Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 17 dicembre 2010

462 - RALLEGRATI, PIENA DI GRAZIA

Il racconto di Luca 1,26-38 trova la sua ispirazione nelle diverse scene bibliche di “annunciazione” di concepimenti e di nascite del tutto singolari come, ad esempio, quella di Sansone, narrata nel libro dei Giudici (13,1-7). Nei versetti iniziali (26-27) l’evangelista, mentre ambienta il suo racconto a livello temporale e spaziale, è particolarmente interessato a mettere in evidenza la condizione della destinataria dell’annuncio: Maria, “una vergine”. Tale sottolineatura prepara l'annunzio della sua singolare maternità dovuta esclusivamente all’intervento di Dio.

I vv. 28-33 riportano il contenuto dell’annuncio diretto a Maria, salutata dall’angelo come «piena di grazia», a motivo del favore divino del tutto sorprendente e gratuito che guarda proprio a lei, una “donna”, una “vergine” non appartenente certo alle classi sociali più elevate.

Il v. 29 registra il “turbamento”, anzi, il forte spavento avvertito inizialmente da Maria e che viene fugato dalle successive parole dell’angelo, finalmente rivelatrici dei disegni divini su di lei (vv. 30-33.35-37). Esse annunziano la sua imminente maternità, quella di “un figlio” che porterà il nome di Gesù (=Dio salva), indicativo della sua missione nel mondo quale “figlio dell'Altissimo”, nel quale si realizza l’antica promessa fatta da Dio al re Davide: «io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno... io renderò stabile il trono del suo regno per sempre» (2Samuele 7,12-13).

Con queste parole viene annunziata la funzione regale di Gesù. Egli “regnerà per sempre”, non solo “sulla casa di Giacobbe” (v. 33) ma sull’intera famiglia umana, una volta liberata dai suoi nemici e mortali oppressori nell’ora della croce. È quanto viene profeticamente annunziato nella Lettura dove si parla di un personaggio misterioso: «che viene da Edom, da Bosra con le vesti tinte di rosso, splendido nella sua veste, che avanza nella pienezza della sua forza» (Isaia 63,1) e nel quale riconosciamo il Signore Gesù che, con la sua incarnazione, avvia quell’opera di salvezza e di liberazione dell’uomo che porterà a compimento nella sua Pasqua di morte e di risurrezione.

Il v. 34 registra un secondo intervento di Maria riguardante la sua condizione di “vergine”, al quale fa seguito la nuova risposta dell’angelo (vv. 35-37) che rivela come l’annunciata maternità non sarà ascrivibile a un intervento umano, ma soltanto all’intervento divino mediante l’azione dello Spirito Santo. Le successive parole angeliche (v. 35b) segnano il culmine della rivelazione riguardante il figlio concepito dalla Vergine: non solo “figlio dell’Altissimo”, non solo “figlio di Davide” e, dunque il re, il Messia, ma: «sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio» in senso proprio ed esclusivo.

Gesù, dunque, è il Figlio di Dio ed è il figlio di Maria, la “vergine”. Ciò è possibile solo a Dio, per il quale «nulla è impossibile» come, ad esempio, rendere madre Elisabetta una parente di Maria che, nella sua vecchiaia, ha concepito anch’essa un figlio (v. 36).

Il racconto si conclude al v. 38 con il “sì” di Maria che la pone nel numero dei “servi del Signore”, vale a dire di coloro che si consegnano con decisione fedele e irrevocabile alla volontà di Dio. Questo “sì” di Maria, che “avvicina il Signore” a ogni uomo, è il motivo della gioia evangelica a cui ci invita l’Apostolo: «Fratelli, siate lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti» (Epistola: Filippesi 4,4) e che viene così motivato nella preghiera liturgica: «O scambio di doni mirabile! Il creatore del genere umano, nascendo dalla Vergine intatta per opera dello Spirito Santo, riceve una carne mortale e ci elargisce una vita divina» (Alla Comunione).

La stessa preghiera liturgica ci consegna, nel cuore della celebrazione, una sintesi davvero mirabile del “mistero” della Vergine-Madre annunciato nelle Scritture. Ella: «accogliendo con fede illibata l’annunzio dell’angelo, concepì il tuo Verbo rivestendolo di carne mortale; nell’esiguità del suo grembo racchiuse il Signore dei cieli e il Salvatore del mondo e per noi lo diede alla luce, serbando intatta l’integrità verginale» (Prefazio I).

(A.Fusi)