Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

sabato 29 agosto 2009

90 - 1° DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI - 30 Agosto 2009

Questa domenica, seguendo la festa del Martirio del Precursore (29 agosto), apre, nel rito ambrosiano, la seconda scansione del tempo dopo Pentecoste, che ci dispone a riconoscere in Cristo il compimento di tutta la storia di salvezza.
Giovanni si presenta a noi come l’ultimo profeta dell’antica alleanza: è “l’amico dello Sposo” che “esulta di gioia alla voce dello Sposo, perché ne conosce e ne annuncia la venuta, mentre ancora viviamo nell’attesa del compimento.
Sull’esempio stesso di Giovanni, anche noi siamo chiamati a rendere testimonianza al Signore, e radunati attorno all’altare in una sola famiglia, preghiamo:” Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza”.

Prima lettura: Is. 29,13-21; Sal 84; Epistola: Eb. 12,18-25; Vangelo: Gv. 3,25-36.

giovedì 27 agosto 2009

89 - S. AGOSTINO, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA - 28 Agosto

Tardi ti amai, o bellezza tanto antica e così nuova, tardi ti amai.
Tu eri con me, ma io non ero con te ... hai vinto la mia sordità
Mi hai toccato e ardo dal desiderio della tua pace.
(S. Agostino)
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88 - TU CI HAI AMATO PER PRIMO

O Dio che ci hai amato per primo,
noi parliamo di te
come di un semplice fatto storico,
come se una volta soltanto
tu ci avessi amati per primo.
E tuttavia tu lo fai sempre.
Molte volte, ogni volta, durante tutta la vita,
tu ci ami per primo.
Quando ci svegliamo al mattino
e volgiamo a te il nostro pensiero,
tu sei il primo, tu ci hai amati per primo.
Se mi alzo all’alba e volgo a te,
in un medesimo istante, il mio animo,
tu mi hai già preceduto,
mi hai amato per primo.
Quando m’allontano dalle distrazioni,
e mi raccolgo per pensare a te,
tu sei stato il primo.
E così sempre.
E poi, noi ingrati,
parliamo come se una volta sola
tu ci avessi amato così per primo!
(S. Kierkegaard)
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lunedì 24 agosto 2009

87 - PACE

Pace tra cielo e terra, pace fra tutti i popoli
pace nei nostri cuori.
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86 - BASTA LA SOLA LUCE DELLA RAGIONE PER CONOSCERE IL MISTERO DI DIO?

L'uomo, nel conoscere Dio con la sola luce della ragione, incontra molte difficoltà. Inoltre non può entrare da solo nell'intimità del mistero divino. Per questo, Dio l'ha voluto illuminare con la sua Rivelazione non solo su verità che superano la comprensione umana, ma anche su verità religiose e morali, che, pur accessibili di per sé alla ragione, possono essere così conosciute da tutti senza difficoltà, con ferma certezza e senza mescolanza di errore.
(Compendio del catechismo della Chiesa cattolica, nr.4)
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Is the light of reason alone sufficient to know the mystery of God?
In coming to a knowledge of God by the light of reason alone man experiences many difficulties. Indeed, on his own he is unable to enter into the intimacy of the divine mystery. This is why he stands in need of being enlightened by God’s revelation, not only about those things that exceed his understanding, but also about those religious and moral truths which of themselves are not beyond the grasp of human reason, so that even in the present condition of the human race, they can be known by all with ease, with firm certainty and with no admixture of error.
(Compendium of the Catechism of the Catholic Church, nr. 4)

¿Basta la sola luz de la razón para conocer el misterio de Dios?
Para conocer a Dios con la sola luz de la razón, el hombre encuentra muchas dificultades. Además no puede entrar por sí mismo en la intimidad del misterio divino. Por ello, Dios ha querido iluminarlo con su Revelación, no sólo acerca de las verdades que superan la comprensión humana, sino también sobre verdades religiosas y morales, que, aun siendo de por sí accesibles a la razón, de esta manera pueden ser conocidas por todos sin dificultad, con firme certeza y sin mezcla de error.
(Catecismo de la Iglesia católica compendio, nr. 4)
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domenica 23 agosto 2009

85 - COME SI PUÒ CONOSCERE DIO CON LA SOLA LUCE DELLA RAGIONE?

