Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 27 febbraio 2015

1048 - APOSTOLATO DELLA PREGHIERA - MARZO 2015

INTENZIONE GENERALE
"Perché quanti sono impegnati nella ricerca scientifica si pongano al servizio del bene integrale della persona umana".
INTENZIONE MISSIONARIA
"Perché sia sempre riconosciuto il contributo proprio della donna alla vita della Chiesa".
INTENZIONE DEI VESCOVI
"Perché l’impegno Quaresimale ci educhi ad uno stile di sobrietà e di condivisione".

1047 - II DOMENICA DI QUARESIMA

Per seguire la ricchezza dei brani evangelici delle domeniche di Quaresima della liturgia ambrosiana, seguiremo un metodo che ci aiuti a fare sintesi di testi così ricchi e articolati. Il percorso quaresimale che ci viene suggerito ci accompagna alla riscoperta del Battesimo; sarà questo il filo rosso che guiderà le riflessioni e ogni domenica sceglieremo il simbolo battesimale che il Vangelo ci suggerisce. Oggi (Gv.4,5-52) vogliamo seguire il percorso dell’acqua. Possiamo vedere cinque passaggi dell’acqua.
Primo, l’acqua nel pozzo: «Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua». La situazione è quella dell’impotenza: il pozzo è profondo e l’acqua non è a portata di mano. Così si trova l’uomo che cerca la salvezza piena e non è in grado di trovarla. Secondo, l’acqua dal secchio: «Gli dice la donna: “Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva?».
La domanda della Samaritana è l’inizio del cammino di fede. Prende sul serio le parole di Gesù che le promette acqua, ma non capisce ancora quale acqua sia. Il suo orizzonte è racchiuso nel bisogno quotidiano (il secchio pesante). Per quest’acqua serve un secchio: cioè uno sforzo e una tecnica umana.
Terzo, l’acqua del cuore: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno». Gesù prende per mano la donna e suscita in lei un desiderio nuovo e più grande, lasciando balenare ai suoi occhi la promessa di un’acqua misteriosa che non disseta lo stomaco ma che guarisce il cuore.
Quarto, l’acqua che diventa sorgente: «L’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente che zampilla per la vita eterna». Gesù precisa la sua promessa: il genere di acqua che lui dona trasforma il ricevente in una fontana. Il capovolgimento di significati è improvviso e radicale: Gesù sta parlando della forza trasformante della fede. C’è un tipo di acqua diversa dall’acqua che serve per vivere e che ogni giorno si esaurisce. Che sarà mai quest’acqua misteriosa? La donna non capisce ancora.
Quinto, l’acqua che purifica: «Va a chiamare tuo marito e torna qui». L’acqua donata da Gesù cambia la vita donando la gioia del perdono che purifica dal male. Ora la donna capisce di quale acqua sta parlando Gesù: le offre il perdono dei suoi peccati e per lei si apre l’abbraccio del Padre e una nuova intimità con Lui: «Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».Nel percorso dell’acqua c’è un passaggio decisivo: quando Gesù legge il simbolismo dell’acqua e annuncia la vita eterna sta parlando dell’acqua del nostro Battesimo. Essa zampilla dal cuore del credente in ogni momento; essa è Grazia che toglie il peccato, salva la vita e la rende eterna: tutto questo è opera dello Spirito Santo che, nel Battesimo, ci ha consacrati e resi santi per sempre.
don Luigi Galli

