubblica democratica del Congo nell’ottobre 2012; del gesuita italiano p. Paolo Dall’Oglio, rapito in Siria nel 2013; o di p. Alexis Prem Kumar, rapito il 2 giugno scorso ad Herat, in Afghanistan.
Il 24 maggio sono stati beatificati il missionario del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) padre Mario Vergara, ed il catechista laico Isidoro Ngei Ko Lat, uccisi in odio alla fede in Birmania, nel 1950. “La loro eroica fedeltà a Cristo possa essere di incoraggiamento e di esempio ai missionari e specialmente ai catechisti che nelle terre di missione svolgono una preziosa e insostituibile opera apostolica” ha detto Papa Francesco.
Agli elenchi provvisori stilati annualmente dall’Agenzia Fides, deve sempre essere aggiunta la lunga lista dei tanti, di cui forse non si avrà mai notizia o di cui non si conoscerà neppure il nome, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano con la vita la loro fede in Gesù Cristo. (Fides 30/12/2014)

lunedì 16 marzo 2015

1055 - INTERVISTA A PAPA FRANCESCO - 2

D. Papa Francesco, una cosa che ci preoccupa un po'. Perché ci sono state diverse occasioni sui voli, dove abbiamo l'opportunità di parlare con lei, che ha detto: "Bene, in due o tre anni torno alla casa del Padre ..."; poi arriva qualcuno che sta organizzando una mostra, un convegno, tra cinque anni o dieci anni. E lei dice: "Beh, vi auguro il meglio, ma io non ci sarò." Cose del genere. Perché abbiamo la sensazione che Lei, da un lato, è come se avesse fretta, nel suo modo di agire? E in secondo luogo, perché sembrerebbe che ha visto il suo pontificato a breve termine? La sua età è la sua età, ma voglio dire con tutti gli anni che si vive oggi, sono pochi, in realtà, non è relativo. Perché quella sensazione, perché di frequente ci dice queste cose?
R. Ho la sensazione che il mio pontificato sarà breve. Quattro o cinque anni. Non lo so, o due, tre. Ben due sono passati da allora. E' come un piccolo sentimento vago. Io dico, magari no. Poiché è come la psicologia di chi gioca e poi crede che perderà per non rimanere deluso dopo. E se si vince sei felice giusto? Io non so cosa sia. Ma ho la sensazione che il Signore mi porta ad una breve, proprio così e ... Ma cosa è una sensazione. Così ogni volta che ho aperto non è possibile?

D. E ci ha anche detto di seguire l'esempio di Papa Benedetto, nel caso in cui si renda conto che non ... Questo cambia un po' l'idea del Papato. Perché eravamo abituati, prima dell'era moderna, voglio dire, per noi il Papa era un'istituzione. Per lo Spirito Santo ... è stato creato ed era fino alla morte, giusto?
R. Beh, ci sono stati alcuni cardinali nel pre conclave, nelle congregazioni generali, che si sono posti il problema teologico, molto interessante, molto ricco. Penso che quello che Papa Benedetto ha fatto è stato di aprire una porta. Settanta anni fa, non c'erano Vescovi emeriti. E oggi ne abbiamo 1.400. Così è venuta l'idea che un uomo, dopo 75, intorno a quella età, non può sopportare il peso di una Chiesa particolare. Generalmente. Penso che quello che ha fatto è stato Benedetto con molto coraggio è stato aprire la porta ai papi emeriti.
Benedetto non essere considerato come un'eccezione. Ma come istituzione. Che sia l'unico in un lungo periodo di tempo, che non sia l'unico. Ma è una porta istituzionale aperta. Oggi il Papa emerito non è una cosa rara, ma la porta è stata aperta, e può esistere il papa emerito. 

