L'opera dell'artista gesuita Marko Rupnik diventa l'icona
ufficiale degli Incontri mondiali delle famiglie.
Un arco ellittico inquadra la composizione e ne accentua la
dinamica dall’alto verso il basso. Sporge dall’alto la mano aperta di Dio
Padre, da cui proviene ogni dono e ogni bene. Dal suo nimbo di gloria piovono
fasci di luce sulle persone della Santa Famiglia e discende su Maria il fuoco
dello Spirito Santo. In asse con la mano del Padre e la fiamma dello Spirito,
si erge in piedi, in grembo a Maria seduta, e cammina sulle mani di lei verso
di noi Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, fissando lo sguardo intenso su di
noi, mentre con la mano sinistra scosta il manto protettivo della Madre e con
la destra mostra il rotolo del Vangelo, che viene ad annunciare. Anche Maria ci
fissa con i suoi grandi occhi, mentre con le mani aperte ci dona Gesù. Accanto
a lei San Giuseppe, suo sposo, in piedi rivolge lo sguardo a Dio Padre, per
poterlo degnamente rappresentare sulla terra, interpretando fedelmente la sua
volontà. Ogni paternità sulla terra ha la sua origine nella paternità in cielo
e a quella è chiamata a conformarsi. La mano destra, portata al cuore, indica
l’amore e la responsabilità, con cui Giuseppe si prende cura di Gesù e di Maria.
La mano sinistra regge un bastone con un verde germoglio, simbolo della stirpe
regale di Davide, alla quale appartiene il Messia, e segno della fedeltà di Dio
alle sue promesse.
Nella Santa Famiglia di Nazaret il cielo incontra la terra e
la Trinità divina trova la più perfetta immagine umana. La Chiesa si sente
interpellata a diventare sempre più famiglia, per manifestare mediante l’amore
reciproco la presenza di Cristo al mondo. Le famiglie sono chiamate ad essere
unite e aperte, a preparare i figli per il loro futuro e la loro missione,
senza trattenerli con amore possessivo. Tutte le relazioni e attività terrene
sono sollecitate a seguire la logica dell’amore, per trovare nuova armonia e
bellezza, riflesso e rivelazione della Trinità. Nell’icona le pietre, gli
smalti, i colori e la luce concorrono a dare alla materia uno splendore pieno
di energia, evocando un mondo trasfigurato, vivificato dallo Spirito.
Sullo sfondo le pietre, più sottili e chiare in alto, più
grosse e scure in basso, si dispongono secondo striature dinamiche e
suggeriscono un moto discendente e un tessuto materico progressivamente più
pesante. Nelle vesti delle figure le pietre sono allineate in modo regolare e
armonioso, ma tendono sempre ad avere maggiore consistenza verso il basso. Maria
sopra la tunica blu, colore dell’umanità, indossa un manto porpora, orlato di
rosso, colore che l’antichità cristiana ha sempre attribuito a Dio. Si vuole
così indicare che Maria con la divina maternità è stata unita a Dio in modo
singolarissimo. Al contrario, Gesù veste una tunica rossa, simbolo della
divinità che da sempre gli appartiene, e sopra di essa un manto blu, per
indicare l’umanità che ha assunto nel grembo di Maria. San Giuseppe porta vesti
a colori più tenui, per sottolineare il suo riserbo e la sua laboriosità, un
manto verde, colore del mondo creato e una tunica ocra, colore della missione
paterna, con bordature del rispettivo colore intensificato.
Nei volti e nelle mani le pietre si saldano a formare una
superficie compatta, liscia e luminosa, che allude al corpo trasfigurato e
spiritualizzato. Infine l’arco ogivale tronco, mentre incornicia l’icona e
sottolinea la direttrice verticale, colloca la Santa Famiglia al centro della
storia della salvezza, indicata con il suo inizio nel paradiso terrestre, una
fioritura di colori vivaci, rossi, verdi, gialli, nel pennacchio di sinistra, e
con il suo compimento nella Gerusalemme celeste, intessuta di ori e marmi
policromi nel pennacchio di destra. Così viene richiamata anche l’importanza
del matrimonio e della famiglia nel disegno di Dio, creatore e salvatore, e
nello sviluppo storico del genere umano.