Partendo dalla creazione, cioè dal mondo e dalla persona umana, l'uomo, con la sola ragione, può con certezza conoscere Dio come origine e fine dell'universo e come sommo bene, verità e bellezza infinita.
(Compendio del catechismo della Chiesa cattolica, nr.3)
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How is it possible to know god with only the light of human reason?
Starting from creation, that is from the world and from the human person, through reason alone one can know God with certainty as the origin and end of the universe, as the highest good and as infinite truth and beauty.
(Compendium of the Catechism of the Catholic Church, nr. 3)
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¿Cómo se puede conocer a dios con la sola luz de la razón?
A partir de la Creación, esto es, del mundo y de la persona humana, el hombre, con la sola razón, puede con certeza conocer a Dios como origen y fin del universo y como sumo bien, verdad y belleza infinita.
(Catecismo de la Iglesia católica compendio, nr. 3)
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venerdì 21 agosto 2009

84 - ALZO GLI OCCHI VERSO I MONTI

Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore che ha fatto cielo e terra.
(Sal 120)

83 - TESTIMONIARE IL VANGELO

La liturgia di questa Domenica che, nel rito ambrosiano, precede la festa del Martirio del Precursore del Signore (29 agosto), porta con sé un impegno esigente: “Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio”. Il Signore Gesù invita a mettere al primo posto la testimonianza resa al Vangelo e a compiere una scelta radicale nei suoi confronti: “Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me”.
E’ la via per quanti desiderano essere suoi discepoli: egli non chiede un’accoglienza generica, ma di essere riconosciuto nel volto e nella vita dei fratelli, e di saper affrontare anche la persecuzione, perché in noi possa manifestarsi la sua vita.
Non dobbiamo temere il giudizio e la logica del mondo, ma seguire – con coraggio e in piena convinzione – l’esempio stesso di Gesù: “Chi avrà perduto la vita per causa mia, la troverà”.

Prima lettura: 2 Mac 7,1-2.20-41; Sal 16; Epistola: 2 Cor 4,7-14; Vangelo: Mt 10,28-42.

82 - PERCHÉ NELL'UOMO C'È IL DESIDERIO DI DIO?

Dio stesso, creando l'uomo a propria immagine, ha iscritto nel suo cuore il desiderio di vederlo. Anche se tale desiderio è spesso ignorato, Dio non cessa di attirare l'uomo a sé, perché viva e trovi in lui quella pienezza di verità e di felicità, che cerca senza posa. Per natura e per vocazione, l'uomo è pertanto un essere religioso, capace di entrare in comunione con Dio. Questo intimo e vitale legame con Dio conferisce all'uomo la sua fondamentale dignità.
(dal compedio del Catechismo della Chiesa cattolica, n. 2)
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Why does man have a desire for God?
God himself, in creating man in his own image, has written upon his heart the desire to see him. Even if this desire is often ignored, God never ceases to draw man to himself because only in God will he find and live the fullness of truth and happiness for which he never stops searching. By nature and by vocation, therefore, man is a religious being, capable of entering into communion with God. This intimate and vital bond with God confers on man his fundamental dignity.
(Compendium of the Catechism of the Catholic Church, n. 2)
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¿Por qué late en el hombre el deseo de Dios?
Dios mismo, al crear al hombre a su propia imagen, inscribió en el corazón de éste el deseo de verlo. Aunque el hombre a menudo ignore tal deseo, Dios no cesa de atraerlo hacia sí, para que viva y encuentre en Él aquella plenitud de verdad y felicidad a la que aspira sin descanso. En consecuencia, el hombre, por naturaleza y vocación, es un ser esencialmente religioso, capaz de entrar en comunión con Dios. Esta íntima y vital relación con Dios otorga al hombre su dignidad fundamental.
(Catecismo de la Iglesia católica Compendio, n. 2)
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giovedì 20 agosto 2009

81 - IL MIO DIO


Il mio Dio si riceve gratis,

come le piante prendono il sole.

Nessuno se lo merita….

Non ho diritti sul mio Dio.

Il mio Dio è soltanto un regalo

E’ il dono della mia vita.

E’ lui che deve amarmi per primo.

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Solo lui può aprirmi la sua porta….

E’ difficile il mio Dio,

il mio Dio gratis per l’uomo moderno….

che misura gli oggetti e le persone da quanto

gli costano;

…il mio Dio è….l’amore

e soltanto l’amore può darsi.

L’amore non si vende.

Un amore che chiederà solo una risposta

d’amore, anche gratis.

Chi si apre a questo amore regalato

che lo inonda continuamente,

si sentirà rivivere.

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Sentirà nascere in lui, come il frutto più bello,

questo unico amore capace non di comprare

ma di innamorare il medesimo Dio...

