Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

giovedì 29 ottobre 2015

1120 - PAPA FRANCESCO A MILANO IL 7 MAGGIO 2016

Sabato 7 maggio 2016 papa Francesco verrà in visita pastorale alla Diocesi di Milano. L’Arcivescovo, cardinale Angelo Scola, l’ha annunciato in Duomo martedì 27 ottobre, nel corso dell’incontro del Patriarca dei Maroniti Bechara Boutros Raï con i sacerdoti ambrosiani. Pubblichiamo la sua lettera alla Diocesi
Con gioia e commozione vi annuncio che Papa Francesco, accogliendo il nostro invito, sarà tra noi a Milano il 7 maggio p.v. Il gesto del Santo Padre è segno delicato di affetto e di stima per la Chiesa ambrosiana, per la metropoli milanese e per la Lombardia tutta.
Fin da ora esprimiamo la nostra gratitudine al Papa, che verrà a confermarci nella fede come domanda il suo ministero petrino; ministero d’amore personale ed ecclesiale: «“Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecore”» (Gv 21,17).
Tutti coloro che, persone e soggetti sociali, abitano la realtà milanese e lombarda – ne siamo certi – accoglieranno con letizia questo grande dono.
La Visita del successore di Pietro si inserisce nell’Anno Giubilare che Papa Francesco ha indetto per documentare la vicinanza della Chiesa, nella verità e nella carità, a ogni uomo e a ogni donna, di qualunque età, censo e cultura. Di questo accompagnamento è stata espressione assai significativa il Sinodo dei vescovi la cui Assemblea si è appena conclusa e ora aspetta l’intervento del Santo Padre.
La Visita Pastorale di Papa Francesco ci aiuta a meglio comprendere e attuare lo scopo della Visita Pastorale in atto nella nostra Chiesa. Ogni comunità, mentre verifica il suo cammino, si sente incoraggiata a riconoscersi come presenza della Chiesa cattolica, cioè universale, perché missionaria per tutti gli uomini, per tutto l’uomo in questa stagione di transizione e di compassione, di tribolazione e di santificazione. L’insistenza del Papa sulle periferie e sull’amore preferenziale per i poveri ci fa avvertiti dei cambiamenti in atto nella nostra metropoli.
Card. Angelo Scola

1119 - APOSTOLATO DELLA PREGHIERA - NOVEMBRE 2015

Intenzione generale
"Perché sappiamo aprirci all’incontro personale e al dialogo con tutti, anche con chi ha convinzioni diverse dalle nostre". 

Intenzione missionaria
"Perché i Pastori della Chiesa, amando profondamente il proprio gregge, possano accompagnare il cammino e tenere viva la speranza". 

Intenzione dei vescovi
"Perché il Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze sia l’occasione per ripensare l’umanesimo nell’epoca della scienza, della tecnica e della comunicazione".

1118 - VIVERE E' CAMMINARE

Vivere è camminare, vivere è andare
per diverse strade, diversi sentieri che lasciano il loro segno nella nostra vita. E per la fede sappiamo che Gesù ci cerca, vuole guarire le nostre ferite, curare i nostri piedi dalle piaghe di un cammino carico di solitudine, pulirci dalla polvere che si è attaccata per le strade che ciascuno ha percorso. 
Papa Francesco
(Discorso del Santo Padre in occasione della Visita ai Detenuti nell’Istituto di Correzione Curran-Fr)

venerdì 23 ottobre 2015

1117 - VEGLIA MISSIONARIA


1116 - WORKSHOP MISSIONARIO

Anche quest’anno ci diamo appuntamento per l’evento diocesano missionario sabato 24 ottobre. Nel pomeriggio, per chi lo vorrà, si potrà visionare/partecipare al workshop alla nuova Darsena di Milano (lato via Gabriele D’Annunzio). Infatti sono numerose le realtà missionarie del nostro territorio (istituti missionari, associazioni e onlus) che hanno organizzato stand, giochi e animazione per farsi conoscere e far conoscere alla città il mondo, molte volte sconosciuto, della Missione della diocesi ambrosiana.
La Veglia con il mandato missionario ai partenti della diocesi di Milano, dal titolo "Dalla parte dei poveri", sarà il momento conclusivo e si terrà nella Basilica di S. Eustorgio in Milano a partire dalle ore 20.00.

