Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 10 ottobre 2014

983 - VII DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI

Di questa pagina ricchissima (Matteo 13,3b-23) possiamo solo balbettare qualcosa sul seminatore, sul seme che siamo noi, sulla citazione di Isaia che Gesù propone ai suoi discepoli. Il seminatore: è sereno, generoso, fiducioso. Semina con largo gesto del braccio e vede bene che alcuni semi vanno sulla strada o sul terreno sassoso o tra le spine, ma non per questo trattiene il braccio o si fa prudente.
Non agisce al minimo né con prudenza: è pieno di speranza. Sa che nessun seme è perduto: nulla della generosità di Dio è perduto! Non vuole rischiare che per troppa prudenza, per non sprecare il seme, ci sia una parte del terreno buono che non riceve il seme. Il seme: la parabola ha un insegnamento fondamentale, quello della “crescita” del seme.
Quali sono le tappe per le quali deve passare il seme – che siamo noi – perché possa produrre il suo frutto prezioso? Occorre metterci “il cuore”, perché su questo si appunta la tentazione del Maligno: viene a rubare «ciò che è stato seminato nel cuore».
La parola di Dio ha bisogno non di un ascolto superficiale o distratto, ma deve scendere nel cuore, nella sede degli affetti profondi e delle scelte della vita.
Il secondo passo è il passaggio dall’entusiasmo del momento alla fedeltà del tempo, perché la fedeltà è la forma matura dell’amore. Come l’innamoramento (in-amore) è un ingresso nell’amore, così nella fede: per provare la vera gioia che non passa dopo i primi momenti di entusiasmo, occorre la perseveranza. 
Ed è questo il terzo passo: perseverare nella fedeltà dell’amore, anche quando la delusione emerge, quando la fatica è grande e la stanchezza pesa sul cuore e sul volto. Chi ama non si arrende. Certo questa scommessa sulla sicura vittoria del perdono e dell’amore non è condivisa da tutti, espone all’incomprensione, emargina da certi ambienti sociali. Per questo Gesù avvisa che occorre superare «la preoccupazione del mondo e l’inganno della ricchezza».
Occorre il coraggio, che Gesù descrive attraverso la citazione del capitolo 6 di Isaia, quello che presenta la vocazione del profeta. Isaia all’inizio si spaventa, si sente indegno della chiamata di Dio, ma sentendo il grido di desiderio di Dio («Chi manderò? Chi andrà per noi?») brucia di entusiasmo: «Eccomi, manda me!». Il mondo ha bisogno di gente entusiasta, che, anche se debole, grida a Dio: «Eccomi, manda me!».
Mons.Ennio Apeciti