Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 18 settembre 2009

105 - 4° DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DEL PRECURSORE

Nel rito ambrosiano la quarta domenica "dopo il martirio di San Giovanni il Precursore" è incentrata sulla "testimonianza" che Gesù fa di sé stesso come "pane della vita" che ci sostenta nel cammino verso Dio.

Il brano evangelico di questa domenica fa parte del "discorso del Pane di vita" (Gv. 6,22-59), con il quale Gesù rivela la sua identità. In particolare i vv 41-42 riportano la "mormorazione" dei "Giudei", ossia dei capi del popolo ostili a Gesù fino a volerlo uccidere. Essi, in continuità con quanto si legge nel libro dell’Esodo a proposito della "mormorazione" contro Mosè da parte del popolo affamato in marcia nel deserto, non accettano di aprirsi a Gesù che dichiara la sua identità e la sua origine da Dio con l’espressione «Io sono il pane disceso dal cielo». Essi credono di conoscere Gesù, la sua provenienza, la sua famiglia, in verità, non credendo nella sua Parola, non sono in grado di arrivare a "conoscerlo" davvero nella sua condizione di Figlio!

I vv 43-47 mettono in luce come l’atto del "credere", qui inteso come un "venire a me" di sapore sapienzale, più che un’opera dell’uomo è opera di Dio, il quale chiama alla fede "attirando", ossia ponendo nel cuore dell’uomo un’irresistibile attrazione che di fatto lo introduce nel mistero stesso di Dio garanzia di "risurrezione nell’ultimo giorno" e di partecipazione definitiva alla sua stessa vita.

I vv 48-51, quelli centrali per il contesto celebrativo della presente domenica, contengono le parole di autorivelazione con le quali Gesù, facendo riferimento ai fatti narrati nel libro dell’Esodo riguardanti la "manna" data da Dio in cibo al popolo affamato nel deserto, si proclama «il pane della vita» capace di mantenere in vita colui che se ne ciba. Gesù dunque si presenta come quel "pane" che abolisce la morte per sempre per colui che ne "mangia", intendendo per "morte" non certo quella fisica, ma quella "eterna", che è privazione definitiva di comunione alla vita divina. Di più, perché le sue parole fossero chiare, Gesù specifica che il "pane" che lui dona, è la sua "carne" (v 51) ossia la sua personale condizione umana di Verbo di Dio fatto uomo compresa, soprattutto, la sua morte!

Ciò che occorre fare, perciò, per avere la vita eterna è "mangiare" la "carne" del Signore, ossia prendere parte alla sua condizione di corpo donato e di sangue versato "per la vita del mondo" (v 51), a favore cioè di tutta l’umanità. Egli, infatti, è venuto nel mondo come "carne", rivestito cioè di fragilità e di debolezza, nella quale c’è l’annuncio e la tensione verso la sua morte sacrificale sulla Croce. "Carne" che lui stesso, nella Cena pasquale con i suoi discepoli, ha consegnato, una volta per tutte, come ci avverte l’Apostolo (1Corinzi 11,24), nel segno del "pane spezzato" e del calice del vino, che contiene in realtà il suo "sangue", la sua stessa vita!

(il Vangelo della Comunità, di Don Alberto Fusi)

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Prima lettura: 1Re 10,4-8; Sal 33; Epistola: 1Cor. 11,23-26; Vangelo: Gv. 6,41-51.

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