Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

sabato 26 gennaio 2013

767 - SANTA FAMIGLIA DI GESU'

Viene letto nel Vangelo di Matteo 2,19-23 l’ultimo episodio dell’itinerario di Giuseppe profugo in Egitto con il «bambino e sua madre» (cfr. Matteo 2,13-15) per sfuggire alla persecuzione di Erode. Il racconto è diviso in due brevi parti. La prima: vv. 19-21, parla del ritorno di Giuseppe, «il bambino e sua madre» in Israele, con allusione all’esodo di Israele dall’Egitto e al ritorno del popolo dall’esilio babilonese. La seconda: vv. 22-23, precisa il luogo nel quale Giuseppe fissa la sua residenza: Nazaret in Galilea, motivo per cui Gesù sarà chiamato “nazareno”.
L’ascolto delle Scritture e i testi oranti del Messale ci invitano a tenere ancorata la festa odierna all’interno del dispiegarsi, nel corso dell’anno liturgico, del mistero della nostra salvezza in Cristo. In particolare, questa festa, che il calendario liturgico ambrosiano fa cadere nel tempo “dopo l’Epifania”, manifesta e celebra, nell’appartenenza del Figlio di Dio a una famiglia, la reale portata della sua incarnazione, come giustamente rileva la preghiera liturgica quando afferma che egli «venendo ad assumere la nostra condizione di uomini volle far parte di una famiglia» (Prefazio). La condizione umana, infatti, passa normalmente proprio dall’appartenenza a una famiglia secondo il volere stesso di Dio rivelato nelle Scritture.
Tale appartenenza, vissuta dal Figlio fatto uomo in obbedienza a quanto è disposto dalla sapienza divina, manifesta la sua piena disponibilità a spogliarsi della sua gloria divina e ad assumere la realtà umana per attuare il disegno del Padre riguardante la salvezza del mondo.
Una disponibilità messa in luce nel brano evangelico, che sottolinea la dipendenza assoluta del bambino, che viene preso e portato in Egitto (Vangelo: Matteo 2,14) e poi portato «nella terra d’Israele», a Nazaret (v. 23).
Forse è lecito vedere in ciò un annuncio della disponibilità del Signore a lasciarsi “prendere” ed essere condotto alla Passione e alla Croce, momento dell’umiliazione più profonda del Figlio di Dio, attuativa, però, dell’universale salvezza.
Salvezza, dunque, annunziata e già attuata nella sua sottomissione al volere del Padre, che passa anche dalla sua sottomissione a Giuseppe e a Maria secondo il comando di Dio citato nel brano dell’Epistola (cfr. Esodo 20,12) e dall’accettazione di eventi che sembrano tenerlo in pugno, come l’avversione mortale del re Erode. E proprio sul precetto divino l’Apostolo poggia le norme che regolano la vita domestica (Epistola: Efesini 6, 1-3).
Con l’obbedienza di Gesù, i testi oggi proclamati esaltano quella di Giuseppe, il quale esegue fedelmente le istruzioni dell’Angelo del Signore (Matteo 2,13) meritandosi, perciò, le “benedizioni” date da Dio a Giacobbe (Lettura: Siracide 44,23) e realizzando alla lettera ciò che il medesimo testo biblico afferma a proposito di Mosè (45,1a-5).
Davvero Giuseppe, lo sposo di Maria e custode del Figlio dell’Altissimo, è l’«uomo mite che incontrò favore agli occhi di tutti, amato da Dio e dagli uomini» (v. 44,23-45,1a), capace di insegnare al bambino Gesù «l’alleanza e i decreti a Israele» (v. 45,5), facendolo crescere nella disciplina e negli insegnamenti del Signore (Efesini, 6,4). La preghiera liturgica può, quindi, affermare che nella Famiglia di Nazaret Dio ha «collocato le arcane primizie della redenzione del mondo» (Prefazio)
La Santa Famiglia, perciò, offre alle nostre famiglie la possibilità di riconoscere che non hanno in sé stesse il fondamento, ma nel superiore disegno di Dio al quale sono chiamate a “obbedire” così come ha fatto il suo stesso Figlio e, con lui, la Vergine Madre e san Giuseppe.
Nell’obbedienza, dunque, sta fondata la famiglia e il riferimento costante di tutti i suoi membri, genitori e figli, ai divini precetti è per essa garanzia per godere di un’esistenza “felice” perché immersa nella benedizione divina. Alle nostre famiglie va perciò sempre raccomandato di cercare nella volontà di Dio e nei suoi disegni il fondamento sul quale essa sta poggiata e al quale deve fare costante riferimento. Il compimento della volontà di Dio, pur tra inevitabili prove e difficoltà, è possibile anche oggi, a patto che le nostre famiglie rimangano ancorate all’Altare. L’amore del Signore Gesù che su di esso risplende nel pane e nel vino dell’Eucaristia, donando la grazia «di seguire sempre la legge dell’amore evangelico» (Orazione Dopo la Comunione), imprime in quanti ad essa si consegnano, un’energia capace di superare ogni avversità e di far sperimentare, in tutta verità, «i dolci affetti della famiglia» (Orazione All’inizio dell’Assemblea Liturgica).
A. Fusi