1115 - 1° DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE

Il Vangelo di Marco (16, 14b-20) non finiva con i versetti che oggi leggiamo nella liturgia, ma in modo alquanto diverso: «E non dissero niente a nessuno perché avevano paura» (16,8). L’aggiunta successiva è un “riassunto” dell’annuncio pasquale narrato dagli altri Vangeli. Il mondo incredulo e il paradosso dell’annuncio della Risurrezione possono fare paura. Ma la paura non ferma la forza missionaria del Vangelo.
Domenica scorsa abbiamo contemplato la bellezza del nostro Duomo, pallido segno della bellezza della Sposa; oggi guardiamo alla Sposa che non può fare a meno di “parlare” con gioia entusiasta del suo Sposo.
1. Non avere paura. Parecchi segni oggi mostrano una Chiesa impaurita. Ma non si può andare verso “il mondo” se si ha paura. La paura è dentro di noi e si riflette nei gesti della Chiesa quando sta “ferma”, chiusa in se stessa. Le sfide che abbiamo di fronte possono far paura, ma anche impegnano la Chiesa a una severa riforma di se stessa che, se nascesse solo dalla paura, non porterebbe che cedimenti o irrigidimenti di fronte al mondo. Se invece la riforma nasce dall’amore per il Vangelo e dall’obbedienza alle sue richieste, allora nascerà una Chiesa bella e splendente. Solo il Vangelo può far superare la paura e far bella la Chiesa. L’annuncio della Risurrezione, che non è né atteso né creduto dal mondo, fatto con gioia e amore, sa convincere il mondo. Ogni giorno vediamo in noi e nella Chiesa i segni della paura, ma Gesù ci dice: «Non abbiate paura perché la vostra fede vince il mondo».
2. Andare in tutto il mondo. Questo comando di Gesù è stato attuato: non c’è un solo angolo della terra che non abbia sentito parlare di lui. Ma la dimensione geografica non basta: ci sono anche dimensioni più vere e vitali non ancora raggiunte. Ognuno di noi ha qualche angolo del suo cuore non ancora convertito al Vangelo; nella Chiesa stessa ci sono tanti “angoli mondani”. Il primo annuncio del Vangelo è sempre rivolto alla Chiesa e non al mondo. Ma, proprio perché il cristiano è di necessità missionario, bisogna che ogni credente si convinca che i propri confini sono quelli del mondo intero; perciò ogni giorno è una “partenza”: andare è il primo verbo della fede.
3. Proclamare il Vangelo a ogni creatura. Il secondo verbo della fede è proclamare. Come? Qui viene il difficile; anche san Paolo l’ha fatta facile ad Atene, ma ha dovuto ricredersi: la sua puntigliosa e precisa preparazione ha tolto spazio alla forza inerme della Parola. Oggi siamo nelle stesse condizioni: conosciamo “qualcosa” del cristianesimo e pensiamo che basti la bravura nel parlare, la forza dei mezzi di comunicazione, il “carisma” di qualche comunicatore… Ma è solo l’inizio. L’annuncio non porta frutto se non ha almeno altre tre caratteristiche: la leggerezza gioiosa di una “bella notizia”, la condivisione sincera e l’evangelica povertà della testimonianza attraverso il martirio. Sono i punti di svolta di una vera riforma della Chiesa.
don Luigi Galli

domenica 18 ottobre 2015

1114 - AMBIENTE, BENE COMUNE 2


1113 - AMBIENTE, BENE COMUNE?

Carissimi amici,
L'associazione Amici di Dai Nostri Quartieri ha organizzato per mercoledì 21 Ottobre, una serata sul tema: AMBIENTE, BENE COMUNE?, un dialogo aperto con don Alberto Vitali e il prof. Paolo Pileri.

Non è un convegno per addetti ai lavori, ma una conversazione che arrivi a toccare la sensibilità di tutti per una riflessione che non si può rilegare in confini intellettualistici.

Dopo una breve introduzione di Luigi Andreoli, parleranno don Alberto Vitali responsabile della Pastorale dei Migranti della Diocesi di Milano e il prof. Paolo Pileri, docente di pianificazione ambientale e territoriale al Politecnico di Milano.

Sarà una grande occasione per riflettere, nell'anno internazionale del suolo, in una panoramica attuale delle condizioni del nostro pianeta e dei miglioramenti che ciascuno di noi può adottare per la salvaguardia del creato, come suggerisce papa Francesco nella enciclica Laudato Sì.

