Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

sabato 23 marzo 2013

791 - DOMENICA DELLE PALME 2013

Il brano (Giovanni 12,12-16) segue immediatamente quello dell’“unzione” di Gesù in casa di Lazzaro da lui «risuscitato dai morti» (Gv 12,1-11) e che viene proclamato nella Messa del giorno. I vv. 12-13 riportano l’iniziativa spontanea della folla presente in Gerusalemme per l’imminente festa di Pasqua che va incontro a Gesù recando, non semplici fronde strappate dagli alberi, ma palme, simbolo di vittoria. Con le palme l’evangelista registra il grido della folla preso dal Salmo 118,25-29 con il quale lo acclama quale inviato da Dio e re d’Israele.
I vv. 14-15 mettono in luce, nel gesto di Gesù di montare su un asinello, che la sua regalità si differenzia da quella dei sovrani di questo mondo. Anzi, con l’esplicita citazione del profeta Zaccaria (cfr. 9,9), viene chiarito che egli è il re umile e pacifico destinato, nel disegno divino, a governare non un solo popolo ma tutte le genti.
Il brano si chiude al v. 16 con l’indicazione preziosa anche per noi: sarà soltanto nell’ora della sua “glorificazione”, ovvero della Croce, che i discepoli di allora e di sempre saranno pienamente illuminati e potranno comprendere in pienezza le parole profetiche e i fatti riguardanti il Signore Gesù. 
Le Sacre Scritture ci introducono, in questa domenica in cui prende avvio la solenne distesa celebrazione del mistero pasquale del Signore, a una comprensione più profonda di tale mistero aiutandoci a riconoscerlo come il Messia inviato da Dio al suo popolo come Re. Un re «giusto e vittorioso»la cui venuta reca gioia in quanto «farà sparire il carro di guerra da Efraim e il cavallo da Gerusalemme» (Lettura: Zaccaria 9, 9s), ossia porterà la pace al suo popolo. Egli sarà soprattutto un re umile, come si desume dalla cavalcatura da lui scelta per il suo ingresso regale: «un asino, un puledro figlio d’asina» (v. 9), ed estenderà il suo regno«fino ai confini della Terra» (v. 10) ossia a tutti i popoli ai quali recherà pure come dono la pace. La parola profetica trova il suo compimento ed è pienamente compresa nell’evento riportato nel brano evangelico di Giovanni riguardante l’ingresso di Gesù in Gerusalemme «seduto su un puledro d’asina» (Vangelo: Giovanni 12,14). È pertanto lui, Gesù di Nazaret, il Messia inviato da Dio come Re d’Israele per pacificare e risollevare il regno promesso a Davide come regno che non avrà fine e che in lui abbraccerà il mondo intero, ma nella modalità del tutto inedita e sorprendente della sua umiltà e della sua mitezza, allusive della sua passione e della sua morte violenta.
La preghiera liturgica commenta in modo insuperabile l’evento salvifico di cui oggi si fa memoria cogliendo il senso spirituale dell’avvenimento evangelico dell’ingresso messianico del Signore, e motiva così il rendere grazie che coinvolge «qui e in ogni luogo» la Chiesa: «Tu hai mandato in questo mondo Gesù, tuo Figlio, a salvarci perché, abbassandosi fino a noi e condividendo il dolore umano, risollevasse fino a te la nostra vita» (Prefazio). L’Epistola paolina iscrive l’opera del pacifico e umile Messia, re d’Israele nel disegno divino di riconciliare ogni realtà che esiste in terra e nei cieli, per mezzo di lui, umiliato fino alla morte di croce e il cui sangue è dato come garanzia di riconciliazione e di pacificazione tra tutte le realtà creata e Dio stesso (v.20).
Al pari dei discepoli anche noi comprenderemo in pienezza ciò che è avvenuto e ciò che è significato nell’ingresso messianico a Gerusalemme, soltanto nell’ora nella quale il Signore«fu glorificato» ossia, nell’ora della sua esaltazione in Croce. Ricordando ovvero “facendo memoria” di quanto egli ha fatto, impariamo anche noi, suoi discepoli, che la “regalità” secondo il disegno inaccessibile di Dio non consiste nella forza e nella potenza mondane, ma nell’obbedienza al volere di Dio che addita anche a noi, Chiesa santa del suo Figlio, la via indicata al suo Unigenito: la via della piccolezza, dell’umiliazione e della mitezza, la via della Croce. Nel sangue della sua Croce, infatti, il Re umile venuto a noi dal Cielo, ha riconciliato e pacificato il mondo intero invitandolo ad entrare nel suo Regno di gioia. È l’invito che ripete incessantemente la Chiesa in questo giorno che inaugura i giorni della nostra salvezza: «Venite tutti ad adorare il Re dell’universo: sei giorni mancano alla sua passione: viene il Signore nella sua città, secondo le Scritture. Accorrono lieti i fanciulli, si stendono a terra i mantelli. In alto levando l’ulivo acclamiamo a gran voce: “Osanna nell’alto dei cieli. Benedetto tu sei che vieni al tuo popolo: abbi di noi pietà”».
A. Fusi