sabato 21 febbraio 2015

1046 - INIZIO DELLA QUARESIMA

L’imposizione delle ceneri è un gesto penitenziale che si compie in tutte le parrocchie, connesso all’inizio della Quaresima.
La formula più antica e tradizionale – Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai – si ispira alle severe parole del libro della Genesi (v. 3,19), che suonano a condanna dell’uomo peccatore, destinato inevitabilmente a subire, come castigo, la morte.
Con questo rito, semplice e austero, ricevendo le ceneri sul capo, ognuno è richiamato a prendere coscienza, per mezzo di un gesto fortemente simbolico, della caducità della vita umana e della transitorietà delle cose terrene: tutto, prima o poi, si vanifica, come polvere al vento…
Un’altra formula, introdotta in un secondo tempo, a completamento della prima – Convertitevi e credete al Vangelo – è costituita dalle prime parole pronunciate da Gesù secondo il Vangelo di Marco (v. 1,15): è questo il nucleo sintetico ed iniziale della predicazione del Signore, cominciata subito dopo i quaranta giorni di preghiera e di digiuno trascorsi nel deserto.
“Convèrtiti” significa: gìrati verso la luce, perché la luce è già qui. La conversione non è la condizione imposta da Dio per il perdono. Che buona notizia sarebbe mai un Dio che dà secondo le nostre prestazioni? Gesù viene a rivelarci che il movimento è esattamente l’inverso: è Lui che mi incontra gratuitamente, prima che io sia buono… E allora io cambio il modo di vedere le cose. Purtroppo, come diceva padre Vannucci, la verità è che noi siamo immersi in un mare d’amore e non ce ne rendiamo conto.
Non basta allora chiudersi nella meditazione sulla transitorietà della vita, cosa saggia e salutare; sulle conseguenze negative che il peccato ha nei confronti della nostra vita, o sull’ineluttabilità della morte come pensiero capace di riequilibrare le nostre velleità con realismo crudo ed implacabile.
Per convertirsi occorre cambiare modo di vivere e di pensare, abbandonare gli idoli – antichi e moderni – cui si finisce sempre per legare la nostra vita, e scegliere, con decisione e docile disponibilità alla grazia di Dio, di aderire al vangelo di Cristo, come norma sicura e guida illuminante per il nostro cammino.
Il sacramento della Penitenza è uno dei mezzi attraverso cui si esprime la nostra conversione, non solo perché favorisce il rovesciamento radicale della mentalità e, di conseguenza, il necessario mutamento di rotta nella vita, ma ancor più perché ci fa crescere nella vita battesimale.
Quando noi andiamo a confessarci delle nostre debolezze, dei nostri peccati – ha detto in una delle sue memorabili catechesi papa Francesco – noi andiamo a chiedere il perdono di Gesù, ma andiamo pure a rinnovare il Battesimo con questo perdono. E questo è bello: è come festeggiare il giorno del Battesimo in ogni Confessione.
Così mediante la parola di Dio e la guida di un suo ministro, nel sacramento rivive il mistero di Cristo amico, medico e maestro delle anime: comprendendo le precise esigenze dell’amore del Padre e ricevendo la forza di attuarle, siamo stimolati a crescere ancor più, prendendo a misura l’amore di Cristo. La buona notizia è tutta qui: Dio cammina con noi, senza condizioni per guarire ogni male, curare le ferite inflitte dalla vita e riparare i nostri sbagli d’amore… Solo il suo amore guarisce tutto e tutti!
Don Erminio Villa, 19/02/2015

1045 - PER QUALI STRADE CAMMINO?

“Scegliere fra Dio e gli altri dei, quelli che non hanno il potere di darci niente, soltanto piccole cosine che passano. E non è facile scegliere, noi abbiamo sempre questa abitudine di andare un po’ dove va la gente, un po’ come tutti. Come tutti. Tutti e nessuno. E oggi la Chiesa ci dice: ‘Ma, fermati! Fermati e scegli’. E’ un buon consiglio. E oggi ci farà bene fermarci e durante la giornata pensare un po’: com’è il mio stile di vita? Per quali strade cammino?”.
“Una strada sbagliata è quella di cercare sempre il proprio successo, i propri beni, senza pensare al Signore, senza pensare alla famiglia. Queste due domande: com’è il mio rapporto con Dio, com’è il mio rapporto con la famiglia. E uno può guadagnare tutto, ma alla fine diventare un fallito. Ha fallito. Quella vita è un fallimento. ‘Ma no, gli hanno fatto un monumento, gli hanno dipinto un quadro…”. Ma hai fallito: non hai saputo scegliere bene fra la vita e la morte”.
“'Beato l’uomo che confida nel Signore'. Quando il Signore ci dà questo consiglio – ‘Fermati! Scegli oggi, scegli’ – non ci lascia soli. È con noi e vuole aiutarci. Soltanto noi dobbiamo confidare, avere fiducia in Lui. ‘Beato l’uomo che confida nel Signore’. Oggi, nel momento in cui noi ci fermiamo per pensare a queste cose e prendere decisioni, scegliere qualcosa, sappiamo che il Signore è con noi, è accanto a noi, per aiutarci. Mai ci lascia andare da soli, mai. E’ sempre con noi. Anche nel momento della scelta è con noi”.
papa Francesco, Omelia a Santa Marta, 19 febbraio 2015

