Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

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venerdì 23 ottobre 2009

134 - I DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE DELLA CATTEDRALE

Il brano è preso dalla conclusione del Vangelo secondo Marco (vv 9-20) che presenta, come in sintesi, le apparizioni di Gesù risorto. Qui viene riportata la terza delle sue apparizioni, il cui racconto costituisce il momento centrale dello stesso brano così suddiviso: apparizione agli Undici (manca naturalmente Giuda), ai quali Gesù rimprovera l’incredulità da essi opposta a coloro che testimoniavano di averlo visto risorto (v 14); ad essi il Signore affida il mandato missionario universale accreditato da "segni" prodigiosi (vv 15-18). L’ultima parte riguarda l’ascensione di Gesù al Cielo da dove continua ad operare a fianco dei suoi missionari (vv 19-20).

Il testo evangelico nonché la Lettura e l’Epistola, proclamati nel momento liturgico che fa seguito alla solennità della Dedicazione del Duomo, illuminano in questa prima domenica la peculiare natura della missione affidata una volta per tutte dal Signore risorto alla sua Chiesa rappresentata dagli Undici (vv 15 ss). Non può certo sfuggire la precisazione relativa al luogo e alla circostanza legati all’apparizione del Signore e al conseguente mandato per la missione: essi sono a tavola (v 14)! Tale particolare ci autorizza a dire che il raduno della Chiesa attorno alla mensa eucaristica, è l’ambiente nel quale il Signore continua ad "apparire" ai suoi nei santi segni del suo Corpo e del suo Sangue e sempre e nuovamente li conferma e li invia per la specifica "missione" che, proprio dalla mensa eucaristica, si spalanca a «tutto il mondo».

La "missione" consiste essenzialmente nell’annuncio del Vangelo, si badi, "ad ogni creatura" (v 15). L’universo e quanto contiene è, dunque, il destinatario della predicazione della "bella notizia": il cosmo, l’intero creato, liberato dal giogo oppressivo del male nella vittoria pasquale del Signore, sta, oramai, sotto il suo "potere" che è un potere che libera e salva.

La Lettura presa dagli Atti degli Apostoli fornisce una evidente e chiara esemplificazione di come la Chiesa deve effettivamente assolvere, per intero, al compito ricevuto. Essa dovrà rimanere anzitutto fedele alla sua nativa vocazione che la mantiene aperta a tutti i popoli, a tutte le culture, a tutte le condizioni di vita rappresentate nell’Etiope, servo della regina Candace (8,27). L’umanità ha bisogno che la Chiesa le si affianchi nel suo non facile cammino e l’aiuti ad aprire l’intelligenza del cuore sul cuore stesso del volere salvifico di Dio stabilito nel suo Figlio che, «come una pecora fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa» (Atti 8,32) perché, dal suo sacrificio, venisse tratta a libertà l’umanità intera come sua «discendenza» (cfr v 33).

In questa sorgente inesauribile dell’amore di Dio per noi, che è il suo Figlio immolato sulla croce, occorre poi immergersi per venire sottratti al potere tenebroso del male ed essere consegnati al potere luminoso del Signore. In questa impresa missionaria la Chiesa è certa di essere perennemente accompagnata dal Risorto il quale la assiste, la protegge e la libera da ogni insidia e da ogni pericolo e le assicura i suoi stessi poteri di "guarigione" e di liberazione (Marco 16,17-18) in primo luogo degli spiriti ottenebrati dall’incredulità e dei cuori devastati dal peccato.

Letture: At. 8,26-39; Sal 65; 1Tm 2,1-5; Mc. 14b-20

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