Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

giovedì 18 dicembre 2014

1010 - IRAQ: NATALE IN ESILIO

L’arcivescovo caldeo di Mosul, rifugiato nel Kurdistan iracheno con tutta la sua comunità, racconta la lotta per vivere la fede anche in una situazione di disagio estremo
«Ci hanno portato via tutto, ma non la nostra fede». È un messaggio chiaro e forte, nonostante la prostrazione e i disagi, quello che risuona insistentemente tra le roulotte dei campi profughi e le strutture prefabbricate tirate su in fretta - per battere sul tempo l'inverno - ad Ankawa. In questo distretto di Erbil a maggioranza cristiana, nella regione autonoma del Kurdistan iracheno, hanno trovato rifugio centinaia di migliaia di sfollati, fuggiti nei mesi scorsi dal Nord dell'Iraq messo a ferro e fuoco dagli jihadisti del sedicente Stato islamico. Tra di loro ci sono interi villaggi della piana di Ninive e tutta la Chiesa di Mosul, oggi in esilio. A cominciare dall'arcivescovo caldeo monsignor Emil Shamon Nona, lui stesso pastore profugo, costretto a cercare rifugio insieme ai suoi fedeli nella zona controllata dai curdi. Anche per lui, questo sarà un Natale da fuggitivo, lontano da casa e con nel cuore l'inquietudine di un presente drammatico e un futuro avvolto dall'incertezza. «La nostra è una situazione difficile da descrivere: come può una persona abbandonare da un giorno all'altro tutta la sua storia personale e quella della sua famiglia, tutto ciò che aveva costruito in decenni?», si sfoga l'arcivescovo nato 47 anni fa nell'antichissima città di Alqosh, importante centro del cristianesimo assiro-caldeo. Le giornate di monsignor Nona, ormai da mesi, sono scandite dalle visite alle famiglie rifugiate, sparse anche tra vari villaggi nei dintorni di Erbil, alle quali cerca di portare un conforto spirituale e, insieme, tutto il possibile sostegno materiale: «C'è un bisogno enorme di alloggi per questa gente che non ha più nulla», spiega. «Servono vestiti e coperte per proteggersi dal freddo, ma anche cibo e medicine, visto che tante famiglie non hanno un lavoro per sostentarsi. La Chiesa, dopo aver adibito all'accoglienza tutti gli spazi a propria disposizione, ha cercato di affittare case o alberghi e ha approntato campi di roulotte e di prefabbricati, grazie alla mobilitazione delle organizzazioni caritative straniere e a campagne come quella del Pime "Adotta un cristiano di Mosul"». Subito dopo l'assistenza di base, ci si occupa di garantire ai più piccoli la possibilità di non interrompere la loro istruzione: quattro scuole sono in costruzione a Erbil e altrettante a Dohuk, sempre nel Kurdistan.
di Chiara Zappa, in
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