Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

sabato 12 aprile 2014

913 - LA RISURREZIONE DI LAZZARO


Giovanni Battista Caliari, Resurrezione di Lazzaro, 1877,
palazzo Vescovile di Verona
La liturgia della parola di questa domenica ci invita a meditare sul segno della resurrezione di Lazzaro e lo pone come profezia della resurrezione di Gesù. Il racconto della risurrezione di Lazzaro è una delle “storie di segni” che racconta san Giovanni. Si tratta qui di presentare Gesù, vincitore della morte. Il racconto culmina nella frase di Gesù su se stesso: “Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me non morrà in eterno”. La Resurrezione di Lazzaro, da un originale di Giovanni Francesco Caroto (Verona, circa 1480-1555) è conservato nel palazzo Arcivescovile di Verona. Il dipinto, un olio su tela si trova nella ex-sacrestia, ora cappella invernale, sopra la porta che conduce al coro, racchiuso da una modanatura in gesso. Chiamato dal gesto perentorio di Gesù, raffigurato sulla sinistra in veste rossa e mantello blu col braccio destro teso, il morto esce dal sarcofago – sofferente, grato eppur incredulo – e siede sul bordo dell’avello, impacciato nei movimenti dalle bende che gli legano i polsi e le caviglie. Alle spalle del Cristo vi sono tre dei discepoli che lo avevano accompagnato da Gerusalemme fino a Betània per “risvegliare l’amico che si era addormentato”. Sulla parte destra della scena, alle spalle del risorto, ecco le sorelle di Lazzaro. La più giovane, Maria, con la chioma fluente bene in evidenza, «quella che aveva unto il Signore con profumo e gli aveva asciugato i piedi con i capelli», libera il fratello dal sudario che gli avvolgeva il viso. La più matura, Marta, è ritratta con il capo velato mentre, incrociando le braccia davanti al busto, cerca di proteggersi dall’enormità dell’evento a cui sta assistendo. Alle loro spalle, il gruppo eterogeneo dei Giudei che, in visita dalle due donne per consolarle, le avevano viste allontanarsi in fretta assieme a Gesù e le avevano seguite supponendo che andassero alla tomba per piangervi.

Colui che crede in Gesù ha già una parte di questi doni della fine dei tempi. Egli possiede una “vita senza fine” che la morte fisica non può distruggere. In Gesù, rivelazione di Dio, la salvezza è presente, e colui che è associato a lui non può più essere consegnato alle potenze della morte.
Sara Veronesi