Lorenzo Lotto nato, si presume dal suo testamento, verso il 1480 e morto nel 1557. Veneziano di origini, appartiene alla grande generazione dei pittori veneziani quale Giorgione, Tiziano, Palma il Vecchio e Pordenone. Dopo un’iniziale apprendistato a Venezia svolse la sua attività in gran parte lontano dalla città natia: tra Treviso, Bergamo e le Marche. Il corpus dei suoi dipinti consta di oltre 130 pitture, per lo più pale d’altare, quadri devozionali, ritratti e 3 cicli di affreschi.
Nel dipinto i santi personaggi sono collocati in primo piano, tanto da porre l’osservatore, meglio il fedele, in una posizione privilegiata, siamo nella stalla! Non guardiamo dentro da fuori, la scena è vista dall’interno; si dà una condizione di intimità del fedele con il mistero che si rivela.
Nel 1523 Lotto dipinge
Lotto rompe gli schemi tradizionali e valorizza Giuseppe affiancandolo alla Madonna che ha gli occhi incollati su Gesù. Sono sgranati dalla meraviglia. Osserva il bambino che le sta parlando con lo sguardo, con il movimento delle labbra, con i piedini che scattano e con le mani che si muovono in uno slancio di affetto. Si vuole aggrappare, Lui che è Dio, a sua madre.
Dio si presenta come un bambino, un essere indifeso che chiede di essere vestito, preso tra le braccia, allattato, aiutato a crescere. Ogni bambino vuole crescere, è nato per crescere. Chi accoglie Cristo incontra una vita che cerca spazio per diventare grande con lui e in lui. Lo sguardo che si posa sulla mangiatoia scopre tanto affetto e avverte una domanda: che quei giorni di festa diventino
La teologia estetica di Lotto mostra, come pochi discorsi riescono a fare con altrettanta efficacia, la rivoluzione antropologica avvenuta quel giorno. La storia dell'umanità cambia. Un discrimine divide il tempo: ora che il mondo ha ospitato il Dio fatto uomo, nessuno potrà più ritrarsi. L'attesa è terminata, d'ora in poi si sarà con Cristo o lontani da Cristo.
d.Andrea Coldani