martedì 17 febbraio 2015

1044 - INCONTRO CON GLI EX PARROCI DI SAN GEROLAMO EMILIANI


Saluto introduttivo di padre Danilo
 
Don Elvio Damoli ricorda i primi anni della parrocchia

Padre Gabriele Gorni

L'auditorium del Centro Piamarta affollato
  

mercoledì 11 febbraio 2015

1043 - 50° ANNIVERSARIO DELLA CONSACRAZIONE

1042 - IL DOVERE QUOTIDIANO

Ci sono cristiani scalatori di paradiso e ci sono cristiani "terrestri". Questi aspettano che il paradiso discenda in loro e li scavi secondo misura.
La misura del paradiso in noi è il compimento preciso e generoso del nostro dovere quotidiano. Questo dovere che è il contrario di ciò che si potrebbe chiamare spirito di avventura, spirito di ricerca. Esso libera alla visita di Dio la piccola particella di umanità che noi siamo e ci stabilisce in una legge di amore.
Compiere il proprio dovere quotidiano è accettare di rimanere dove si è, perché il regno di Dio giunga fino a noi e si estenda su questa terra che noi siamo. È accettare con un'obbedienza magnanima la materia di cui siamo fatti, la famiglia di cui siamo membri, la professione in cui lavoriamo, il popolo che è il nostro, il continente che ci circonda, il mondo che ci serra, il tempo in cui viviamo.
Perché il dovere di stato non è quell'obbligo meschino di cui si parla talvolta. È il debito del nostro stato di figli o di padri, di "cittadini del mondo", di uomini d'oggi.
(Madeleine Delbrel)

