Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 26 luglio 2013

831 - X DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Questa domenica pone in primo piano la figura del grande re Salomone interessato a ottenere da Dio il dono della sapienza. Essa si manifesterà e risplenderà nel Figlio unigenito di Dio, il Figlio dal cuore docile e obbediente al volere del Padre. 

Lettura del primo libro dei Re (3,5-15)
Il brano è preso dal primo dei capitoli (3-11) riguardanti il regno di Salomone, figlio di Davide. Qui viene riferito dell’apparizione in sogno di Dio a Salomone che si dichiara disposto a concedergli ciò che egli desidera (v. 5). Nella sua risposta (vv. 6-9) Salomone evoca l’amore di Dio per suo padre, il re Davide (v. 6) e domanda per sé non cose materiali o favori personali, bensì di poter governare con saggezza il popolo che è di Dio (vv. 7-9). Seguono le parole di compiacimento da parte di Dio (vv. 10-11) che insieme al dono di «un cuore saggio e intelligente» gli promette di riempirlo di ricchezze e gloria (vv. 12-13) e di concedergli una lunga vita a patto, però, che osservi le sue leggi (v. 14). Il brano si conclude davanti all’arca dell’alleanza con l’offerta di sacrifici e un banchetto per il popolo (v. 15).

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (3,18-2)
Il capitolo, da cui è tratto il brano oggi proclamato, riporta l’insegnamento paolino sui predicatori del Vangelo da considerare servi e collaboratori di Dio. Qui l’Apostolo parla della diversità tra la sapienza del mondo e quella di Dio con il ricorso alla citazione di Giobbe 5,13 (v. 19) e del Salmo 94,11 (v. 20), e invita i cristiani a comprendere come ogni cosa appartiene ad essi, ma che essi stessi appartengono a Cristo e Cristo a Dio (vv. 21-23).

Lettura del Vangelo secondo Luca (18,24b-30)
Il brano riporta l’esclamazione di Gesù davanti all’amarezza del volto del notabile che, preoccupato della propria salvezza, si era sentito dire: «Vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli» (v. 22). Gesù parla della difficoltà per i ricchi di entrare nel regno di Dio, una difficoltà enfatizzata dal detto sul cammello capace di passare «per la cruna di un ago» (vv. 24-25). La reazione dei presenti fa capire che il problema della ricchezza riguarda ogni uomo (v. 26). A essi Gesù risponde che la capacità di lasciare le ricchezze e di seguirlo è dono di Dio a cui tutto è possibile (v. 27). Nella seconda parte del brano (vv. 28-30) è Pietro a prendere la parola a nome dei discepoli ricordando a Gesù il gesto da essi compiuto nel distaccarsi da tutto per seguirlo (v. 28). A lui e a ogni discepolo Gesù rinnova l’invito a lasciare ogni ricchezza, compresi gli affetti più profondamente umani (v. 29), in vista di ricevere, moltiplicati, i doni divini e la stessa vita eterna (v. 30).

La Lettura ci fa incontrare, in questa domenica, la figura di Salomone, figlio di Davide e suo immediato successore sul trono di Israele prima della sua dissoluzione in due regni: quello di Giuda, e quello di Israele.
Salomone, in particolare, ebbe la gioia di costruire e di dedicare a Dio il magnifico tempio di Gerusalemme che suo padre avrebbe voluto edificare e, per questo, fece grandiosi preparativi che avvantaggiarono l’impresa di suo figlio. Salomone, però, rimane nella memoria come il re sapiente, il re saggio la cui fama si diffuse anche in terre lontane al punto che la grande regina di Saba intraprese un lungo viaggio pur di conoscerlo.
La Lettura ci dice che la sapienza non è stata una conquista di Salomone, ma un dono divino in risposta alla sua supplica. Egli, in particolare, chiede a Dio «un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male» (1Re 3,9).
A essa Dio risponde con la sovrabbondanza dei suoi doni e in particolare si rivolge così a Salomone: «Ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te» (v. 12). A Salomone, pertanto, non stanno a cuore ricchezza e gloria come normalmente avviene per i re e i potenti di questo mondo, ma «un cuore docile» e il «discernimento nel giudicare», vale a dire per servire al meglio il suo popolo.
Il cuore docile, un cuore saggio e intelligente è il dono di cui ha bisogno ogni uomo e, soprattutto, ogni discepolo del Signore per poter nutrire un unico grande interesse, un’unica urgenza: «entrare nel regno di Dio» (Vangelo: Luca 18,24b)! Ottenere, cioè, non tanto un prolungamento di questa vita, ma ottenere la salvezza ovvero «la vita eterna nel tempo che verrà» (v. 30).
Il passaggio per giungere alla salvezza è angusto come la cruna di un ago perché esige il mettere da parte ogni desiderio e brama terrena e una disponibilità non solo a lasciare i beni materiali ma persino gli affetti umani più puri e legittimi (v.28 e v. 29) per mettersi alla scuola di Cristo, maestro della sapienza e dell’intelligenza divina, anzi, Sapienza fatta carne uscita dalla bocca di Dio!
Comprendiamo, in tal modo, che «entrare nel regno di Dio», ovvero giungere alla definitiva salvezza, esige anzitutto la decisione di seguire Gesù come hanno fatto Pietro e gli altri apostoli (v. 28). La sequela del Signore offre la grazia di acquisire finalmente il dono del «cuore docile» e «intelligente», capace cioè di discernere e perseguire con determinazione ciò che è il vero bene: l’ingresso nel Regno.
È questa la sapienza del tutto diversa da quella di questo mondo (Epistola: 1Corinzi 3,19) che consiste nel perseguire, attraverso la ricchezza, il potere e il dominio sul prossimo e la realizzazione del proprio io, costi quel che costi.
Chi si lascia condurre dalla sapienza di questo mondo è di fatto impedito dall’entrare nel Regno a motivo dell’orgoglio, della superbia e della vanità che lo gonfia a dismisura al punto che è più facile «per un cammello passare per la cruna di un ago» che per lui entrare nella definitiva salvezza (cfr. Luca 18,25). Mentre ci accostiamo alla mensa della Sapienza, la mensa dove è imbandita la Parola e il Pane di Vita, domandiamo, sull’esempio di Salomone, che essa venga ad abitare in noi, governi la nostra mente e il nostro cuore, ci mantenga sulla via del Maestro divino perché l’«approdo» ultimo della nostra vita sia «nella tranquilla eternità» del regno di Dio (cfr. Prefazio).
A. Fusi