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da “Il Dio in cui non credo” di Juan Arias

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lunedì 17 agosto 2009

80 - IL SILENZIO

Le grandi verità si comunicano soltanto mediante il silenzio.
(P. Claudel)

79 - QUAL È IL DISEGNO DI DIO PER L'UOMO?

Dio, infinitamente perfetto e beato in se stesso, per un disegno di pura bontà ha liberamente creato l'uomo per renderlo partecipe della sua vita beata. Nella pienezza dei tempi, Dio Padre ha mandato suo Figlio come redentore e salvatore degli uomini caduti nel peccato, convocandoli nella sua Chiesa e rendendoli figli adottivi per opera dello Spirito Santo ed eredi della sua eterna beatitudine. (dal compedio del Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1)
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What is the plan of God for man?
God, infinitely perfect and blessed in himself, in a plan of sheer goodness freely created man to make him share in his own blessed life. In the fullness of time, God the Father sent his Son as the Redeemer and Savior of mankind, fallen into sin, thus calling all into his Church and, through the work of the Holy Spirit, making them adopted children and heirs of his eternal happiness. (Compendium of the Catechism of the Catholic Church, n 1)
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¿Cuál es el designio de Dios para el hombre?
Dios, infinitamente perfecto y bienaventurado en sí mismo, en un designio de pura bondad ha creado libremente al hombre para hacerle partícipe de su vida bienaventurada. En la plenitud de los tiempos, Dios Padre envió a su Hijo como Redentor y Salvador de los hombres caídos en el pecado, convocándolos en su Iglesia, y haciéndolos hijos suyos de adopción por obra del Espíritu Santo y herederos de su eterna bienaventuranza. (Catecismo de la Iglesia católica Compendio, n. 1)
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sabato 15 agosto 2009

78 - CRISTO CI OFFRE LA SALVEZZA

La liturgia di questa XI domenica dopo Pentecoste nel rito Ambrosiano richiama la storia di ogni uomo, con il dramma dell’infedeltà ai comandamenti di Dio e il rifiuto del suo dono di salvezza.

In Cristo, il Figlio amato, sul quale il Padre stesso ha posto la sua compiacenza, ci è data una nuova speranza di vita, perché Dio non revoca le sue promesse e la sua speranza non muore: “Questo è stato fatto dal Signore, ed è una meraviglia ai nostri occhi”.

La salvezza che ci è offerta supera ogni nostra indifferenza e ogni pretesa di un suo possesso esclusivo, passa attraverso la pena e l’umiliazione della croce, e proprio da questo ennesimo rifiuto riceve una nuova e sorprendente efficacia: “La pietra scartata dai costruttori è diventata pietra d’angolo”.

Prima lettura: 1Re 18,16b-40a; Sal 15; Epistola: Rm 11,1-5; Vangelo: Mt 21,33-46.

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venerdì 14 agosto 2009

77 - LA CHIESA AMBROSIANA ONORA L'ASSUNTA

La «Madonnina» è il simbolo stesso della città di Milano: un’immagine cara e notissima, anche ben al di là dei confini ambrosiani. Quello che forse non tutti sanno è che la grande statua che si innalza sulla guglia più alta del Duomo non è una «generica» raffigurazione di Maria, ma proprio un omaggio alla Vergine Assunta. Il fatto non è casuale, ovviamente: è un riferimento preciso, infatti, alla dedicazione con cui venne iniziata la nuova cattedrale, titolo poi mutato nel Seicento in quello di «Maria Nascente», che tutt’oggi compare sulla facciata napoleonica. A proporre la collocazione di un simulacro dell’Assunta sulla guglia maggiore del Duomo fu nel 1765 Francesco Croce, all’epoca architetto responsabile della Veneranda Fabbrica: una singolare figura di scienziato «autodidatta» che pur non figurando, oggi, fra i grandi nomi dell’architettura del XVIII secolo si distinse allora per una non comune abilità pratica e concreta. Il Croce, che dovette anche affrontare virulenti attacchi contro il progetto della «sua» guglia (considerata troppo... ardita!), riprendeva del resto un’idea che già avevano accarezzato gli architetti suoi predecessori fin dagli inizi del Cinquecento.

