Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 18 aprile 2014

920 - LA CROCEFISSIONE DI GESU'


Chiesa di Santa Chiara del Pontificio Collegio Francese
La crocifissione è il momento cruciale della manifestazione dell’Amore di Dio per l’uomo. Il Figlio di Dio si consegna completamente all’uomo, lascia che l’uomo faccia di Lui ciò che vuole. Dio ci ama tanto da darci il suo Figlio unigenito (cf Gv 3,16) e da permetterci di scatenare su di Lui tutto il male che portiamo dentro. Ma, proprio inchiodandolo sulla croce, l’uomo scopre quanto è buono il Signore. Davanti a un Dio così umiliato, non prova paura e può rivelargli tutta la sua iniquità.
Ma non è automatico scoprire in questo evento la rivelazione dell’amore divino. Senza la sua dimensione divina, la crocifissione rimane soltanto un atto criminale, una terribile sofferenza senza alcun senso. Ci vuole lo Spirito Santo per poter dire che Gesù è il Signore (cf 1Cor 12,3) e che quindi può anche superare la morte.
La Chiesa, infatti, ha cominciato a rappresentare la croce e il crocifisso solo quando la fede nella divinità di Cristo era già così consolidata da non esserci dubbio che si trattava del Figlio di Dio, per cui la croce non era più solo scandalo e stoltezza, ma strumento di salvezza. Perciò, nel primo millennio le scene della crocifissione conservavano dei chiari segni della presenza divina: il nimbo come simbolo di divinità e santità; gli occhi di Cristo aperti per affermare che la vita vince la morte, ecc., in modo che chi la vedeva potesse dire, come il centurione, “veramente quest’uomo era Figlio di Dio” (Mc 15,39).
In questa scena Cristo non è nudo come di solito nella crocifissione, ma porta l’abito del sommo sacerdote, che entra una volta per sempre nel santuario non con sangue di capri e vitelli, ma con il proprio sangue, procurandoci così una redenzione eterna (cf Eb 9,12).
E’ inchiodato, ma allo stesso tempo già trasfigurato, in gloria.
Accanto a Lui c’è Maria. Con il capo reclinato e la mano sul petto, esprime l’atteggiamento contemplativo di colei che ha il pensiero assorbito nel cuore da ciò che vede. Immagine della Chiesa, ascolta la sapienza della croce: riesce a fare una lettura spirituale dell’evento davanti ai suoi occhi. E’ lei la nuova Eva. Infatti, come Eva era uscita dal costato di Adamo, così la nuova Eva – la Chiesa, nasce dal suo costato, per generare figli per il Padre.
Maria-Chiesa è avvolta nel mantello di Cristo, il mantello della gloria.
Con la morte di Cristo l’umanità finalmente si scopre amata, rivestita dell’amore divino.
La croce di Cristo ci rivela che la sofferenza è parte integrante dell’amore. Chi ama prima o poi soffre. Ma solo l’amore può convincerci del senso della sofferenza ed è l’unica forza capace di trasfigurarla
Chiesa di Santa Chiara del Pontificio Collegio Francese