Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

giovedì 23 febbraio 2012

655 - PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA

Nella tradizione liturgica ambrosiana la Quaresima inizia con questa domenica, sesta prima di Pasqua e si conclude al Giovedì Santo. Essa ha il compito di preparare all’annuale solenne celebrazione della Pasqua mediante la memoria del Battesimo e l’esercizio della Penitenza.
Lettura del profeta Isaia (57,15-58,4a)
L’argomento centrale dei vv. 15-21 riguarda l’atteggiamento amorevole e premuroso di Dio verso gli oppressi e gli umiliati (v. 15), la sua disponibilità a lasciar cadere il giudizio e il castigo sul suo popolo peccatore (vv. 16-17); egli invece vuole sanarlo, guidarlo, consolarlo (vv. 18-19). I primi quattro versetti del cap. 58 avviati dal comando del Signore al Profeta di «dichiarare al mio popolo i suoi delitti» (v. 1), riguardano l’urgenza di dare spessore interiore alle pratiche religiose come quella del digiuno, delle quali si parlerà diffusamente nei vv. 5-7.

Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (4,16b-5,9)
Il brano riprende la parte conclusiva (vv. 16-18) del cap. IV, nella quale l’Apostolo parla delle speranze e delle tribolazioni che deve affrontare nello svolgimento del suo ministero, che consiste essenzialmente nell’annuncio del Vangelo del Signore Gesù Cristo.
Qui, in particolare, si mette in parallelo il progressivo inarrestabile decadimento della vita fisica (uomo esteriore), motivato anche dalle fatiche apostoliche e, al contrario, il contemporaneo progresso dell’uomo interiore (v. 16), vale a dire dell’uomo che si è rivestito di Cristo e nel quale abita il suo Spirito.
Di conseguenza l’Apostolo è pronto ad affrontare la tribolazione, che sa di breve durata e consistenza se messa in raffronto alla «gloria smisurata ed eterna» (v. 17) che attende ogni fedele ministro del Vangelo che concentra tutta la sua vita sulle realtà invisibili, vale a dire sulla partecipazione al trionfo del Signore crocifisso e risorto (v. 18). Il discorso viene esteso nei vv. 1-9 del cap. V a tutti i credenti, in attesa anch’essi di ricevere «una dimora non costruita da mani d’uomo» (v. 1), ossia un corpo e un’esistenza celeste conforme a quella del Signore Risorto.
Si comprende allora il desiderio di «rivestirci della nostra abitazione celeste» (v. 2) ma senza essere “spogliati” di quella terrena, ossia senza passare attraverso la morte (v. 4). Del resto l’anelito alla vita è stato posto in noi da Dio con il dono dello Spirito al pari di una caparra (v. 5).
Di qui la concezione della vita terrena come un esilio che ci tiene separati dal Signore (vv. 6-8); comunque, occorre fare di tutto per essere trovati da lui graditi (v. 9) e stare così per sempre con lui.