Il modello dell’«Assunta sollevata da angeli» fu così affidato allo scultore Giuseppe Perego, che ai fabbriceri del Duomo propose ben tre soluzioni: le prime due parvero eccessivamente «elaborate » e furono scartate; piacque invece la terza proposta, più semplice e «slanciata», di cui un altro artista, l’intagliatore Giuseppe Antignati, realizzò una bella testa al vero in legno di noce, ancor oggi conservata nel Museo della cattedrale. A battere la lastra di rame sul modello ligneo provvidero poi gli orafi Preda e Bini, mentre il fabbro Varino si occupò dell’armatura metallica interna di sostegno (la statua, infatti, non è fusa, come da più parti si legge!). Caratteristica della Madonnina è poi la sua doratura, che, come certificano i documenti d’archivio, richiese l’applicazione di quasi quattromila fogli di oro zecchino.

A consigliare tale operazione sembra sia stato, fra gli altri, uno dei più celebrati pittori dell’epoca, quel Anton Raphael Mengs che, di passaggio a Milano in quegli anni, è considerato tra i fondatori dello stile neoclassico. Alta quattro metri e pesante circa una tonnellata, la statua dell’Assunta venne ultimata sul finire del 1773 e da allora, sfidando fulmini, bombardamenti aerei e piogge acide, continua a vegliare sulla città di Milano e sui suoi abitanti, vecchi e nuovi.

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A te si inchini la porta degli inferi,

o Madre benedetta;

tu, straziata con Cristo sulla Croce,

con lui risorgi e regni.

Entra gioiosa, o Vergine,

nella felice dimora di Dio;

di cantici risuona

il cielo per te.

Il Figlio tuo di luce ti riveste,

ti incorona regina;

di sua gloria ineffabile ti avvolge

la Trinità beata.

Sotto il tuo piede si prostri la furia

Dell’antico serpente

E, finalmente riscattato e libero,

l’universo ti veneri.

Del tuo Volto bellissimo, Signora,

tu fai liete le stelle;

forte e pietosa la tua dolce mano

ci regga e ci soccorra.

Come tuoi figli, i discepoli

Del Crocefisso accogli

E tutti guida alla casa del Padre

Nel regno dei risorti.

A te, Signore, si levi la lode,

che la Madre glorifichi,

al Padre e alo Santo Spirito,

nei secoli dei secoli. Amen.

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(dalla Liturgia ambrosiana)

giovedì 13 agosto 2009

76 - L'ASSUNZIONE NELL'ARTE

Nell’opera dalla corposa pennellata, Rubens riunisce per la prima volta due motivi iconografici ricorrenti nella pittura del tempo, benché tratti da testi apocrifi: l’Assunzione e l’Incoronazione della Vergine.
Proveniente dalla collezione Dufresne, il dipinto potrebbe esser uno dei modelli presentati da Rubens, nell’aprile del 1611, al capitolo della cattedrale di Anversa come proposta per la pala dell’altare maggiore, ed in ogni caso è la più antica composizione dell’artista olandese sul tema dell’Assunzione della Vergine che si conosca.

In questa Assunzione della Vergine, un coro di angeli solleva il corpo di Maria in alto in un drammatico movimento a spirale verso una esplosione di luce divina. I dodici apostoli sono raccolti intorno alla sua tomba. Alcuni alzano le mani in riverente timore, altri si chinano per toccare il sudario rimasto. Le tre donne benedette sono probabilmente Maria Maddalena e le due sorelle della Vergine. La donna in ginocchio ha un fiore in mano, e si riferisce ai fiori in boccio che miracolosamente hanno riempito la bara vuota.



75 - ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

Il mese di Agosto trova il suo punto culminante il giorno 15, Solennità della Beata Vergine Maria.

Scriveva San Giovanni Damasceno: “Era conveniente che colei che nel parto aveva conservato integra la sua verginità conservasse integro da corruzione il suo corpo dopo la morte. Era conveniente che colei che aveva portato nel seno il Creatore fatto bambino abitasse nella dimora divina. Era conveniente che la Sposa di Dio entrasse nella casa celeste. Era conveniente che colei che aveva visto il proprio figlio sulla Croce, ricevendo nel corpo il dolore che le era stato risparmiato nel parto, lo contemplasse seduto alla destra del Padre. Era conveniente che la Madre di Dio possedesse ciò che le era dovuto a motivo di suo figlio e che fosse onorata da tutte le creature quale Madre e schiava di Dio”.

L'Assunzione di Maria in Cielo è un dogma cattolico che afferma che Maria, madre di Gesù, al momento della sua morte (la "Dormizione di Maria") si trasferì immediatamente, sia con l'anima che con il corpo, in Paradiso, dove fu "assunta", cioè ricevuta, accolta.