D. Si potrebbe pensare, come Vescovi, non so, un Papa che si dimette dopo gli 80 anni. Che ci sia questa possibilità.
R. Anche. È possibile, ma non mi piace molto, mettere un limite di età. Perché credo che il papato ha qualcosa di ultima istanza. Si tratta di una grazia speciale. Per alcuni teologi il Papato è un Sacramento, i tedeschi sono molto creativi in ​​tutte queste cose. Io non la penso così, ma va bene. Ciò significa che vi è qualcosa di speciale.
Non sono di l'idea di mettere un limite di età, ma io sono dell'idea di ciò che ha fatto Benedetto. L’ho visto l'altro giorno nel Concistoro. Era felice, contento. Rispettato da tutti. Io lo vado a visitare. A volte gli parlo al telefono. Come ho detto, è come avere un nonno saggio a casa. Si può chiedere un consiglio. Leale fino alla fine. La cosa di Benedetto, che non so se vi ricordate, quando ci siamo lasciati, il 28 febbraio, nella Sala Clementina, ha detto: "Tra voi è il mio successore, io prometto lealtà, fedeltà e obbedienza”. E mantiene la promessa. E un uomo di Dio.

D. Le faccio una domanda come molto personale. La prima volta che ho visto due Papi vestiti di bianco a Castel Gandolfo, sarò molto onesta, mi ha causato un piccolo shock, perché non eravamo abituati. Quello che lei dice che è stata aperta questa istituzione del papato emerito va bene. Dirlo ora. Ma la prima volta che si vede due papi vivi, vestiti di bianco, uno dice: che succede qui, no? Lei personalmente, aveva appena indossato l’abito bianco, perché era appena stato eletto. Pochi giorni prima e che, suppongo, era da assimilare. E improvvisamente incontrarsi con un altro Papa vestito di bianco, a livello intimo, personale, per lei è stato così normale come oggi dice, o ...?

R. No, no, no, no. Era il 23 marzo a Castel Gandolfo, e lì mi sono sentito come se mio padre mi ha preso per mano e mi insegnava e mi faceva sedere. Era l'ospite nel senso più umano del termine.


Intervista alla giornalista Valentina Alazraki della televisione messicana Televisa, 13 marzo 2015
originale spagnolo in
http://www.infobae.com/2015/03/13/1715672-la-entrevista-completa-del-papa-francisco-la-cadena-televisa

1054 - INTERVISTA A PAPA FRANCESCO

D. Papa Francesco, sull'aereo di ritorno dalle Filippine ha detto che avrebbe voluto entrare negli Stati Uniti attraverso la frontiera con il Messico. Quel confine così significativo. Lei è un figlio di immigrati, i suoi genitori erano italiani, avevano viaggiato in Argentina, lei lo porta nel sangue. Quale sarebbe il senso della sua presenza lì in quel confine?
R. La gente non solo del Messico, ma dell’America Centrale, Guatemala, attraversa tutta la frontiera del Messico per trovare un futuro migliore. Oggi la migrazione è il risultato di un malessere, nel senso etimologico del termine, il risultato della fame, della ricerca di nuove frontiere. Lo stesso vale in Africa, con questo attraversamento del Mediterraneo di gente che proviene da paesi che stanno attraversando momenti difficili, sia per la fame, sia per situazioni di guerra. Ma, ovviamente, la migrazione, oggi, è strettamente legata alla fame, alla disoccupazione. In questa tirannia di un sistema economico che ha il dio denaro al centro e non la persona, giusto?
E poi si scarta la gente. Quindi un paese crea - che si tratti di America, Africa, o altro - crea una situazione economica imposta, ovviamente, che esclude la gente, che va via per trovare lavoro, o cibo, o migliori condizioni, no? Voglio dire, la migrazione in questo momento è un problema molto doloroso nel mondo. Perché ci sono diversi confini migratori, giusto?
Sono lieto che l'Europa sta rivedendo la sua politica migratoria. L'Italia è stata molto generoso e voglio dirlo. La sindaco di Lampedusa si è giocata tutta intera, anche a costo di trasformare quest'isola da terra di turismo a terra di ospitalità, giusto? E questo implica non fare soldi. Cioè, ci sono fatti eroici, no? Ma ora grazie a Dio mi accorgo che l'Europa sta rivedendo la situazione.
Tornando alla migrazione la, quella zona è anche una zona di molto conflitto per problemi di traffico di droga, giusto? Gli Stati Uniti mi dicevano - non voglio fornire statistiche poi mi creano un problema diplomatico - ma mi hanno detto, e ho visto in una rivista, credo che siano tra i primi consumatori di droga in tutto il mondo e la frontiera dalla quale entra la droga, la principale, è quella messicana. E lì si soffre, no? Morelia, tutta quella zona, è una zona di molte sofferenze, dove anche le organizzazioni del narcotraffico risparmiano mezzi, no?, Cioè fanno il loro lavoro di lavoro morte, giusto?, Sono messaggeri di morte, sia per droga, sia per "pulire", tra virgolette, coloro che si oppongono alla droga, i 43 studenti stanno chiedendo che, non dico vendetta, ma giustizia e che li si ricordi.
E così vi dico forse una curiosità: ho voluto nominare Cardinale l’Arcivescovo di Morelia, in quanto è in un luogo strategico. Cioè è un uomo che è in una zona molto calda, ed offre una testimonianza di uomo cristiano, un grande sacerdote.

