Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 27 maggio 2011

546 - LA SESTA DOMENICA DI PASQUA

I versetti del capitolo 14,25-29 oggi proclamati seguono immediatamente quelli che abbiamo udito domenica scorsa (vv. 21-24) e riportano le parole di Gesù sul Paraclito (vv. 25-26) e quelle che annunziano il suo ritorno al Padre (vv. 27-29). Sono parole proiettate sugli eventi che riguardano il compimento della Pasqua e che, pertanto, dovranno essere lette e comprese dalla sua comunità, quella che radunerà lungo i secoli coloro che crederanno in lui.
Esse, infatti, sono le “cose” che Gesù ha “detto” ai suoi discepoli nella sua permanenza tra di loro (v. 25), vale a dire la “rivelazione” di Dio, il Padre dal quale egli è uscito e dal quale è stato mandato. Con il suo definitivo ritorno al Padre i discepoli non resteranno comunque privi della sua Parola rivelatrice e del suo “insegnamento”.
A lui, infatti, subentrerà lo Spirito Santo, qui indicato con il termine greco Paraclito che significa anzitutto: difensore, consolatore! Egli che, al pari di Gesù, sarà “mandato” dal Padre, non porterà una nuova rivelazione, né aggiungerà qualcosa a quella recata da Gesù (v. 26), perché è mandato “nel nome di Gesù”. La sua missione, pertanto, consiste essenzialmente nell’“insegnare ogni cosa” e nel “ricordare” ai discepoli la rivelazione recata da Gesù.
Sono parole queste di portata fondamentale per la vita della Chiesa di tutti i tempi. Essa possiede la certezza che lo Spirito Santo è perennemente presente e attivo nel condurre i credenti a cogliere il significato autentico delle parole di Gesù e a perseverare nella fede in lui. Queste, infatti, non vanno soggette a interpretazione soggettive ma sono unicamente comprese grazie all’“insegnamento” dello Spirito Santo che parla nel cuore della Chiesa e dei singoli credenti.
Lo Spirito Santo inoltre “ricorderà” ai credenti le parole dette da Gesù (v. 26). Non si tratta certamente di un semplice ricordo di parole e di eventi appartenenti oramai al passato ma di una penetrazione viva del loro più profondo significato salvifico che perdura con efficacia nelle azioni sacramentali della Chiesa.
Tutto ciò è stato autorevolmente commentato e sviluppato nella prima predicazione cristiana di cui abbiamo testimonianza nell’Epistola. L’apostolo Paolo dice infatti che l’annunzio evangelico è predicato «con parole non suggerite dalla sapienza umana, bensì insegnate dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali» (1Corinzi 2,13). è proprio l’“insegnamento” dello Spirito trasmesso ovunque dalla predicazione evangelica a garantire alla comunità dei credenti la consapevolezza di possedere «il pensiero di Cristo” (v. 16).
I vv. 27-29 infine riportano le parole conclusive del “discorso di addio” che essendo pronunciate nell’imminenza della Pasqua, sono destinate a imprimere nel cuore dei discepoli quella “pace” che Gesù, quale Principe della pace (cfr. Isaia 9,5) “lascia” e “dona” a essi perché non si disorientino e non si smarriscano quando, una volta ritornato al Padre, non sarà più fisicamente tra loro (v. 28).
La “pace” è il dono della felicità piena che arde nel cuore dei credenti, e di cui tutti abbiamo bisogno perché il nostro cuore «non si turbi e non abbia timore» di fronte alle difficoltà, alle prove, alle persecuzioni a cui il “mondo” ci sottoporrà così com’è avvenuto per il Signore Gesù, per i suoi apostoli e i suoi discepoli.
L’assenza fisica del Signore inaugura pertanto la continua universale permanenza della sua Parola e della sua Pasqua di salvezza nell’“insegnamento” e nel “ricordo” di lui ad opera del Paraclito, dello Spirito Santo. è lui che pone sulla bocca di Pietro un uomo «semplice e senza istruzione», ma “colmato di Spirito Santo” (Lettura: Atti degli Apostoli 4,8) la potente parola evangelizzatrice, quella stessa proclamata da Gesù, come ben mostrano di capire gli ascoltatori riconoscendo in Pietro come in Giovanni «quelli che erano stati con Gesù» (v. 13b).
La celebrazione eucaristica è l’ambiente privilegiato della presenza e dell’azione dello Spirito Santo. è lui a rendere viva la parola che ascoltiamo nelle Scritture. è lui a far germogliare in noi l’adesione di fede e di amore a colui che ci parla in esse. Ed è sempre lo Spirito a dare efficacia alla Parola nel “ricordo” liturgico di ciò che il Signore ha fatto per noi nella sua morte e risurrezione.
Per questo preghiamo: «Sii tu, o Dio, il nostro maestro interiore, guidaci sulla strada della giustizia e, donandoci il desiderio di una vita più perfetta, rendi perenne in noi la grazia del mistero pasquale» (All’inizio dell’Assemblea Liturgica).
(A.Fusi)