Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

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mercoledì 5 agosto 2009

70 - LA TRASFIGURAZIONE NELL'ARTE

La critica moderna ha indicato la Trasfigurazione come ultima opera di Raffaello, commissionatagli nel 1517 per la cattedrale di Narbona, dal card. Giulio de’ Medici.

I vangeli pongono subito dopo la Trasfigurazione un episodio dall’inizio tenebroso: l’incontro con un ossesso indemoniato. Luca lo pospone al giorno dopo, Marco e Matteo immediatamente disceso il monte. Nessuno era stato in grado di venire in aiuto a quell’uomo tormentato dal demonio, dal male. Anche i nove apostoli, che non avevano preso parte alla Trasfigurazione, avevano fallito nel tentativo di guarirlo.

Raffaello primo ed unico nella storia dell’arte si è cimentato con la giustapposizione dei due avvenimenti. Ed ha così accentuato ancor più la trasparenza luminosa del Cristo ed il buio della condizione umana, ma, soprattutto, ha indicato che quella luce è il destino dell’uomo.

L’originalità dell’opera consiste proprio nella tensione che viene a crearsi per la compresenza delle due parti, l’alto ed il basso, il Cristo luminoso e la zona più in ombra dell’ossesso con il quale sono rimasti gli altri nove apostoli che non sono saliti sul monte Tabor.

La Trasfigurazione è la manifestazione del Cristo nella sua identità di Dio e, quindi, di luce abbagliante ma, insieme, illuminante l’intera sua umanità. Gesù non è, come vorrebbero alcuni, un “illuminato”, ma è “la luce stessa”. Il Cristo è, come dice il Credo, “luce da luce”; pure questa luce è totalmente presente nella sua carne e nella sua umanità.

Ogni discorso sulla Trasfigurazione ha essenzialmente a che fare con la realtà di Dio e quella dell’uomo e, sopratutto, con la compresenza totale dell’una nell’altra in Cristo.

La Trasfigurazione annuncia che la figliolanza divina del Signore, nella sua umanità, è così radicale e totale che non verrà meno nemmeno al momento della croce. E della morte in croce. Di questo suo dover morire per risorgere il Cristo parla con Mosè ed Elia.

Di questa luce che tutto abbraccia ed illumina, rifulgono finalmente anche gli stessi Mosè ed Elia, la Legge ed i Profeti – cioè tutto l’Antico Testamento – “apparsi nella loro gloria” (Lc9,31). La luce non può che illuminare tutto e manifesta così anche il senso recondito delle Scritture che di Cristo già parlavano.

Il testo evangelico mostra tutta la tensione tra la Trasfigurazione e la vita con la sua ruvidezza. Pietro sembra quasi non accettare più la vita che fin qui ha conosciuto – “facciamo tre tende”, cioè restiamo qui, non torniamo ad incontrare quella vita dove non si manifesta immediatamente la lucentezza della presenza divina.

I corpi di Cristo, Mosè ed Elia sono librati nel cielo, suggerendo il moto ascensionale della resurrezione”, differentemente dall’iconografia tradizionale, dove sono molto più statici.

E la gloria del Cristo trasfigurato – e risorto – è talmente luminosa e carica di luce che non “può essere vista”: i tre apostoli sono scaraventati a terra, debbono “proteggersi” da quell’irradiazione luminosa.

“Mentre Cristo si trasfigura, manifestando la sua gloria... il demonio ha un sussulto particolarmente violento nel corpo del fanciullo.. L’improvvisa contorsione del demonio inviperito entro le membra dell’ossesso è, per la folla che lo scruta, il segnale di una soprannaturale rispondenza. Il sussulto del demonio, che presagisce la propria sconfitta, segnala il trionfo e la gloria del Cristo. L’episodio sottolinea il senso voluto di pesantezza, di cecità, di buio, ma anche di speranza, che grava sull’esagitata e terrestre metà inferiore della Trasfigurazione, al cui confronto quella superiore appare ancor più celestiale, lieve e composta.”.

Da un lato la Trasfigurazione sembra provocare un sussulto particolare del male. Sempre, infatti, la rivelazione più piena di Dio provoca l’opposizione del male. Ma, dall’altro, la manifestazione luminosa del Cristo indica la speranza che è all’orizzonte, che è prossima e non più lontana.

Ecco l’interiore unità dell’ultima opera di Raffaello. La luce divina del Cristo e la tenebra del male non sono semplicemente giustapposte a contrasto. Proprio per quella tenebra il Cristo si è fatto uomo. La luce che abita il Signore Gesù non è per lui solo. E’ luce che, toccando fin l’abisso del peccato e della morte, è destinata a portare luce all’uomo intero, ad ogni uomo.

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