D. Lei come un papa latinoamericano, il primo papa latinoamericano, sente in qualche modo dentro di sé come una responsabilità in più, di essere la voce di tutti quei milioni di persone che si trovano nella situazione di dover lasciare i propri paesi, attraversare frontiere, muri, sia in America, in Asia, in Europa, dovunque ?
R. Sì. Essere la voce, ma non in modo programmatico. Mi viene spontaneo. Mi viene per la stessa nostra esperienza latinoamericana, giusta?, E anche per il mio sangue di migrante. Cioè, mio ​​padre, i miei nonni sono andati in Argentina. Stavano bene qui, ma per motivi politici, la nonna era molto coinvolta nella nascente Azione Cattolica e, anche se non le hanno fatto prendere l'olio di ricino, ma ... poi decisero di andare a trovare nuove possibilità. Inoltre, il fratello di mio nonno aveva una buona azienda in Entre Rios, ma sono arrivati nel ‘29 e nel ‘32 la crisi li ha lasciati per strada. Con niente. E un sacerdote prestò loro 2.000 pesos, con i quali hanno acquistato un negozio e mio padre, che era un ragioniere, ha ricominciato. Era gente che si è costruita la vita. E la vita ricominciò. E sono tornati a lottare per portare avanti la famiglia. Che per me la dice lunga. Io sono cresciuto con quella esperienza in casa. 

D. Quindi da là arriva tutta questa sensibilità che ha ...
R. Credo di si. Si. Inoltre, in Argentina ho visto situazioni difficili. Di povertà e di emarginazione, compreso l'abuso di droga, e sono le cose che mi muovono queste, giusto? Ma mi vengono naturali. Non mi vengono ideologicamente. Così a volte sono un po' spregiudicata e perdo il controllo della lingua, ma non importa ...

Intervista alla giornalista Valentina Alazraki della televisione messicana Televisa, 13 marzo 2015
originale spagnolo in
http://www.infobae.com/2015/03/13/1715672-la-entrevista-completa-del-papa-francisco-la-cadena-televisa

domenica 15 marzo 2015

1053 - L'ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA

Cari fratelli e sorelle, ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia. E’ un cammino che inizia con una conversione spirituale; e dobbiamo fare questo cammino. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio. Sarà un Anno Santo della Misericordia. Lo vogliamo vivere alla luce della parola del Signore: “Siate misericordiosi come il Padre” (Lc 6,36). E questo specialmente per i confessori! Tanta misericordia!
Questo Anno Santo inizierà nella prossima solennità dell’Immacolata Concezione e si concluderà il 20 novembre del 2016, Domenica di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo e volto vivo della misericordia del Padre. Affido l’organizzazione di questo Giubileo al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, perché possa animarlo come una nuova tappa del cammino della Chiesa nella sua missione di portare ad ogni persona il Vangelo della misericordia.
Sono convinto che tutta la Chiesa, che ha tanto bisogno di ricevere misericordia, perché siamo peccatori, potrà trovare in questo Giubileo la gioia per riscoprire e rendere feconda la misericordia di Dio, con la quale tutti siamo chiamati a dare consolazione ad ogni uomo e ad ogni donna del nostro tempo. Non dimentichiamo che Dio perdona tutto, e Dio perdona sempre. Non ci stanchiamo di chiedere perdono. Affidiamo fin d’ora questo Anno alla Madre della Misericordia, perché rivolga a noi il suo sguardo e vegli sul nostro cammino: il nostro cammino penitenziale, il nostro cammino con il cuore aperto, durante un anno, per ricevere l’indulgenza di Dio, per ricevere la misericordia di Dio.
papa Francesco

giovedì 12 marzo 2015

1052 - SECONDO ANNIVERSARIO DI PAPA FRANCESCO

13 marzo 2013 - 13 marzo 2015
 Grazie papa Francesco!
 