domenica 8 febbraio 2015

1041 - IL CARD. SCOLA A SAN GEROLAMO


Nel pomeriggio inoltrato e gelido, tra il grigio plumbeo del cielo e quello della periferia metropolitana, il cardinale Scola arriva tra la gente, tanta, della parrocchia di San Gerolamo Emiliani, nella vigilia del giorno in cui si celebra la memoria liturgica di questo grande e preveggente educatore della gioventù e degli orfani.
Il Decanato è quello di Lambrate, di cui l’Arcivescovo incontra, al termine della Celebrazione eucaristica, i sacerdoti – «uno dei Decanati più piccoli, ma tra i più vivaci», nota – e, infatti tra gli undici concelebranti, oltre il vicario episcopale della Zona I, monsignor Carlo Faccendini, ci sono il decano don Mario Garavaglia e alcuni dei preti delle Comunità pastorale che lo compongono. «Esprimo la gioia di tutti noi», dice il parroco, padre Luigi Bazzani della Congregazione Sacra Famiglia di Nazareth (accanto al Cardinale è anche il superiore generale) fondata da san Giovanni Piamarta, che ricorda come proprio cinquant’anni fa «il cardinale Colombo abbia inaugurato questo tempio al culto. Tempio che è diventato, negli anni, punto di riferimento per la gente di Cimiano dell'incontro con il Signore che Lei, Eminenza, qui rappresenta».
«Quando la domenica proclamiamo la Parola di Dio è Gesù stesso che ci parla, come ci dice il Concilio. Questa domenica, nel rito ambrosiano, è dedicata alla Divina Clemenza e dobbiamo, quindi, prestare molta attenzione all’episodio del Vangelo, ascoltando appunto la voce di Gesù», dice l’Arcivescovo in apertura dell’omelia, riferendosi all’episodio di Luca al capitolo 7.
«Potremo, allora, identificarci magari con il Fariseo, una persona gentile ma che aveva un pregiudizio sul Signore e che trova nel comportamento della donna peccatrice una giustificazione alla sua posizione corretta, ma sostanzialmente ostile a Gesù».
Tuttavia, per noi fondamentale – sottolinea – è il comprendere «il contenuto di ciò che Cristo dice, in conclusione al Fariseo, rivelando il senso della clemenza e, dunque, dell’amore»: “Sono perdonati i suoi molti peccati perché ha molto amato”.
Da qui una prima indicazione: «Possiamo riprendere questo ammonimento durante la settimana, in famiglia o con gli amici, perché vale la pena tornare su quanto apprendiamo la domenica. Il Signore chiama per nome il peccato – un concetto che noi oggi stiamo perdendo – ma perdona perché ama».
Il pensiero è per la Lettera ai Galati con le parole, “non vivo più io, ma Cristo vive in me”, proprio – scandisce Scola – «il contrario della tentazione dell’uomo contemporaneo, un individualismo che intacca talvolta anche i rapporti più cari. È questo accade perché Dio trinitario non ci muove più dall’interno e non viviamo più nella fede in Colui che ci ha amato».
Nasce così quella che l’Arcivescovo definisce la grande domanda: «questa fede e ciò che veramente domandiamo tutti i giorni? È realmente intrisa dall’amore per Cristo che ci ha insegnato cosa è l'amore. So che qui sono tante le opere educative ed assistenziali, ma, soprattutto in questo tempo, abbiamo bisogno di essere mossi da un rapporto personale con il Signore che può essere vissuto solo nell’Eucaristia. Cerchiamo di fare nostra l’affermazione di Paolo ai Galati e anche l’espressione del profeta Osea – “Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all’alba svanisce”. «La consistenza del nostro amore per Gesù, e quindi per tutti gli uomini, il senso del “per Chi” iniziamo di nuovo ogni nostra giornata, l’amore per Gesù che passa ai fratelli, incrementato dalla fede ci renda capaci di vivere e di comunicare questa stessa fede».
E, alla fine, dopo che una bimba della Prima comunione è salita sull’altare vicino al Cardinale spiegando che i piccoli portano alcune coccarde come simbolo delle parrocchie del Decanato da cui provengono, l’Arcivescovo conclude: «Sono molto colpito dalla lunga storia secolare del quartiere, avete una grande tradizione alle spalle come parrocchia e Decanato. Ai sacerdoti dico che si trovino regolarmente per l’intensificarsi dell’azione ecclesiale comune. Ai giovani dico che bisogna imparare ad amare. A tutti raccomando molto la semplificazione della vita delle nostre realtà. Questo significa andare a fondo all’esperienza di Comunità che facciamo, perché la persona non fiorisce senza la Comunità e questa non è tale se non fa fiorire la persona. Viviamo gli aspetti della nostra vita ecclesiale e associativa, della vita pratica, come il Centro di ascolto, secondo la fede. Riflettiamo sul senso del vivere e su quello che San Paolo chiama “il pensiero di Cristo” per affrontare le sfide del cambiamento. Continuate con maggior decisione sulla strada dell’assumere la bellezza, la bontà e la verità di appartenere al Signore al di là di ogni nostro limite e peccato».