Il dogma è stato proclamato da papa Pio XII il 1 novembre 1950, anno santo, attraverso la costituzione apostolica Munificentissimus Deus ("Dio generosissimo"): “Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”.

L'Assunzione di Maria, nel cristianesimo, è un'anticipazione della resurrezione della carne, che per tutti gli altri uomini avverrà soltanto alla fine dei tempi, con il Giudizio universale.

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mercoledì 12 agosto 2009

74 - LA SERENITA'

Che Dio mi conceda la serenità
di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare quelle che posso cambiare,
e la saggezza di distinguere tra le due.

Vivere giorno per giorno,
godersi un momento per volta,
accettare le avversità come una via verso la pace,

prendere, come Lui fece,
questo mondo corrotto per quello che è,
non per quello che vorrei,
confidare che Lui sistemerà tutto
se mi abbandonerò alla Sua volontà.

Che io possa essere
ragionevolmente felice in questa vita
e sommamente felice accanto a Lui
nella prossima, per sempre.

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Reinhold Niebuhr

lunedì 10 agosto 2009

73 - UNA VOCE DAL GRUPPO SCOUT MI 23°

Sono appena terminate le vacanze di branco dei lupetti e il campo estivo degli scout, entrambe si sono svolte in un posto meraviglioso ai confini dell’Italia Settentrionale, più precisamente in Val Clarea in alta Val di Susa.
I lupetti erano alloggiati presso una casa dell’associazione mentre gli scout poco lontano erano accampati su tende sopraelevate costruite da loro stessi nei primi giorni di campo.
I lupetti del branco hanno vissuto otto giorni intensissimi tra giochi, cacce di conoscenza, escursioni, attività di lavoro, preghiera e con l’immancabile bagno nel fresco torrente (per i più coraggiosi!) e doccia calda per tutti!
Alla sera si chiudeva la giornata attorno a un bel fuoco di bivacco sfavillante con canti, danze e scenette e infine con una preghiera per ringraziare il Signore per la bella giornata trascorsa.
Le vacanze di branco avevano un’ambientazione fantastica ispirata a “Robin Hood e la Foresta di Sherwood”, mentre il cammino spirituale si basava sulla lettura e meditazione quotidiana di un episodio della vita e della missione di Mosè, accompagnata da un impegno al quale tutto il branco doveva prestare una particolare attenzione durante l’intera giornata.
Purtroppo questa bella esperienza è passata con la rapidità di una stella cadente però ha sicuramente lasciato in ciascuno di noi una scia di luce che ci accompagnerà e ci aiuterà a superare quei “momenti bui”, che immancabilmente incontreremo nel nostro cammino, basterà alzare lo sguardo al cielo e ricordare il limpidissimo cielo della Val Clarea e il suo firmamento che abbiamo cominciato a conoscere.
Grazie del prezioso aiuto di tutti i capi, collaboratori e genitori che hanno aiutato a rendere più confortevole la nostra casa.

Hathi ( Marco DBB )

domenica 9 agosto 2009

72 - IL GUSTO DELLA DOMENICA E DEL RIPOSO

Santa Maria, donna del riposo,
donaci il gusto della Domenica.
Frena le nostre sfibranti
tabelle di marcia,
tienici lontani dall'agitazione
di chi è in lotta perenne col tempo.

Liberaci dall'affanno delle cose.
Persuadici che fermarsi
sotto la tenda,
per ripensare la rotta,
vale molto di più
che coprire logoranti percorsi
senza traguardo.

(Tonino Bello, Maria donna dei nostri giorni)

sabato 8 agosto 2009

71 - NOI SIAMO TEMPIO DEL DIO VIVENTE

“Noi siamo il tempio del Dio vivente”: è il tema centrale della liturgia della X domenica dopo Pentecoste nel rito ambrosiano.

Il cristiano è chiamato a riconoscere come la santità e la presenza di Dio si rivelano nel cuore e nella vita di ogni uomo: “Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò … Io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo”.

In Cristo, questa verità trova il suo compimento: egli è il fondamento della nostra stessa fede, l’unica via che conduce all’incontro con il Padre. In Lui è creato l’uomo nuovo, tempio dello Spirito Santo, chiamato a vivere l’amore del Figlio di Dio nella comunione con il Padre.