martedì 3 marzo 2015

1051 - PROIEZIONE VIDEO SU PAOLO VI IN TERRASANTA


1050 - GRATITUDINE E SOLIDARIETA'

Così diceva papa Francesco al convegno dei Movimenti Popolari di tutto il mondo convocati in Vaticano l’anno scorso in ottobre:
«All’inizio della creazione, Dio creò l’uomo custode della sua opera, affidandogli l’incarico dì coltivarla e di proteggerla. Vedo che qui ci sono decine di contadini e di contadine e voglio felicitarmi con loro perché custodiscono la terra, la coltivano e lo fanno in comunità».I testi evangelici restituiscono con ampiezza stupefacente il rapporto di Gesù con la tavola e il cibo. Non dimentichiamo che il miracolo più raccontato è la moltiplicazione dei pani (narrata ben sei volte), il gesto di Gesù che offre cibo a gente affamata. Non solo: il vertice della rivelazione evangelica, che spiega anche il significato della sua morte in croce, vede Gesù seduto a mensa coi suoi discepoli offrire pane e vino, “corpo e sangue” per la vita del mondo.
Nella moltiplicazione dei pani così come nell’ultima cena, emerge la qualità tipica del gesto di Gesù, vale a dire la GRATITUDINE: «Prese il pane, rese grazie e lo spezzò».
Ai suoi occhi il pane è sempre qualcosa da chiedere e quindi un dono di cui ringraziare, prima ancora di spezzarlo e condividerlo. Gesù mangia e condivide il pane da Figlio.
Così come riconosce di avere ricevuto la vita dal Padre, riconosce anche di aver ricevuto il pane, il cibo, le bevande e i vestiti.
Da Figlio, sapendo di aver ricevuto tutto dal Padre, con gratitudine non trattiene nulla per sé, ma lo dona ai suoi fratelli. La fraternità nasce proprio dal sapersi figli dello stesso Padre. Quello che ho ricevuto dal papà è per me e per i miei fratelli.
Da questa coscienza filiale (quella di chi sa di aver ricevuto tutto) nasce una autentica carità, espressione di giustizia fraterna e non di assistenzialismo o paternalismo. Si spezza il pane e si condividono i beni, in quanto fratelli, accomunati dalle stesse necessità e custodi di infiniti doni ricevuti a vantaggio di tutti.
Chi rende grazie per i doni ricevuti e li ridistribuisce tra i fratelli pratica la SOLIDARIETÀ. GRATITUDINE e SOLIDARIETÀ sono le attitudini che ci permettono ogni giorno di supplicare il Padre di tutti: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano».  “Nostro”, appunto, perché è un diritto dei figli-fratelli, un bene comune.
(Dal sussido diocesano ‘Pane spezzato’)

1049 - IL PADRE NOSTRO "CALDEO"

Padre nostro invisibile che sei nei cieli,
sia santificato in noi il tuo Nome
perché tu ci hai santificato
attraverso il tuo Spirito Santo.
Venga su di noi il tuo regno,
regno promesso agli amanti del tuo Amore.
La tua forza e le tue benevolenze
riposino sui tuoi servi,
qui nel mistero e là nella tua misericordia.
Dalla tua tavola inesauribile
dona il cibo alla nostra indigenza
e accordaci la remissione delle colpe
perché tu conosci la nostra debolezza.
Noi ti preghiamo:
salva coloro che hai plasmato
e liberali dal maligno che cerca chi divorare.
A te appartengono il regno
e la potenza e la gloria, o Signore:
non privare della tua bontà i tuoi santi.
(dal Breviario Caldeo)