1040 - INTERVISTA A PADRE LUIGI, PARROCO DI SAN GEROLAMO EMILIANI

Tra gli appuntamenti previsti in occasione delle celebrazioni per il 50° anniversario della parrocchia di san Gerolamo Emiliani, c'è stata la S. Messa presieduta dal Cardinale Scola: «Abbiamo invitato l’Arcivescovo in occasione del 50° anniversario della nostra parrocchia».
Come vi siete preparati a questo momento?
Ci stiamo preparando da tempo. Cerchiamo di vivere in modo più approfondito il senso di essere una comunità e di appartenervi. Siamo un territorio di periferia con tutti i problemi del caso. Nella settimana precedente alla visita, sia nella nostra parrocchia, sia nelle altre del Decanato, sono in programma incontri di preghiera e di spiritualità. In generale, inoltre, stiamo proponendo un calendario di iniziative che si svolgeranno nel corso dell’anno e che coinvolgeranno tutte le fasce d’età, dai giovani agli anziani. Alcune si sono già svolte: in occasione dell’Epifania, per esempio, abbiamo organizzato un pranzo e un momento di aggregazione per gli anziani; per celebrare la Festa della Famiglia, invece, il 25 gennaio c’è stato un pranzo insieme. Ci saranno attività culturali di carattere storico per ricordare la nascita della parrocchia: abbiamo invitato gli ex parroci che daranno la loro testimonianza sulle origini della comunità e sul suo sviluppo. Non mancheranno nemmeno le iniziative per tutti, come una maratona che si terrà tra aprile e maggio al Parco Lambro, nel territorio della parrocchia, e che sarà un modo per stare insieme e «smuovere» la comunità. Gli eventi si susseguiranno più o meno ogni mese, con le sole eccezione di luglio e agosto, quando la città si svuota.

La crisi economica si è sentita molto da voi?
Sono aumentati molto i poveri. Abbiamo anche un alto numero di anziani, vedove e pensionati che vivono con assegni bassi. C’è parecchia disoccupazione e diversi genitori non riescono più a trovare lavoro. Tanti vivono in case popolari dell’Aler e non sempre riescono a pagare l’affitto. Per venire incontro a tutte queste difficoltà distribuiamo cibo e viveri, dopo un colloquio svolto attraverso il nostro Centro d’ascolto. L’anno scorso sono state assistite circa 170 famiglie: questa è una realtà molto povera e non riusciamo a fare grandi spese. Dalla crisi sono state colpite le fasce più povere della popolazione. Abbiamo poca disoccupazione giovanile, perché qui vivono pochi giovani.

Gli immigrati sono molto presenti? Per ora sono in percentuale molto bassa, non arrivano al 10%. Quando si libereranno le case Aler sicuramente verranno più stranieri, perché, avendo molti figli, salgono in graduatoria. Ci aspettiamo che nei prossimi anni la loro presenza si farà più consistente. Per ora sono soprattutto egiziani, peruviani, filippini, qualche marocchino e arabo e qualche famiglia cinese.

Gli anziani partecipano alle attività parrocchiali?
Per loro è attivo il gruppo della Terza età, frequentato soprattutto da signore. Il Centro Sorriso del Comune non è molto lontano dalla parrocchia e un buon numero di persone partecipa alle sue attività. Ma purtroppo nel quartiere non c’è altro. Siamo tagliati fuori da tutto. I negozi sono lontani, così come il supermercato, le lavanderie e gli altri servizi. Anche la metropolitana è lontana dalla parrocchia e bisogna fare un bel pezzo di strada a piedi per raggiungerla...

E i giovani frequentano?
È un quartiere-dormitorio e per questo ci sono anche pochi giovani: per loro i punti di riferimento sono solo l’oratorio e la parrocchia con i campi sportivi che si possono usare gratuitamente.

mercoledì 4 febbraio 2015

1039 - IL CARD. SCOLA A SAN GEROLAMO EMILIANI

Nell'anno 2015 la parrocchia di San Gerolamo Emiliani in Cimiano celebra il 50° anniversario della consacrazione della chiesa, che fu inaugurata 50 anni fa dall’arcivescovo di Milano, card. Giovanni Colombo, il 19 dicembre 1965, con il parroco don Pietro Murari.
Per celebrare degnamente l’anniversario, il Consiglio Pastorale ha varato un programma ricco di incontri, eventi culturali e religiosi, che occuperà tutto il corso dell’anno.
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Sabato 7 febbraio 2015 alle ore 18,00
il Cardinale Angelo Scola
celebrerà la Messa 
e successivamente saluterà i fedeli.