Prima lettura: 1Re 7,51-8,14; Sal 28; Epistola: 2Cor 6,14-7,1; Vangelo: Mt 21,12-16

mercoledì 5 agosto 2009

70 - LA TRASFIGURAZIONE NELL'ARTE

La critica moderna ha indicato la Trasfigurazione come ultima opera di Raffaello, commissionatagli nel 1517 per la cattedrale di Narbona, dal card. Giulio de’ Medici.

I vangeli pongono subito dopo la Trasfigurazione un episodio dall’inizio tenebroso: l’incontro con un ossesso indemoniato. Luca lo pospone al giorno dopo, Marco e Matteo immediatamente disceso il monte. Nessuno era stato in grado di venire in aiuto a quell’uomo tormentato dal demonio, dal male. Anche i nove apostoli, che non avevano preso parte alla Trasfigurazione, avevano fallito nel tentativo di guarirlo.

Raffaello primo ed unico nella storia dell’arte si è cimentato con la giustapposizione dei due avvenimenti. Ed ha così accentuato ancor più la trasparenza luminosa del Cristo ed il buio della condizione umana, ma, soprattutto, ha indicato che quella luce è il destino dell’uomo.

L’originalità dell’opera consiste proprio nella tensione che viene a crearsi per la compresenza delle due parti, l’alto ed il basso, il Cristo luminoso e la zona più in ombra dell’ossesso con il quale sono rimasti gli altri nove apostoli che non sono saliti sul monte Tabor.

La Trasfigurazione è la manifestazione del Cristo nella sua identità di Dio e, quindi, di luce abbagliante ma, insieme, illuminante l’intera sua umanità. Gesù non è, come vorrebbero alcuni, un “illuminato”, ma è “la luce stessa”. Il Cristo è, come dice il Credo, “luce da luce”; pure questa luce è totalmente presente nella sua carne e nella sua umanità.

Ogni discorso sulla Trasfigurazione ha essenzialmente a che fare con la realtà di Dio e quella dell’uomo e, sopratutto, con la compresenza totale dell’una nell’altra in Cristo.

La Trasfigurazione annuncia che la figliolanza divina del Signore, nella sua umanità, è così radicale e totale che non verrà meno nemmeno al momento della croce. E della morte in croce. Di questo suo dover morire per risorgere il Cristo parla con Mosè ed Elia.

Di questa luce che tutto abbraccia ed illumina, rifulgono finalmente anche gli stessi Mosè ed Elia, la Legge ed i Profeti – cioè tutto l’Antico Testamento – “apparsi nella loro gloria” (Lc9,31). La luce non può che illuminare tutto e manifesta così anche il senso recondito delle Scritture che di Cristo già parlavano.

Il testo evangelico mostra tutta la tensione tra la Trasfigurazione e la vita con la sua ruvidezza. Pietro sembra quasi non accettare più la vita che fin qui ha conosciuto – “facciamo tre tende”, cioè restiamo qui, non torniamo ad incontrare quella vita dove non si manifesta immediatamente la lucentezza della presenza divina.

I corpi di Cristo, Mosè ed Elia sono librati nel cielo, suggerendo il moto ascensionale della resurrezione”, differentemente dall’iconografia tradizionale, dove sono molto più statici.

E la gloria del Cristo trasfigurato – e risorto – è talmente luminosa e carica di luce che non “può essere vista”: i tre apostoli sono scaraventati a terra, debbono “proteggersi” da quell’irradiazione luminosa.

“Mentre Cristo si trasfigura, manifestando la sua gloria... il demonio ha un sussulto particolarmente violento nel corpo del fanciullo.. L’improvvisa contorsione del demonio inviperito entro le membra dell’ossesso è, per la folla che lo scruta, il segnale di una soprannaturale rispondenza. Il sussulto del demonio, che presagisce la propria sconfitta, segnala il trionfo e la gloria del Cristo. L’episodio sottolinea il senso voluto di pesantezza, di cecità, di buio, ma anche di speranza, che grava sull’esagitata e terrestre metà inferiore della Trasfigurazione, al cui confronto quella superiore appare ancor più celestiale, lieve e composta.”.

Da un lato la Trasfigurazione sembra provocare un sussulto particolare del male. Sempre, infatti, la rivelazione più piena di Dio provoca l’opposizione del male. Ma, dall’altro, la manifestazione luminosa del Cristo indica la speranza che è all’orizzonte, che è prossima e non più lontana.

