Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

sabato 22 marzo 2014

907 - 3 DOMENICA DI QUARESIMA

Drammatico il Vangelo (Gv. 8,31-59) di oggi: i Giudei, che all’inizio avevano creduto in Gesù, alla fine cercano di lapidarlo! 
1. L’incomprensione si manifesta sin dalle prime battute dei sette dialoghi che scandiscono il brano. Gesù spiega come essere “davvero” discepoli: non basta ascoltare la sua parola, occorre rimanervi, cioè viverci dentro. La verità, infatti, non è un modo di pensare, ma uno stile da mettere in pratica; la verità non è un’idea, ma una persona: Gesù, e solo chi si fida di lui è libero davvero. Proprio questa verità crea il cortocircuito: per quei Giudei la loro libertà non dipende da Gesù ma da loro stessi; Gesù può essere un buon maestro, ma non deve pretendere di essere il fondamento della loro vita.
2. Così essi passano dalla progressiva presunzione di sé al progressivo disprezzo per Gesù. Dapprima sono genericamente discendenti, poi figli di Abramo e infine figli di Dio. E proprio dicendo questo parlano di prostituzione, forse alludendo alla nascita stessa di Gesù, alla voce che circolava che non fosse figlio di Giuseppe, ma di un soldato romano, dunque figlio del peccato. Ed è solo l’inizio: Gesù diventa un samaritano, cioè un eretico, poi un indemoniato. Dalle offese passano al disprezzo (chi crede di essere, così giovane!) e infine all’odio, al desiderio di ucciderlo. A tanto li ha condotti il loro orgoglio, la loro presunzione.
3. Si può pensare di credere, ma non essere veramente credenti! Come accorgercene? Quando come questi Giudei disprezziamo il fratello o il vicino, quando pretendiamo di chiedere a Dio di confermare quello che abbiamo noi in testa, di tranquillizzarci nelle nostre abitudini e nelle nostre orgogliose presunzioni di sapere e di valere: allora non siamo veri credenti. La fede non è come il rossetto: non basta sembrare e neppure apparire, occorre essere; non sta sulla bocca accesa di rosseggianti parole, ma nella bontà del cuore, che riempie lo sguardo d’amore.
4. Parallelamente alla progressiva durezza dei Giudei, Gesù precisa con progressiva chiarezza e fermezza cosa significhi essere suoi discepoli. Egli desidera che capiscano che Dio chiede di evitare mediocrità e compromesso; che non basta dirsi figli di Abramo, ma occorre vivere come lui, perché crede chi vive, non chi dice. Il vero credente si riconosce da come guarda al fratello: il disprezzo è sempre figlio del diavolo, mentre chi viene da Dio ama come ama Dio, perché ascolta la Sua voce che è sempre voce d’amore, che rende eterna la vita. È onorando il fratello, che si presta a Dio l’onore che Egli desidera, perché non gli interessano le parole vuote, ma i cuori convinti e sinceri.
5. Dove trovare questo volto vero di Dio? È Gesù: lo dice lui stesso, usando il nome divino: «Io Sono». Ma i Giudei non lo accettano. Il vero credente non crede solo in Dio, ma che Gesù è Dio.«È stato detto che la sola vera tristezza è non essere santi; potremmo anche dire che vi è una sola miseria: non vivere da figli di Dio e da fratelli di Cristo» (papa Francesco).
Mons. Ennio Apeciti