Lettura del Vangelo secondo Matteo (4,1-11)
Il presente brano segue immediatamente il racconto del battesimo al Giordano (Mt 3,13-17) e ad esso si riallaccia ponendo in primo piano l’azione dello Spirito nel condurre Gesù nel deserto per andare incontro alla tentazione da parte del diavolo, una parola greca che significa “colui che divide o distoglie” da Dio (v. 1).
Il v. 2, con allusione all’esperienza di Mosè al Sinai (Es 24,18; 34,28) e del profeta Elia nel deserto (1Re 19,8), riferisce che Gesù: «dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame». Su tale constatazione si iscrive la prima tentazione (vv. 3-4), che potremmo chiamare quella del pane.
Essa riguarda il “vero nutrimento” di cui l’uomo ha davvero bisogno per “vivere” e che, stando alla risposta di Gesù al tentatore, presa da Deuteronomio 8,3, consiste in «ogni parola che esce dalla bocca di Dio» e che è contenuta nelle Scritture.
La seconda è la tentazione del punto più alto del tempio (vv. 5-7) di Gerusalemme, dal quale Gesù viene invitato a gettarsi mettendo alla prova Dio stesso che, stando al Salmo 91,11-12 parzialmente citato dal diavolo, dovrebbe intervenire a sua protezione e custodia. La risposta di Gesù, presa da Deuteronomio 6,16, esclude di attendere da Dio un segno prodigioso per credere e obbedirgli.
La terza tentazione è quella del monte altissimo (vv. 8-10), dal quale il satana mostra a Gesù il suo regno, ovvero il mondo intero, e si dichiara disposto a cederlo a lui ad una condizione: che egli volti le spalle a Dio interrompendo così il suo rapporto filiale con lui!
Con la sua decisa risposta, presa da Deuteronomio 6,13, Gesù allontana da sé il tentatore e ribadisce la sua piena e definitiva obbedienza al Padre nella quale consiste l’adorazione e il vero culto a Dio. Il racconto si chiude al v. 11 con il satana che abbandona, sconfitto, il campo e con l’intervento degli angeli che si prendono cura di Gesù fornendogli il cibo.
La lettura annuale del Vangelo delle tentazioni caratterizza la domenica di avvio della Quaresima e, di conseguenza, illumina l’intero cammino quaresimale verso la Pasqua di morte e risurrezione da compiere tenendo lo sguardo su Gesù, il Figlio obbediente, e vivendo di «ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
È il programma per i giorni quaresimali ed è il programma di vita per quanti desiderano «abitare presso il Signore» (Epistola: 2Corinzi 5,8b), ossia rivestirsi di lui per prendere definitivamente parte della sua gloria di cui abbiamo ricevuto la caparra nella rigenerazione battesimale.
Occorre però aver chiaro in mente che il cammino in vista del traguardo finale che la solenne celebrazione della Pasqua ogni anno ci fa intravedere, è un cammino contrassegnato da tribolazioni e da prove, dalle quali non è facile per noi uscire indenni e vincitori.
Bisogna riconoscere che non pochi soccombono sotto il peso anche momentaneo delle tribolazioni e delle tentazioni, come può essere l’esperienza drammatica della progressiva distruzione della «nostra dimora terrena» ossia della sofferenza, del decadimento fisico e, in ultimo, della morte.
Non pochi inoltre soccombono al male cedendo al fascino perverso del peccato che impedisce la comunione con Dio fonte della nostra vita. La pagina evangelica indica nel Signore Gesù la via per superare tribolazioni e prove. È la via dell’accoglienza autentica e profonda della Parola di Dio come norma del nostro vivere e agire in ogni situazione e in ogni esperienza che la vita ci presenta.
La Quaresima è perciò il tempo “favorevole” perché reimpostiamo l’intera nostra esistenza in base alla “giustizia”, ossia nell’ascolto attento e nell’obbedienza alla Parola. Dio stesso ci incoraggia a fare ciò rivelandosi come un Dio che non vuole «contendere sempre, né sempre essere adirato» (Lettura, Isaia 57,16) ma è deciso a sanarci, a guidarci e a offrirci consolazioni (cfr. Isaia 57,18).
Una simile consapevolezza deve mettere in moto nei singoli credenti e nell’intera Comunità ecclesiale la decisione di non camminare più per le strade del nostro cuore malvagio (cfr. Isaia 58), ma di volgere i nostri passi sulla via tracciata e percorsa per primo dal suo Figlio obbediente, così declinata dalla preghiera liturgica: «Prepariamoci con molta pazienza, con molte rinunce, con armi di giustizia,per grazia di Dio. Nessuno si faccia trovare, nel giorno della redenzione, ancora schiavo del vecchio mondo del peccato» ( Canto Dopo il Vangelo).
È la via che propone l’ascolto della Parola come “cibo” in grado di sostenerci fino al momento in cui saremo definitivamente “rivestiti” di Cristo, partecipi cioè della sua Risurrezione. Con l’ascolto della Parola viene inoltre proposto il digiuno, da intendere non tanto come privazione di alimenti materiali, ma come privazione e mortificazione del cuore cattivo chiuso nell’egoistica ricerca di sé e che ci estranea da Dio e ci rende alieni gli uni verso gli altri.
L’itinerario quaresimale contraddistinto dall’ascolto della Parola e dal digiuno in vista della carità, è reso possibile dalla sosta eucaristica domenicale. In essa «ritroviamo il Pane vivo e vero che, quaggiù, ci sostenta nel faticoso cammino del bene e, lassù, ci sazierà della sua sostanza nell’eternità beata del cielo» (Prefazio).
(Alberto Fusi)