Noi vogliamo vivere questo inizio di Avvento come una chiamata alla conversione e all’adesione al Vangelo.
Viviamo in un mondo sempre più secolarizzato, e tuttavia, paradossalmente, attraversato dal “religioso”, cioè da un’inquietudine, un’aspirazione religiosa diffusa e fragile, assai spesso più effervescente che profonda.
Ma non ci si illuda: questa effervescenza del religioso non è affatto più favorevole al cristianesimo di quanto non lo sia
Occorre essere vigilanti: in un mondo in cui ritorna il “religioso” (“Religione sì, Cristo no!” sintetizza il teologo Mertz), occorre ribadire più che mai, anche a costo di causare un urto con il comune sentire, la necessità di “ripartire da Dio”, come dice il Cardinale Martini, cioè di ridare il primato alla fede.
Occorre ritrovare la radice della fede come esperienza di un Dio invisibile ma vivente. E tenere vivo il primato della fede in mezzo agli uomini di oggi significa soprattutto non accettare la facile interpretazione del cristianesimo come etica, come morale, e vigilare perché non avvenga tale riduzione.
(Enzo Bianchi, Come evangelizzare oggi)