L'incontro è aperto a tutti!

Associazione Amici di "Dai Nostri Quartieri"
Notizie, cultura e partecipazione in zona 3
Sito: www.dainostriquartieri.it - Contatti: info@dainostriquartieri.it

venerdì 16 ottobre 2015

1112 - DALLA PARTE DEI POVERI

Iniziando insieme un nuovo anno pastorale, abbiamo pensato di proporre una riflessione seria e concreta riguardo a ciò che rappresenta il ‘cuore’ della missione, cioè l’impegno ad uscire da noi stessi, a camminare verso l’altro, il fratello in cui incontriamo l’ALTRO, cioè Dio stesso! Cammin facendo la nostra consapevolezza di essere missionari, ‘inviati’ da Gesù stesso, ci rende più attenti alle sfide che il mondo ci presenta ogni giorno. Le periferie ci sembrano così il luogo dell’Annuncio, là dove il Vangelo riacquista forza, perché è lieta notizia per tutti! Gesù ha annunciato “Beati i poveri” non in quanto indigenti, ma perché è possibile che siano maggiormente predisposti a cercare Dio senza pregiudizi e a seguirlo senza troppe resistenze del cuore.
“Dalla parte dei poveri” non è solamente un invito a ‘schierarsi’ a favore di una categoria generale di persone, di cui magari sentiamo sempre parlare, ma senza ‘incontrarli’ veramente… E’ invece il modo di agire di Cristo stesso, che emerge dall’ascolto del Vangelo, perché il Signore non si è mai posto ‘contro’ qualcuno, ma a fianco di tutti, camminando insieme a coloro che incontrava, poveri, malati nel corpo e nello spirito, uomini e donne in ricerca, delusi dalla vita… A ciascuno di essi Gesù ha offerto uno sguardo nuovo, lo sguardo della sua Misericordia, capace di guarire ogni vita!In ogni anno liturgico noi celebriamo il “Mistero di Cristo” che non è un ‘segreto da svelare’ ma un dono da approfondire sempre meglio, cioè la lieta notizia di un Dio che è Padre ed ama talmente l’umanità da offrire nel Figlio la vita e la salvezza ad ogni uomo e donna della storia. Ma l’anno 2015-2016 sarà davvero particolare per le nostre comunità, dato che nel 50° anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II, Papa Francesco ha voluto offrire alla Chiesa tutta un Anno Santo della Misericordia, perché “la Chiesa possa rendere più visibile la sua Missione”, cioè l’impegno (che era già proposto da Papa Giovanni XXIII quando volle indire il Concilio!) di vivere “usando la medicina della misericordia, piuttosto che imbracciare le armi del rigore”!
Ecco allora l’invito ad iniziare l’anno pastorale con il mese dedicato alla missione, e a continuarlo impegnandoci sempre con forza ad essere “popolo di Misericordia”, cioè uomini e donne che sanno farsi compagni di viaggio di qualunque fratello e sorella, poveri come loro, ma uniti per accogliere il dono dell’Amore che libera il cuore. Solo con questa libertà potremo incarnare lo “stile dell’inclusione” e non più quello dell’esclusione dell’altro, potremo essere noi stessi ‘storia di salvezza’ per chi ci incontra!
Vivere “dalla parte dei poveri” non sarà dunque solo uno sforzo della nostra volontà umana, ma la normale conseguenza di un cuore convertito dall’amore, di un cuore che ha ‘conosciuto’ e sperimentato che Cristo, il Vivente, è ‘dalla parte’ di ciascuno di noi!
(da Fondazione Missio).

1111 - OTTOBRE MESE MISSIONARIO

Nel 1926, l’Opera della Propagazione della Fede propose a papa Pio XI di indire una giornata annuale in favore dell’attività missionaria della Chiesa universale. La richiesta venne accolta con favore e lo stesso anno fu celebrata la prima “Giornata Missionaria Mondiale per la propagazione della fede”. In questo giorno i fedeli di tutti i continenti sono chiamati ad aprire il loro cuore alle esigenze spirituali della missione e ad impegnarsi con gesti concreti di solidarietà a sostegno di tutte le giovani Chiese. Vengono così sostenuti con le offerte della Giornata, progetti per consolidare la Chiesa mediante l'aiuto ai catechisti, ai seminari con la formazione del clero locale, e all’assistenza socio-sanitaria dell’infanzia.
L’Ottobre Missionario attualmente prevede un cammino di animazione articolato in cinque settimane, ciascuna delle quali propone un tema su cui riflettere.
• Prima settimana: Contemplazione, fonte della testimonianza missionaria
• Seconda settimana: Vocazione, motivo essenziale dell’impegno missionario
•Terza settimana: Responsabilità, atteggiamento interiore per vivere la missione
• Quarta settimana: Carità, cuore della missionarietà
• Quinta settimana: Ringraziamento, gratitudine verso Dio per il dono della missione.

