Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 26 aprile 2013

806 - V DOMENICA DOPO PASQUA

I passi biblici proclamati in questa domenica ci aiutano a penetrare più a fondo nella comprensione del mistero della Pasqua del Signore che culmina con il suo ritorno al Padre e con l’invio dello Spirito Paraclito, il Consolatore, che subentra, al suo posto, tra i suoi. Anche la preghiera liturgica sottolinea che «in questo tempo santo» la Chiesa è consacrata «a contemplare e a rivivere gli eventi salvifici della pasqua di Cristo» (Prefazio).
Il brano evangelico, in particolare, ci trasporta nel cenacolo dove Gesù stesso, nel guardare in faccia la sua morte, oramai imminente, la chiama glorificazione! In essa, infatti, lui, quale Figlio obbediente, “glorifica” il Padre, ossia manifesta il disegno salvifico in essa racchiuso. A sua volta, il Padre, “glorifica” il Figlio facendolo penetrare nell’intimità della comunione divina alla quale potranno accedere anche coloro che avranno creduto in lui.
Da ciò impariamo anche noi a dare “gloria” al Padre del Cielo compiendo in noi, al pari del suo Figlio, la sua volontà. Il Padre non mancherà di donarci, così come ha fatto con il suo Figlio, l’esperienza sublime della comunione con lui che, essenzialmente, è esperienza di amore. Quello che Gesù ha reso visibile, e a tutti concretamente riconoscibile nella sua Pasqua e, segnatamente, nella sua “ora”, ossia nella sua Croce!
Si comprende, perciò, come il Signore, nel momento di prendere congedo dai suoi, consegna ad essi il suo comandamento, che egli dice «nuovo» in quanto consiste nell’amare di quell’amore con il quale sono stati amati da lui. Un simile amore, è evidente, non ci è connaturato, né si persegue mediante i nostri sforzi, ma procede dall’amore con il quale Gesù ci ha amati e che ci rende capaci di manifestare nell’amore reciproco verso i fratelli.
Del resto egli, nel sacramento del suo Corpo immolato e del suo Sangue versato, ci trasmette intatto e di continuo il suo amore, spinto fino al dono supremo di sé, e ci abilita a far sprigionare da noi, che «partecipiamo del suo Corpo e del suo Sangue», lo stesso suo amore!
È la solenne consegna del Signore che sta per avviarsi alla Croce, ai suoi discepoli. Essi l’hanno accolta, messa in pratica e trasmessa come eredità preziosa alle future generazioni di credenti fino ad oggi. È la consegna che la Chiesa oggi è chiamata a vivere in faccia a questo nostro mondo: rendere visibile il suo amore per tutti! Si pensi, a tale riguardo, al ruolo che l’apostolo Paolo assegna alla carità nella vita e nell’attività delle comunità cristiane delle origini e, dunque, della Chiesa di tutti i tempi. Essa dovrà sempre desiderare «i carismi più grandi» (Epistola: 1Corinzi 12,31), vale a dire quei doni spirituali capaci di farla crescere, di sostenere la sua vita e di rendere efficace la sua attività missionaria. Tali carismi, di per sé provvisori, sono tutti compresi nel dono della carità la quale, invece, «non avrà mai fine» (13,8).
L’amore vicendevole, quello stesso del Signore, che i credenti si donano reciprocamente, mentre li identifica nel tempo come discepoli di Gesù, rappresenta la forma più alta ed efficace di evangelizzazione. Tutto ciò è stato ben compreso fin dalle origini della comunità cristiana come ci testimonia la Lettura: «La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola» (Atti degli Apostoli 4,32). Ciò permetteva agli apostoli di dare concreta «testimonianza alla risurrezione del Signore Gesù» (v. 33) e alla comunità di godere di autentico prestigio tra la gente.
Mentre nell’assemblea liturgica partecipiamo al sacramento della carità di Cristo, facciamo risuonare in noi ciò che abbiamo ripetuto più volte nel Salmo Responsoriale: «Dove la carità è vera, abita il Signore». Stiano, inoltre, fisse nei nostri cuori le parole dell’apostolo intenzionato a mostrarci «la via più sublime» che è la carità, ovvero l’amore del Signore riversato in tutti noi nel suo celeste sacramento e che, per sua grazia, deve da noi traboccare sui nostri fratelli di fede e sugli uomini del nostro tempo.
(Fusi)