Ecco l’interiore unità dell’ultima opera di Raffaello. La luce divina del Cristo e la tenebra del male non sono semplicemente giustapposte a contrasto. Proprio per quella tenebra il Cristo si è fatto uomo. La luce che abita il Signore Gesù non è per lui solo. E’ luce che, toccando fin l’abisso del peccato e della morte, è destinata a portare luce all’uomo intero, ad ogni uomo.

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69 - RICORDANDO PAOLO VI


Il 6 agosto 1978, Festa della Trasfigurazione, tornava alla Casa del Padre, Paolo VI, un umile e coraggioso testimone della Verità, apostolo della pace, uomo del dialogo tra i popoli e le culture che seppe portare a compimento il Concilio Vaticano II con saggezza e lungimiranza.

Fidem servavi”, ho conservato la fede: in questa affermazione, pronunciata pochi giorni prima della morte, c’è tutto il Pontificato di Paolo VI. Un Papa, mite e fermo, innamorato della Verità, che guidò la barca di Pietro in anni burrascosi per la Chiesa e per il mondo. Eletto al soglio pontificio il 21 giugno del 1963, Papa Montini ha subito davanti a sé una sfida epocale: portare a compimento il Concilio Vaticano II, nato da un’intuizione profetica di Giovanni XXIII, ma che, dopo gli entusiasmi iniziali, rischia di arenarsi.

Tre mesi dopo, il 29 settembre, Papa Montini apre solennemente la seconda sessione del Concilio. Nel suo discorso inaugurale, enumera le quattro finalità di questo evento straordinario: l’esposizione dottrinale della natura della Chiesa; il suo rinnovamento interiore; l’incremento dell’unità dei cristiani e il dialogo della Chiesa con il mondo contemporaneo. Paolo VI, che da arcivescovo di Milano aveva preso parte alla prima sessione conciliare, non sarà semplicemente “il notaio del Concilio”. Segue con cura e passione i lavori, interviene con saggezza nelle circostanze più delicate. E il 7 dicembre del 1965 chiude l’assise ecumenica con sentimenti di gioia e commozione.

Nei suoi quindici anni di Pontificato, Papa Montini si impegnerà alacremente per la pace nel mondo, anche attraverso un rinvigorimento della dimensione missionaria della Chiesa, sottolineata nella Esortazione “Evangelii nuntiandi”. Istituisce una Giornata della Pace, da celebrare ogni primo gennaio. E si fa apostolo di pace fino ai confini della terra con i suoi nove viaggi apostolici internazionali che lo porteranno a toccare tutti e cinque i continenti. Memorabile il suo discorso all’assemblea delle Nazioni Unite a New York, il 4 ottobre del 1965, il suo grido contro la guerra: “Mai più la guerra, mai più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell'intera umanità!”.

Paolo VI non è indifferente alla sofferenza delle nazioni africane affrante dalla miseria. Nel 1967 viene pubblicata l’Enciclica “Populorum Progressio”. “Lo sviluppo è il nuovo nome della pace”. Ma, spiega, deve essere uno sviluppo integrale “volto alla promozione di ogni uomo, di tutto l’uomo”. Con il Concilio, la Chiesa viene “aggiornata”, rinnovata profondamente. In molti, però, vogliono darne un’interpretazione ora progressista ora conservatrice che non coglie il significato autentico dell’avvenimento. Le turbolenze postconciliari faranno molto soffrire Paolo VI, che però non rinuncerà a testimoniare la Verità, convinto, come Sant’Agostino, che la felicità altro non è che la gioia della verità.

Il caso più eclatante, in tal senso, è la pubblicazione nel 1968 dell’Humanae Vitae. L’Enciclica, incentrata sull’amore coniugale responsabile, ribadisce il “no” della Chiesa all’uso dei sistemi artificiali di contraccezione. Nell’anno simbolo della contestazione, Paolo VI viene fatto oggetto, anche nel mondo cattolico, di critiche roventi, che a volte degenerano in insulti.

Promotore della “civiltà dell’amore”, Paolo VI affiancherà ai suoi sforzi per la pace, un costante e fruttuoso impegno ecumenico, nella convinzione che, solo se uniti, i cristiani potranno essere fattore di riconciliazione tra i popoli. Storico il suo incontro a Gerusalemme con il Patriarca di Costantinopoli Atenagora, nel 1964. Il loro fraterno abbraccio commuove cattolici ed ortodossi. L’anno dopo viene finalmente revocata la scomunica che le due Chiese si erano lanciate nel 1054. Passi avanti vengono compiuti anche nel dialogo con gli anglicani.