1110 - DOMENICA DELLA DEDICAZIONE DELLA CATTEDRALE

«Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone» (Gv. 10,22-30): Gesù cammina a pochi passi dal luogo più santo per gli ebrei, il Santo dei Santi che contiene l’arca dell’alleanza, segno dell’elezione e della presenza di Dio. In questo luogo santo Gesù dice di essere il nuovo pastore che svela i “segreti” del Padre. Questi segreti saranno svelati di lì a poco quando «darà loro la vita eterna»: risplenderà lo spettacolo della croce e della risurrezione. Gesù è il nuovo tempio in cui viene sancita la nuova alleanza; nel tempio santissimo del corpo e sangue di Gesù nasce il nuovo e definitivo sacerdozio dove offerente, offerta e altare sono la stessa persona.
Oggi è festa grande per il rito ambrosiano perché si celebra la consacrazione della chiesa madre di tutte le chiese. Il nostro bel duomo fatto con “pietre di pietra” è il segno della Chiesa costruita con la carne delle “pietre vive” che sono i credenti.
1. La Chiesa corpo e sposa di Gesù. Il tempio nuovo e vivo è Gesù risorto; egli dona ai credenti in lui la speranza di diventare risorti. Dove c’è ora lo sposo ci sarà anche la sposa. Proprio perché la Chiesa è il corpo visibile del corpo risorto e invisibile di Gesù, quando si entra in una chiesa bisogna pensare al paradiso. Ogni chiesa, a partire dal Duomo, è una ianua coeli: una porta del cielo. In chiesa si entra per celebrare l’Eucaristia e in essa si sosta «nell’attesa della venuta di Gesù». Questa dimensione è spesso dimenticata, ma è insita in ogni “pietra santa” con cui le chiese sono costruite. Bisogna imparare cosa significa entrare in chiesa.
2. La chiesa madre segno di unità. Questa unità, ben simboleggiata dall’edificio-chiesa costruito e compatto, è con Gesù che dona la vita stessa del Padre per mezzo dello Spirito. Ma la chiesa è anche il segno dell’unità di tutti i credenti che tra loro sono veri fratelli e sorelle. La chiesa è l’unico luogo dove chiunque entra è “a casa sua”; per questo le chiese dovrebbero essere sempre aperte notte e giorno. Nelle chiese, in comunione con la chiesa-madre, si raduna il popolo dei «convocati» (ecclesia è termine latino che viene dal greco e significa «assemblea dei convocati»). Non si entra in chiesa di propria iniziativa, ma perché c’è una chiamata e, quando i cristiani si radunano, lo fanno per «annunciare la morte e la resurrezione di Gesù, finché egli torni». Entrare in chiesa vuol dire assumersi la responsabilità dell’annuncio del Vangelo.
3. La Chiesa è sorgente di vita. Il buon pastore, che abita la sua Chiesa, dona la vita alle sue pecore: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono: io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano». Dal costato dello sposo, offerto in croce, esce un fiume di acqua viva che arriva ad ogni credente e, normalmente, è nella Chiesa che si attinge a questo fiume di vita. Dalla chiesa madre parte la comunione che raggiunge tutte le chiese, e le comunità che in esse si raccolgono possono dissetarsi in abbondanza all’acqua della vita. Entrare in chiesa vuol dire accogliere la grazia e sperimentare il perdono.
Commento di don Luigi Galli

