Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

giovedì 5 agosto 2010

368 - LA TRASFIGURAZIONE SECONDO LUCA

«Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini parlarne con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui. Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quel che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura. E dalla nube usci una voce, che diceva: "Questi é il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo". Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto» (Lc 9, 28-36).

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Consideriamo anzitutto l'episodio nel suo insieme: collocazione nel contesto dei vangeli, brani evangelici a cui rimanda, importanza della pericope nella tradizione della Chiesa.

La pericope della Trasfigurazione è al centro del Vangelo in tutti i sinottici. Segue immediatamente la confessione di Pietro, il primo annuncio della passione, le condizioni per seguire Gesù. Costituisce dunque un'unità con il racconto del riconoscimento da parte di Pietro di Gesù come il Cristo, è la risposta divina alla confessione dell'apostolo; è un punto cardine della narrazione evangelica. Da quel momento gli eventi precipitano verso la passione. Sembra addirittura che nella Chiesa antica si fosse pensato che l'evento del Tabor precedesse di quaranta giorni la passione. Non a caso la festa liturgica della Trasfigurazione si celebra il 6 agosto fin dal secolo VII del calendario bizantino e questa data è stata sempre mantenuta da tutta la Chiesa. Anzi, è una delle poche feste che cadono nelle stesso giorno sia per l'Oriente che per l'Occidente. Notate che ci sono quaranta giorni dal 6 agosto al 14 settembre, data della Esaltazione della Croce, quasi a significare che la Trasfigurazione prepara la proclamazione di Gesù crocifisso.

La Trasfigurazione sul monte ci parla di un mistero così sublime che si ha quasi paura ad avvicinarlo. Sarebbe necessario forse avere il cuore e la voce della Chiesa d'Oriente, che ha parlato a lungo di tale mistero, come ho sopra accennato.

Cito almeno un'omelia armena del V secolo, di un certo Eliseo, nelle cui parole si avverte tutto il commosso entusiasmo per lo stesso luogo fisico dove si situa l'evento: «[ ... ] vi parlerò dell'aspetto delizioso di quel monte. Ci siamo andati personalmente e l’abbiamo visto con i nostri occhi e non da soli e separatamente, ma con numerosi compagni. Parecchi di loro volevano trattenersi sul monte, non per la forza di un desiderio carnale, bensì per tenero amore di Cristo. Là infatti abita una moltitudine di fratelli ammirevoli, guidati più dallo spirito che dal corpo [i monaci che abitavano sul Tabor già nel IV-V secolo; sul monte si vedono i resti dei loro monasteri]. Se qualcuno considera quel luogo dal punto di vista della ricerca di godimenti corporali, esso già gli appare più grazioso di tante visioni di montagne. Innanzitutto perché è situato in una grande pianura della terra di Galilea, senz'altra montagna in prossimità. È circondato da sorgenti naturali di acqua, vi crescono frutti saporiti di varie specie [...]. L’ascesa per il sentiero che ha preso il Signore è molto diretta. Chi desidera fare l'ascesa per pregare salirà facilmente. Quando uno sale alla sommità reale del monte, gli appare chiaramente la piana intera nelle sue diverse parti. Tutta la varietà della regione presenta giustapposti villaggio a villaggio, podere a podere [oggi i kibbutzim ebraici hanno ricostituito lo stesso scenario, davvero bello a vedersi dalla cima] con diverse città in mezzo ad essi. La cima del monte poi è incavata, concava e c'è su di essa qualche raro albero, ma la terra è molto fertile.»

Così gli antichi amavano il luogo dove si è svolto l'episodio che vogliamo meditare.

Un episodio molto amato anche da Paolo VI, di cui desidero leggere due testi particolarmente significativi in proposito. Il primo è tratto dall'omelia che aveva preparato per l'Angelus del 6 agosto 1978, giorno in cui morì: «Quella luce che inonda il Cristo trasfigurato è e sarà anche la nostra parte di eredità e di splendore. Siamo chiamati a condividere tanta gloria, perché siamo "partecipi della natura divina" (2 Pt 1, 4)». Il secondo è tratto dal Pensiero alla morte: «Ecco mi piacerebbe, terminando, d'essere nella luce [pensa al Tabor]. In questo ultimo sguardo mi accorgo che questa scena affascinante e misteriosa [del mondo] è un riverbero, è un riflesso della prima e unica Luce... un invito alla visione dell'invisibile Sole. quem nemo vidit umquam: unigenitus Filius, qui est in sinu Patris, Ipse enarravit (Gv 1, 18). Così sia, così sia».

Comprendiamo di essere di fronte a una pericope che ci supera da ogni parte e ci mettiamo, umilmente, al servizio della Parola, lasciando che penetri nei nostri cuori.

Carlo Maria Martini, La trasformazione di Cristo e del cristiano alla luce del Tabor, 2004.