Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 11 dicembre 2009

178 - 5° DOMENICA DI AVVENTO - AMBROSIANO

La quinta domenica di Avvento, nella tradizione liturgica della nostra Chiesa ambrosiana, concentra l’attenzione sul posto davvero eccezionale che il Battista occupa nella storia della salvezza: segnalare con la sua presenza che il Messia sta per venire, anzi, è qui nella persona di Gesù di Nazaret e dare a lui "testimonianza".

Il brano evangelico segue immediatamente il discorso di "rivelazione" occasionato dall’incontro con Nicodemo e destinato a suscitare la fede in Gesù, il Figlio di Dio e, a ben guardare, presenta il Battista come "credente" e, dunque, adatto per essere "mandato avanti a lui" come "precursore" e "testimone". Ai vv 23-24 veniamo informati sull’attività di Giovanni impegnato a "battezzare" così come fa anche Gesù (cfr. v 22); i vv 25-26 riportano la disputa riguardante l’efficacia di "purificazione" tra il battesimo di Giovanni e quello di Gesù al quale "tutti accorrono". I vv 27-31 riferiscono l’esplicita testimonianza di fede del Battista in Gesù e la consapevolezza che lui ha di sé stesso: "Non sono io il Cristo" (v 28).

Giovanni riconosce anzitutto che Gesù "è il Cristo" e, di conseguenza, sa che tutto ciò che egli fa lo compie per mandato divino (v 27). Così è del suo battesimo, capace di operare la perfetta "purificazione" dalla contaminazione del male e di unire a sé tutti coloro che "accorrono a lui" (v 25-26). Con ciò si realizza l’antica promessa di Dio di curare "la piaga del suo popolo" dovuta al peccato di "idolatria" (Lettura: Isaia 30,22.26) che rompe il loro legame d’amore che la Scrittura paragona sovente all’unione sponsale dell’uomo e della donna.

Di qui l’immagine dello sposo che la medesima Scrittura riserva a Dio e che il Battista vede attuata nel Signore Gesù (Giovanni 3,29). Egli, con la sua incarnazione nel seno di Maria, ha già unito a sé l’umanità intera resa poi sua sposa per sempre con il dono nuziale di tutto sé stesso nell’ora della croce. La vicinanza di Gesù, lo sposo, alla sua sposa che è la Chiesa e, in essa, l’umanità intera, non solo è motivo di conforto e di consolazione ma soprattutto di gioia e di gioia "piena"! La gioia, infatti, è uno dei doni che dicono la presenza nel mondo dei tempi messianici profeticamente annunciati come un’era felice per l’intero creato: «il pane prodotto sulla terra, sarà abbondante e sostanzioso… il tuo bestiame pascolerà su un vasto prato. I buoi e gli asini che lavorano la terra mangeranno biada saporita, ventilata con la pala e con il vaglio» (Isaia 30,23-24).

Giovanni, perciò, riconosce la sua funzione del tutto subordinata al Cristo e che consiste nel precedere la sua venuta orientando a Gesù le menti e i cuori, funzione che gli permette di essere "l’amico" dello sposo, di gioire cioè davanti alle parole e ai gesti d’amore del Signore per il suo popolo. Funzione che gli dà l’opportunità di "ascoltare" lui per primo la voce dello sposo, ossia di diventare il primo dei credenti in Gesù che "attesta ciò che ha visto e udito" venire "dal cielo". Di qui la confessione di Giovanni: "Lui deve crescere; io, invece, diminuire" (v 30).

Il tempo dell’Avvento, alla luce della "testimonianza" del Precursore, chiede alla comunità intera e a ciascuno di noi un deciso riorientamento di tutta la vita al Signore Gesù e una verifica della consistenza e della qualità della nostra fede in lui. Si tratta di un’opera quanto mai urgente in tempi in cui sembra allentato anche nel cuore della Chiesa il riferimento al Signore Gesù e dove, con un generalizzato declino della fede, diventa evidente il disorientamento nella vita, nei valori e negli interessi di tutti noi.

L’Avvento, inoltre, domanda la nostra pronta disponibilità, sull’esempio del Battista, a "diminuire" perché in ogni nostra azione traspaia colui che, invece, deve "crescere": Cristo Signore. In concreto occorre evitare il protagonismo, l’individualismo solitario, la febbre dell’"apparire", di mettersi al centro, in una parola, di annunziare "noi stessi", "velando il Vangelo" e "falsificando la parola di Dio" (cfr. 2Corinzi 4,2.3.5). Il compito della Chiesa, sull’esempio del Battista, è quello di annunciare e testimoniare "apertamente la verità" ovvero far brillare davanti al mondo "lo splendore del glorioso Vangelo di Cristo" (vv 2.4).

Il Lezionario riporta: Lettura: Isaia 30,18-26b; Salmo 145; Epistola: 2Corinzi 4,1-6; Vangelo: Giovanni 3,23-32a.

.

invia una mail di commento - scrivi a p.gigiba@gmail.com