1109 - PER I CRISTIANI PERSEGUITATI

Nuove terre sono bagnate dal sangue dei martiri
e, oggi, il cielo ascolta nuovo dolore.
Piccoli e grandi, uomini e donne, sani e malati,
l'odio non fa distinzioni e ogni giorno uccide la fraternità.
Proteggi, Signore, chi per fede muore.
Custodisci i passi di coloro che fuggono
per non far morire il futuro e la fede in te.
Sii la forza di chi non cede alla paura
e, con audacia, testimonia il tuo nome e la tua salvezza.
Noi crediamo che tu sei il Signore, Dio dell'universo;
crediamo che il tuo nome, invocato oggi tra lacrime e pianto,
tra terrore e speranza, può portare salvezza al mondo.
Ognuno di noi lo invochi, chiedendo salvezza,
in comunione con i nostri fratelli e sorelle
perseguitati in tante parti del mondo.
Amen.
(Suor Mariangela Tassielli)

1108 - IL GRANDE COMANDAMENTO

Dio ci chiede soltanto due cose : che lo amiamo, e che amiamo il nostro prossimo. Tale deve essere la meta dei nostri sforzi. Se ci conformiamo a queste due cose, in modo perfetto, adempiamo la sua volontà e gli siamo uniti.
Il segno più sicuro, secondo me, per sapere se abbiamo questo doppio amore, consiste nell'amare veramente il prossimo. Perché non possiamo avere la certezza che amiamo Dio, anche se ne abbiamo degli indizi molto seri ; invece possiamo sapere sicuramente se amiamo il prossimo. Siate certe che quanto più scoprirete in voi progressi nell'amore del prossimo, tanto più avrete progredito nell'amore di Dio.
L'amore che Dio nutre per noi è così profondo che, ricambiando quello che abbiamo per il prossimo, perfeziona in mille modi quello che proviamo per lui stesso; non ho nessun dubbio su questo punto. È il motivo per cui è molto importante considerare bene come amiamo il prossimo; se questo amore è perfetto, possiamo stare tranquilli. Perché, secondo me, la nostra natura è così depravata che, se il nostro amore per il prossimo non prendesse le sue radici nell'amore stesso di Dio, non potrebbe innalzarsi alla perfezione.
(Santa Teresa d'Avila, Il Castello interiore, Quinta Dimora)

venerdì 2 ottobre 2015

1107 - IN EXPO LA MENSA DEI POPOLI

Tremila coperti per un'iniziativa di condivisione e solidarietà “francescana” nei confronti degli “esclusi”, promossa da Duomo Viaggi con la collaborazione della Diocesi di Milano, della Caritas Ambrosiana e delle altre Caritas Lombarde. Domenica pomeriggio un servizio
Un tavolo da 3000 coperti a Cascina Triulza - il padiglione della società civile a Expo Milano 2015 - per non dimenticare «i volti di chi non mangia in modo degno», proprio come aveva auspicato papa Francesco al momento dell’inaugurazione dell’Esposizione universale.
Duomo Viaggi - con la collaborazione della Diocesi di Milano, della Caritas Ambrosiana e delle altre Caritas Lombarde, di Milano Expo 2015 e CIR food. - intende celebrare San Francesco con una grande iniziativa di condivisione e solidarietà, collegata idealmente al pellegrinaggio dei fedeli lombardi ad Assisi sulla tomba del Santo. Domenica 4 ottobre, infatti, all’interno del sito espositivo a Rho sarà allestita una “Mensa dei Popoli” alla quale saranno invitati “gli esclusi”, le persone in difficoltà seguite dalla Caritas a Milano e nelle altre città della Lombardia. Con loro si siederanno a tavola volontari e, soprattutto, cittadini che desiderano vivere un’esperienza di condivisione in spirito francescano.
La tavola sarà apparecchiata a Cascina Triulza. Condivisione e solidarietà saranno le parole guida dell’iniziativa: i commensali paganti (al costo popolare di 10 euro) siederanno a tavola con quanti non possono permetterselo e finanzieranno il Refettorio Ambrosiano. La visita a Expo e la partecipazione al pranzo per le persone in difficoltà sarà invece coperta da Duomo Viaggi. Coerentemente con lo spirito di sobrietà e semplicità che caratterizza la giornata, il menù sarà realizzato ispirandosi alle cento ricette economiche condivise sulla pagina facebook del cooking contest “Cucina con 3 euro”, il concorso di cucina lanciato in rete alcuni mesi fa da Caritas Ambrosiana.
«All’inizio di Expo il Papa ci aveva raccomandato di non “dimenticare i volti di coloro che non mangiano in modo degno” - ricorda don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana -. La Chiesa ha scelto di aderire all’Esposizione universale proprio per questa ragione. Con i padiglioni della Santa Sede e l’Edicola Caritas, dedicati alla fame nel mondo e al diritto al cibo, vale a dire alle contraddizioni del nostro modello di produzione e di consumo alimentare, siamo stati e continuiamo a essere la spina nel fianco di chi vorrebbe dare di questo evento solo una lettura commerciale. La “Mensa dei Popoli” del 4 ottobre sarà una nuova iniziativa su questa linea. Vogliamo portare le persone in difficoltà a trascorrere una giornata di spensieratezza a Expo e vorremmo che questa presenza sia visibile a tutti, parte di un’occasione di condivisione con tutti coloro che vorranno sedersi a tavola. La Mensa dei popoli sarà aperta a tutti».
«Questa nuova proposta prosegue l’impegno di Duomo Viaggi nei confronti di Expo, volto a garantire una partecipazione popolare e consapevole - osserva dal canto suo l’amministratore delegato di Duomo Viaggi, Silvano Mezzenzana -, in collaborazione con quanti, a livello popolare, potevano essere interessati a che non prevalessero gli interessi meramente turistici o economici, come le parrocchie, la stessa Fondazione Triulza e altre espressioni della società civile».
www.chiesadimilano.it

