Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 3 settembre 2010

389 - CONVERTITEVI, IL REGNO DEI CIELI E’ VICINO

Il brano del Vangelo concerne l’esordio dell’attività pubblica di Gesù che coincide con l’uscita di scena di Giovanni Battista, fatto imprigionare da Erode (v 12). L’attività di Gesù prende avvio, non a caso, dalla Galilea, una regione con una notevole componente di popolazione pagana. L’evangelista con la citazione di Isaia 8,23-9,1 vuole inquadrarla da subito nel disegno divino di universale salvezza di cui è attuazione e compimento.

Gesù, infatti, non si limiterà a predicare al suo popolo ma la sua azione missionaria riguarderà tutte le “genti” oppresse, di fatto, dal potere tenebroso del male e sulle quali egli sfolgorerà come “grande luce”, ossia come salvezza. Essa, perciò, è resa accessibile nel Signore Gesù che annunzia e inaugura nella sua persona «il regno dei cieli» destinato a estirpare dall’umanità il regno delle tenebre. Di qui l’imperativo «convertitevi» (v 17).

Si tratta di distogliersi dal proprio “io” malvagio, dalla condotta cattiva, e rivolgersi con decisione al Signore Gesù. A lui, infatti, il Battista ha indirizzato e diretto il popolo che lo seguiva. Il suo arresto, in seguito alla “testimonianza” resa davanti a Erode, prepara e annuncia la sua morte che lo annovera nel numero dei profeti perseguitati e uccisi proprio a motivo del servizio da essi compiuto a Dio con l’annuncio della sua Parola. In ciò Giovanni viene legato a quello che sarà il destino dello stesso Gesù (cfr. Matteo 17,22; 20,18-19) e di chiunque intende “seguirlo” (cfr. Matteo 10,17-21; 24,9).

La Lettura evidenzia un dato inquietante presente nel popolo d’Israele e che deve far riflettere anche noi membri del popolo di Dio che è la Chiesa. È l’atteggiamento di chi non vuole ascoltare la Parola capace di smascherare convincimenti profondi e atteggiamenti molto radicati nel cuore dell’uomo chiamandolo a conversione.

Questi, infatti, non vuole piegarsi ad accogliere sinceramente la Parola, preferendo impostare la vita sulla propria volontà che porta a confidare «nella vessazione dei deboli e nella perfidia» (Isaia 30,12). Di qui il rifiuto dei predicatori della Parola: «Non fateci profezie sincere, diteci cose piacevoli, profetateci illusioni. Scostatevi dalla retta via, uscite dal sentiero, toglieteci dalla vista il Santo d’Israele» (Isaia 30,10-11).

Questa situazione in cui versava Israele è esemplare della situazione in cui versa l’umanità incredula in ogni tempo e che il profeta Isaia, citato nel brano evangelico odierno (Matteo 4,15-16), vede collocata «nelle tenebre e in regione e ombra di morte». Il disegno divino di salvezza che, a partire da Israele riguarda l’intera umanità, è di far sorgere in quell’"ombra di morte”, ossia di perdizione, “una luce” simbolo della divina presenza che salva.

I profeti, il Battista, sono le “lampade” che Dio ha fatto brillare nell’oscurità di questo mondo come annunzio della «grande luce» capace di mettere in fuga e, per sempre, le tenebre dalla storia e dal cuore dell’uomo. La «grande luce» è Gesù, il Figlio, «Luce da Luce».

In lui brilla e risiede concretamente la salvezza destinata a tutti i popoli e che l’Apostolo declina come giustificazione,riconciliazione, nel suo sangue (Epistola: Romani 5,1-11), nell’offerta cioè della sua vita.

La preghiera liturgica, dal canto suo, volge i cuori dei fedeli a colui che oggi e fino alla consumazione dei secoli strappa dal carcere oscuro del male attualizzando ciò che ha storicamente compiuto quando, «mosso a pietà degli errori umani, è voluto nascere dalla Vergine Maria; con la sua morte volontaria sulla croce ci ha liberato dalla morte eterna e con la sua risurrezione ci ha conquistato a una vita senza fine» (Prefazio).

(A. Fusi)