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lunedì 3 agosto 2009

68 - DIO SI LASCIA VEDERE

sabato 1 agosto 2009

67 - LA CROCE DI GESU'

Il tema delle letture della IX Domenica dopo Pentecoste nel Rito Ambrosiano presenta la croce di Gesù come strumento di salvezza.

“Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”: è l’impegno che il Signore chiede a quanti desiderano essere veramente suoi discepoli. La nostra vita deve essere totalmente orientata al Signore, ma la via della Croce, abbracciata e proposta da Gesù, è spesso rifiutata dalla sapienza del mondo, perché ritenuta segno di debolezza e di umiliazione radicale.

Dio, però, ha scelto “quello che è debole per il mondo …, quello che è ignobile e disprezzato… per ridurre al nulla le cose che sono”. La via della Croce è certamente impegnativa e rifugge ogni compromesso o facile pretesa di successo, ma diventa per noi “sapienza, giustizia, santificazione e redenzione”.

Prima lettura: 2Sam 6,12b-22; Sal 131; epistola: 1Cor 1,25-33; Vangelo: Mc 8,34-38.

66 - IL PERDONO DI ASSISI


COME OTTENERE L'INDULGENZA PLENARIA DEL PERDONO DI ASSISI

Dal mezzogiorno del primo agosto alla mezzanotte del giorno seguente (2 agosto) si può lucrare una volta sola l'indulgenza plenaria per sé o per i defunti.

All'origine della «Festa del Perdono» c'é un episodio della vita di san Francesco. Una notte del 1216, era immerso nella preghiera alla Porziuncola. All'improvviso entrò una luce fortissima e Francesco vide sopra l'altare il Cristo e alla sua destra la Madonna e gli Angeli. Gli chiesero che cosa desiderasse per la salvezza delle anime. La risposta fu immediata: «Santissimo Padre, benché io sia misero e peccatore, ti prego di concedere ampio e generoso perdono». La sua richiesta fu esaudita così da quell'anno, dopo aver ricevuto il permesso dal Pontefice Onorio III, il 2 Agosto si celebra la «Festa del Perdono» a Santa Maria degli Angeli ma anche in tutte le parrocchie e le chiese francescane.

Condizioni richieste:

1 – Visita ad una chiesa Cattedrale o Parrocchiale e recita del “Padre Nostro” (per riaffermare la propria dignità di figli di Dio, ricevuta nel Battesimo) e del “Credo” (con cui si rinnova la propria professione di fede).

2 - Confessione Sacramentale per essere in Grazia di Dio (negli otto giorni precedenti o seguenti).

3 - Partecipazione alla Santa Messa e Comunione Eucaristica.

4 - Una preghiera secondo le intenzioni del Papa (almeno un “Padre Nostro” e un'“Ave Maria” o altre preghiere a scelta), per riaffermare la propria appartenenza alla Chiesa, il cui fondamento e centro visibile di unità è il Romano Pontefice.

5 - Disposizione d'animo che escluda ogni affetto al peccato, anche veniale.

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L'INDULGENZA: che cosa è?

I peccati non solo distruggono o feriscono la comunione con Dio, ma compromettono anche l'equilibrio interiore della persona e il suo ordinato rapporto con le creature. Per un risanamento totale, non occorrono solo il pentimento e la remissione delle colpe, ma anche una riparazione del disordine provocato, che di solito continua a sussistere. In questo impegno di purificazione il penitente non è isolato. Si trova inserito in un mistero di solidarietà, per cui la santità di Cristo e dei santi giova anche a lui. Dio gli comunica le grazie da altri meritate con l'immenso valore della loro esistenza, per rendere più rapida ed efficace la sua riparazione. La Chiesa ha sempre esortato i fedeli a offrire preghiere, opere buone e sofferenze come intercessione per i peccatori e suffragio per i defunti.

Nei primi secoli i Vescovi riducevano ai penitenti la durata e il rigore della penitenza pubblica per intercessione dei testimoni della fede sopravvissuti ai supplizi. Progressivamente è cresciuta la consapevolezza che il potere di legare e sciogliere, ricevuto dal Signore, include la facoltà di liberare i penitenti anche dei residui lasciati dai peccati già perdonati, applicando loro i meriti di Cristo e dei santi, in modo da ottenere la grazia di una fervente carità. I pastori concedono tale beneficio a chi ha le dovute disposizioni interiori e compie alcuni atti prescritti. Questo loro intervento nel cammino penitenziale è la concessione dell'indulgenza.

(C.E.l. - Catechismo degli adulti, n. 710)

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