1106 - PREGHIERA PER IL SINODO DELLE FAMIGLIE


1105 - VI DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI

Per comprendere appieno questa parabola del Vangelo secondo Matteo (20,1-16) può essere utile vedere in quale contesto Matteo la colloca: tra la promessa che Gesù fa a quelli che hanno lasciato tutto per seguirlo e il terzo annuncio della passione. Così la parabola si arricchisce di significato: non parla delle diverse chiamate agli operai, piuttosto svela il modo di procedere del Padre. Sappiamo che le parabole sono scritte all’insegna dell’esagerazione : quella degli operai dell’ultima ora, per certi aspetti, è la più sconcertante perché svela il mistero dell’agire di Dio, portandoci al cuore della sua azione.
1. Un contratto “segreto”. Agli operai della prima ora il padrone offre un contratto regolare: «Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna». Con gli altri operai non pattuisce una paga, ma dice: «Quello che è giusto ve lo darò». Ecco la prima sorpresa dell’agire di Dio: si rivela come giusto e subito gli operai, pensando alla maniera umana, avranno iniziato a fare i conti delle ore lavorate. Spesso anche noi facciamo lo stesso con Dio come se egli non ci avesse regalato Gesù. Pensiamo che al nostro agire debba corrispondere una “paga giusta”, ma concepiamo la giustizia con una visione umana senza guardare alla croce di Gesù, spettacolo dell’amore incondizionato del Padre.
2. «Quando fu sera». «Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: «Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi». Sappiamo che tutti gli operai della parabola ricevono la stessa paga. La cosa è sconcertante perché non rispecchia la più ovvia regola di giustizia: ognuno ha diritto di essere pagato per il lavoro che ha fatto. «Quando fu sera»: forse nella parabola indica l’ora di Gesù; con Gesù infatti si “chiude” una storia e ne inizia un’altra: cessa la legge e inizia la grazia. In realtà l’amore di Dio è uno solo e sempre lo stesso, ma con la croce di Gesù diventa definitivamente chiaro che il Padre non agisce secondo la giustizia distributiva (a tutti ciò che è giusto) e neppure secondo la giustizia retributiva (a ciascuno secondo i propri meriti). Giunta la sera, cioè giunto lo svelamento della verità, Dio rivela che nel suo cuore abita solo la giustizia salvifica, cioè il perdono che rende giusti coloro che non potrebbero mai esserlo del tutto.
3. «Amico io non ti faccio torto». Di fronte a questo agire di Dio lo sconcerto è grande e quindi si cerca di correre ai ripari perché non ci siamo fraintendimenti: Dio è certamente misericordioso, ma – attenzione – è anche giusto. Questo è vero: ognuno entra nello specchio della misericordia di Dio con la sua libertà. «Amico io non ti faccio tordo… prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te… Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?». In questa frase c’è tutta la grandezza della misericordia del Padre e la bellezza del cristianesimo. Per essere certi di entrare nella misericordia è necessario avere la gioia del Vangelo e cercare sempre l’ultimo posto. Stando lì si è certi di essere subito notati da Dio e perdonati, cioè resi giusti.
Don Luigi Galli