Ho ripensato tante volte al miracolo di Cana, un miracolo “inutile” e pericoloso perché i convitati sono già alticci e la prudenza consiglierebbe di abbassare il potenziale dell’alcol. Invece Gesù riserva il vino buono all’ultimo. Certamente lo hanno persuaso, oltre che la fede di Maria, l’ambiente di cordialità, di amicizia, di comunione. Non avrebbe certamente operato il miracolo in un ambiente in cui avesse sentito la discordia. Era certamente un ambiente povero perché, in un ambiente ricco, il vino non viene a mancare: si contratta un restaurant, un club, che sia preparato a tutte le emergenze.
Le nozze di Cana non sono un fatto avvenuto nell’anno 30 di Cristo, avviene oggi e noi ne siamo gli attori: è accaduto una settimana fa in casa di Isidro, uno dei più poveri della comunità contadina di Monte Carmelo. Isidro festeggiava il compleanno del figlio minore, risuscitato da mesi passati in uno stato di debolezza, di guai indefinibili, di va e vieni dal medico senza risultato; bisognava festeggiare il suo compleanno ora che finalmente è vigoroso, ha un bel colore e sono passati i mesi di angoscia.
Bisognava dar grazie a Dio e dire agli amici tutta la gioia che era ritornata in questa casa.
Il banchetto era povero: due galline, fagioli, insalata, arepas (il pane di mais) abbondanti. Una bottiglia di un alcol non buono, che passava per tutte le bocche maschili. Mai ho desiderato tanto di avere dei poteri per moltiplicare i cibi e le bevande, perché veniva gente da tutte le parti: in queste feste non ci sono gli invitati, perché tutti sanno di essere invitati. Non vengono i nemici, quelli che hanno avuto qualcosa da ridire e che non hanno avuto occasione di riconciliarsi. E Isidro mi diceva, con una faccia piena di gioia, che lui sa di non avere nemici e quindi chi non viene è perché non può venire. Penso che qualche angelo invisibile abbia rinnovato il miracolo della moltiplicazione dei pani, perché tutti hanno mangiato.
Le nozze di Cana non sono un fatto avvenuto nell’anno 30 di Cristo, avviene oggi e noi ne siamo gli attori: è accaduto una settimana fa in casa di Isidro, uno dei più poveri della comunità contadina di Monte Carmelo. Isidro festeggiava il compleanno del figlio minore, risuscitato da mesi passati in uno stato di debolezza, di guai indefinibili, di va e vieni dal medico senza risultato; bisognava festeggiare il suo compleanno ora che finalmente è vigoroso, ha un bel colore e sono passati i mesi di angoscia.
Bisognava dar grazie a Dio e dire agli amici tutta la gioia che era ritornata in questa casa.
Il banchetto era povero: due galline, fagioli, insalata, arepas (il pane di mais) abbondanti. Una bottiglia di un alcol non buono, che passava per tutte le bocche maschili. Mai ho desiderato tanto di avere dei poteri per moltiplicare i cibi e le bevande, perché veniva gente da tutte le parti: in queste feste non ci sono gli invitati, perché tutti sanno di essere invitati. Non vengono i nemici, quelli che hanno avuto qualcosa da ridire e che non hanno avuto occasione di riconciliarsi. E Isidro mi diceva, con una faccia piena di gioia, che lui sa di non avere nemici e quindi chi non viene è perché non può venire. Penso che qualche angelo invisibile abbia rinnovato il miracolo della moltiplicazione dei pani, perché tutti hanno mangiato.
Forse chi non ha mangiato sono stati Isidro e sua moglie che, in piedi, dietro agli ospiti che si alternavano in gruppi di nove o dieci al piccolo tavolo della casa, cercavano di mettere nei piatti qualcosa. Non erano imbarazzati del poco che avevano, erano felici della comunione: godevano evidentemente l’amicizia…
…Confesso che, tornato dal ricevimento della casa di Isidro, mi sono messo davanti all’Eucaristia protestando un po’ col Cristo: “Perché non ti capiamo? Perché non ti capiamo? Eppure sei tanto semplice e tanto chiaro”. Non ti capiamo perché non ti pensiamo dal rancho di Isidro, perché non ti sappiamo scoprire in questo banchetto povero dove si raggiunge la comunione, che è vera perché non escludente…
…Mi cantavano dentro le note dell’inno Dove è carità e amore, lì è Dio, e pensavo che Isidro e sua moglie lo cantavano… senza cantare, e che molti non lo cantano cantandolo.
Arturo Paoli. “Cent’anni di fraternità” Ed. Chiarelettere, 2013 –pp.88-93.
Pagine a loro volta tratte dal libro “Sulle ali dell’aquila. Riflessioni sulla contemplazione” Morcelliana, 1979, dello stesso autore.
Arturo Paoli. “Cent’anni di fraternità” Ed. Chiarelettere, 2013 –pp.88-93.
Pagine a loro volta tratte dal libro “Sulle ali dell’aquila. Riflessioni sulla contemplazione” Morcelliana, 1979, dello stesso autore.