Fratelli amatissimi, quando vi proponiamo qualcosa di utile all’anima, nessuno cerchi di scusarsi dicendo: “Non ho tempo di leggere, perciò non posso conoscere i comandamenti di Dio né osservarli”… Attacchiamoci ai vani discorsi ed ai mordaci divertimenti…, e vedremo certo che non ci resta tempo da dedicare alla lettura della Santa Scrittura… Quando le notti sono più lunghe, ci sarà qualcuno capace di dormire tanto da non poter leggere personalmente o ascoltare qualcun altro leggere la Scrittura?... Poiché la luce dell’anima ed il suo cibo eterno non sono altro che la Parola di Dio, senza la quale il cuore non può né vivere né vedere…
La cura dell’anima è proprio simile alla coltura della terra. Come in una terra coltivata si toglie e si estirpa da una parte e dall’altra fino alla radice per seminare il buon grano, così occorre fare nella nostra anima: togliere ciò che è cattivo e piantare ciò che è buono; estirpare ciò che è dannoso, innestare ciò che è utile; sradicare l’orgoglio e piantare l’umiltà; gettare via l’avarizia e custodire la misericordia; disprezzare l’impurità e amare la castità…
Infatti sapete come si coltiva la terra. Prima si tolgono i rovi, si gettano lontano le pietre, poi si lavora la terra stessa, si ricomincia una seconda volta, una terza, e infine… si semina. Sia così per l’anima: dapprima, sradichiamo i rovi, cioè i pensieri cattivi, poi togliamo le pietre, cioè ogni malizia e durezza. Infine lavoriamo il nostro cuore con l’aratro del Vangelo e il vomere della croce, frantumiamolo con la penitenza, orniamolo con l’elemosina, prepariamolo con la carità ad accogliere il seme del Signore…, affinché possa ricevere con gioia il seme della parola divina e portare frutto non solo trenta, ma sessanta e cento volte.
San Cesario di Arles (470-543), monaco e vescovo
La cura dell’anima è proprio simile alla coltura della terra. Come in una terra coltivata si toglie e si estirpa da una parte e dall’altra fino alla radice per seminare il buon grano, così occorre fare nella nostra anima: togliere ciò che è cattivo e piantare ciò che è buono; estirpare ciò che è dannoso, innestare ciò che è utile; sradicare l’orgoglio e piantare l’umiltà; gettare via l’avarizia e custodire la misericordia; disprezzare l’impurità e amare la castità…
Infatti sapete come si coltiva la terra. Prima si tolgono i rovi, si gettano lontano le pietre, poi si lavora la terra stessa, si ricomincia una seconda volta, una terza, e infine… si semina. Sia così per l’anima: dapprima, sradichiamo i rovi, cioè i pensieri cattivi, poi togliamo le pietre, cioè ogni malizia e durezza. Infine lavoriamo il nostro cuore con l’aratro del Vangelo e il vomere della croce, frantumiamolo con la penitenza, orniamolo con l’elemosina, prepariamolo con la carità ad accogliere il seme del Signore…, affinché possa ricevere con gioia il seme della parola divina e portare frutto non solo trenta, ma sessanta e cento volte.
San Cesario di Arles (470-543), monaco e vescovo