Celebra il mistero dell’effusione dello Spirito Santo sugli
Apostoli, al compimento dei cinquanta giorni di Pasqua, secondo la promessa del
Signore.
Per l’odierna solennità la tradizione liturgica della nostra
Chiesa ambrosiana presenta due schemi di brani biblici e di testi eucologici,
rispettivamente per la Messa della Vigilia da celebrare nel contesto della
Liturgia vigiliare vespertina e per la Messa “nel giorno”. È anche prevista,
qualora si celebri il Battesimo, la Messa “per i battezzati” con un proprio
formulario ecologico e rispettive lezioni bibliche.
Le parole (in Giovanni 14,15-20) che il Signore,
rivolgendosi ai suoi discepoli dice anche per noi che formiamo qui e oggi la
sua Chiesa, vogliono consolidare, mediante il dono dello Spirito, la nostra
fede e il nostro amore per lui, impedendoci di sentirci soli e come orfani! Gesù,
infatti, è continuamente vivo e presente tra noi grazie all’azione dello
Spirito, che rende viva la sua Parola e che attiva, nel sacramento, l’offerta
compiuta dal Signore sulla Croce, a noi partecipata come principio della nostra
comunione con lui e tramite lui con il Padre ( Vangelo: Giovanni 14,20).
Interprete sicura della Parola è la preghiera liturgica per
la quale la solennità odierna «che, nel suo numero sacro e profetico (cioè il
cinquantesimo giorno di Pasqua), ricorda arcanamente la raggiunta pienezza del
mistero pasquale» (Prefazio, Messa nel giorno) e, di conseguenza contiene,
esprime e rende attiva l’inesauribile ricchezza dell’opera salvifica realizzata
dal Signore con la sua morte in Croce, con la sua Risurrezione e Ascensione
alla destra di Dio. È ciò che leggiamo nel Prefazio della Messa della Vigilia
che vede, nell’effusione dello Spirito Santo, la distribuzione dei doni della
grazia divina e nei quali si può anzitutto riconoscere l’economia sacramentale
con al vertice i sacramenti pasquali del Battesimo e dell’Eucaristia. Doni che,
anticipando ai fedeli «le primizie dell’eredità eterna che sono chiamati a
condividere con Cristo redentore», li rende certi di «incontrarsi con lui nella
gloria» in quanto, in tali doni di grazia, «l’esperienza dello Spirito è più
inebriante e più viva». Il Prefazio della Messa nel giorno, invece, intende
magnificare l’estensione all’intera umanità della grazia propria della
Pentecoste vedendo in essa, alla luce del racconto biblico della torre di
Babele (Genesi 11,1-9), la ricomposizione in unità della stessa umanità dalla
«confusione che la superbia aveva portato agli uomini». Ricomposizione che, con
allusione al racconto degli Atti degli Apostoli (2,1-11), è segnata
dall’irruzione dello Spirito significato dal fragore improvviso e grazie al
quale gli apostoli «accolgono la professione di un’unica fede e, con diversi
linguaggi, a tutte le genti annunziano la gloria del vangelo di salvezza».
Annunzio destinato a far sì che «i popoli dispersi si raccolgano e le diverse
lingue si uniscano a proclamare la gloria del nome di Dio Padre» (Orazione A
Conclusione della Liturgia della Parola, Messa nel giorno) formando l’unico suo
popolo santo. E poiché la Chiesa radunata nella celebrazione eucaristica
avverte la presenza dello Spirito che la spinge sulle vie dell’annunzio del
Vangelo che salva, domanda al Padre di rinnovare oggi «i prodigi della
Pentecoste e di comunicare a tutti i fedeli il fervore dello Spirito che animò
visibilmente gli apostoli e li rese nel mondo testimoni del vangelo» (Orazione Dopo
la Comunione, Messa nel giorno).
A. Fusi.