Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

lunedì 18 maggio 2009

16 - PELLEGRINAGGIO A CARAVAGGIO

Come da tradizione ormai consolidata, la Parrocchia di San Gerolamo Emiliani partecipa al pellegrinaggio decanale al Santuario della Madonna di Caravaggio il giorno 21 maggio 2009.
Il Santuario è uno dei più famosi della Lombardia, eretto nel 1675 su disegno dell’architetto Pellegrini, su invito di San Carlo Borromeo.

Il Santuario.

La basilica sorge nella vasta piazza cinta dai portici simmetrici che corrono con 200 arcate. L’esterno della chiesa è grandioso: l’edificio è lungo 93 metri, largo 33, alto 22 senza la cupola, la quale si innalza dal suolo per 64 metri. Il Santuario, rispetto al viale, volge il fianco e non la facciata. Sulla piazza vi è una grande fontana lunga 50 metri e un obelisco. L’obelisco ricorda un singolare fatto accaduto nel 1450. Un soldato dell’esercito di Matteo Griffoni, generale della Repubblica Veneta, rubò dal Sacro Fonte una preziosa tazza e la nascose in un bagaglio sopra il dorso di un mulo; ma quando fece per andarsene il mulo non ne volle sapere di muoversi. Il furto fu scoperto e il prezioso oggetto restituito. Il Comandante fece elevare a ricordo del fatto una Cappelletta che, caduta in seguito all’erosione delle acque, fu rimpiazzata nel 1752 da un obelisco.
All’interno del Santuario, due scalinate di marmo portano al “Sacro Speco”, il luogo dove è conservata l’immagine dell’Apparizione. Si trova sotto l’altare maggiore e sopra il luogo proprio dell’Apparizione, il Sacro Fonte sotterraneo. Quella attualmente venerata è una scultura in legno di Giuseppe Moroder di Ortisei, collocata nel Sacro Speco nell’anno centenario 1932.
Sotto lo Speco si trova un sotterraneo, il Sacro Fonte, al quale si accede dall’esterno del tempio. Qui si trova una fontana da cui si può attingere l’acqua; qui è il luogo dove Giannetta ascoltò la Madonna e l’acqua sgorgò dal terreno. Alla base della Madonna l’epigrafe gotica che parla dell’Apparizione e costituisce uno dei più importanti documenti dell’epoca del grande avvenimento. L’epigrafe, in sei esametri latini dice: "La terra di Caravaggio è stata recentemente resa davvero felice perché le apparve la Santissima Vergine nell’anno 1432 al tramonto del sesto giorno avanti le calende di giugno; ma Giannetta è assai più felice di ogni altra persona perché meritò di vedere la gran Madre del Signore.


Il racconto dell’apparizione della Vergine.
L’anno 1432 dalla nascita del Signore, il giorno 26 maggio alle ore cinque della sera, avvenne che una donna di nome Giannetta oriunda del borgo di Caravaggio, di 32 anni d’età, conosciuta da tutti per i suoi virtuosissimi costumi, la sua cristiana pietà, la sua vita sinceramente onesta, si trovava fuori dall’abitato lungo la strada verso Misano, ed era tutta presa dal pensiero di come avrebbe potuto portare a casa i fasci d’erba che lì era venuta a falciare per i suoi animali. Quand’ecco vide venire dall’alto e sostare proprio vicino a lei, Giannetta, una Signora bellissima e ammirevole, di maestosa statura, di viso leggiadro, di veneranda apparenza e di bellezza indicibile e non mai immaginata, vestita di un abito azzurro e il capo coperto di un velo bianco. Colpita dall’aspetto così venerando della nobile Signora, stupefatta Giannetta esclamò: Maria Vergine! E la Signora subito a lei: “Non temere, figlia, perché sono davvero io. Fermati e inginocchiati in preghiera”. Giannetta ripose: “Signora, adesso non ho tempo. I miei giumenti aspettano questa erba”. Allora la beatissima Vergine le parlò di nuovo: “Adesso fa quello che voglio da te... E così dicendo posò la mano sulla spalla di Giannetta e la fece stare in ginocchio. Riprese: Ascolta bene e tieni a mente, perché voglio che tu riferisca ovunque ti sarà possibile con la tua bocca o faccia dire questo...”. E con le lacrime agli occhi, che secondo la testimonianza di Giannetta erano, e a lei parvero come oro luccicante, soggiunse: “L’altissimo onnipotente mio Figlio intendeva annientare questa terra a causa dell’iniquità degli uomini, perché essi fanno ciò che è male ogni giorno di più, e cadono di peccato in peccato. Ma io per sette anni ho implorato dal mio Figlio misericordia per le loro colpe. Perciò voglio che tu dica a tutti e a ciascuno che digiunino a pane ed acqua ogni venerdì in onore del mio Figlio, e che, dopo il vespro, per devozione a me festeggino ogni sabato. Quella metà giornata devono dedicarla a me per riconoscenza per i molti e grandi favori ottenuti dal Figlio mio per la mia intercessione”. La Vergine Signora diceva tutte quelle parole a mani aperte e come afflitta. Giannetta disse: "La gente non crederà a me”. La clementissima Vergine rispose: “Alzati, non temere. Tu riferisci quanto ti ho ordinato. Io confermerò le tue parole con segni così grandi che nessuno dubiterà che tu hai detto la verità”. Detto questo, e fatto il segno di croce su Giannetta, scomparve ai suoi occhi. Tornata immediatamente a Caravaggio, Giannetta riferì tutto quanto aveva visto ed udito. Perciò molti – credendo a lei – cominciarono a visitare quel luogo, e vi trovarono una fonte mai veduta prima da nessuno. A quella fonte si recarono allora alcuni malati, e successivamente in numero sempre crescente, confidando nella potenza di Dio. E si diffuse la notizia che gli ammalati se ne tornavano liberati dalle infermità di cui soffrivano, per l’intercessione e i meriti della gloriosissima Vergine Madre di Dio e Signore nostro Gesù Cristo.

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